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Il mio quadro, il prossimo inverno ….
Il presente articolo è una proiezione del prossimo inverno che prende spunto dallo studio di nove grandi inverni registrati sulla nostra penisola italiana ( visionare il precedente articolo), partendo dal rianalisi di: Attività solare; ENSO, QBO, indice “aa”; riscaldamenti sratosferici e configurazioni planetarie/lunari.
Osservazioni precedenti 5 grandi ondate di gelo italiane in riferimento all’attività solare
• 2 eventi si sono verificati nel massimo solare, nei dintorni di pesanti variazione del flusso solare (ΔSF di circa +/- 150 punti).
• 2 eventi si sono verificati nel minimo solare, in particolare poco prima dell’uscita/inizio della rampa di salita ciclo solare, con un SF compreso fra 70-80. Queste situazioni sono lo specchio di quello che abbiamo vissuto pochi anni fa. Mi riferisco alle stagioni invernali (nevose) registrate nel 2009-10; 2010/11; 2011/12 (Uscita dal minimo solare SC23).
• Per l’inverno 1929 abbiamo pochi dati.
Osservazioni precedenti 9 grandi ondate di gelo italiane in riferimento all’indice geomagnetico “aa”
• L’indice geomagnetico nei nove inverni persi in esame oscilla tra 16-26. Chiara conferma del ruolo cardine dell’attività solare (debole) nelle vicende invernali. In particolare si osservi la debole attività solare registrata fra il ciclo solare 19 e 20. Inverni 1963, 1968, 1971. Vedi immagine sotto riportata.
Osservazioni precedenti 9 grandi ondate di gelo in riferimento agli indici ENSO & QBO
• Tutti gli eventi si sono verificati durante fasi stabili del ciclo Enso o durante deboli o moderati episodi della Ninà, con una QBO a 30hPa negativa o leggermente positiva. Una sola grossa andata di gelo si è verificata con la QBO positiva.
Il forcing principale è l’attività solare nel minimo (termine del minimo solare/inizio della rampa di salita) e nel massimo (qui solo ed esclusivamente durante le pesanti variazioni dell’attività solare – vedi il SF). Questi sono i due momenti possibili di innesco di destabilizzazioni della colonna Strato-Tropo. In conclusione sembra emergere un certo carattere periodico (5-8 anni). Probabilmente questa ciclicità è dovuta proprio all’attività solare, con la sua alternanza fra MIN-MAX-MIN etc…
Credo quindi che la base di partenza per avere un inverno con forti connotati freddi e nevose (nel breve termine – anno) sia l’osservazione del ciclo ENSO (con la sua forte influenza sulla Troposfera) & la fase della QBO.
I riscaldamenti stratosferici possono aiutare, attraverso la pesante destabilizzazione della colonna strato-tropo, ma quest’ultimi ritengo che sono l’ultima possibilità o piccolo aiuto per avere un’inverno rigido sul nostro paese o brevi episodi.
• L’inverno in Italia stagione 2015-2016, la mia proiezione
Le configurazioni planetarie come possibile innesco di variazioni solari e ripercussioni sul circuito elettrico globale terrestre. Quattro finestre temporali.
09/10-Dicembre-2015 : Ingresso luna nuova del 11-12
22/23 Dicembre 2015 : Solstizio d’inverno ; Ingresso in luna piena del 25-12; Uscita dal Perigeo lunare del 21; Entrata nell’allineamento planetario Mercurio-Sole-Venere-Marte del 24.
08-09 Gennaio 2016 : Ingresso in luna nuova del 10 : Ingresso nell’allineamento planetario Saturno-Venere-Terra del 9.
13-14 Gennaio 2016 : Ingresso nel perigeo lunare del 15; Ingresso nell’allineamento planetario Sole-Mercurio-Terra del 14.
…………
Oggi, i principali indici e la proiezione
QBO = 12.79 ;
Indice MEI = 2.308 ;
Attività solare = Inizio della rampa di discesa, nessuna oscillazione significativa dell’attività solare. Non siamo in un minimo prolungato o uscita dal minimo o massimo con oscillazioni dei campi polari o SF significativo.
……..
CONCLUSIONE – Ritengo che l’unica possibilità o speranza di avere un minima destabilizzazione della colonna troposferica terrestre possa arrivare solamente dalla Stratosfera con un possibile riscaldamento stratosferico. Tuttavia, l’attuale valore positivo ed elevato della QBO non aiuta. Quindi, a mio parere, i brevi periodi di destabilizzazioni dell’intera colonna atmosferica potrebbe cadere a cavallo delle quattro date riportate in precedenza.
Resterebbe poi da inquadrare il posizionamento (movimento e localizzazione) delle masse d’aria gelide sui continenti (europeo ? asiatico ? o nord-amercano ?).
Tanti punti interrogativi …. in un regime climatico così sfavorevole …
P.S. Le date sopra riportate chiaramente sono anche il centro o focus di possibili e significative ripercussioni geologiche sul nostro pianeta.
Michele
Nuove prospettive per le previsioni climatiche nel lungo termine ?
Il ciclo naturale di 11 anni dell’attività solare sta apparentemente influenzando nel lungo termine, le fluttuazioni climatiche nell’emisfero settentrionale. Un team internazionale di scienziati del centro Helmholtz GEOMAR ha dimostrato che la cosiddetta North Atlantic Oscillation (NAO), uno dei modelli di circolazione dominanti dell’emisfero settentrionale, è bloccato in fase con la decennale attività solare e con un ritardo che va da uno a due anni. Lo studio, è stato presentato recentemente sulla rivista internazionale Nature Communications. La carta : http://www.nature.com/ncomms/2015/150915/ncomms9268/full/ncomms9268.html
Per le loro indagini gli scienziati hanno usato un accoppiato modello oceano-atmosfera. Inoltre, questo modello comprende un modulo interattivo chimico che può ad esempio far fronte con l’effetto della radiazione ultravioletta (UV) nell’atmosfera. Questo componente aggiuntivo sembrerebbe essere fondamentale per la trasmissione delle variazioni della radiazione solare che potrebbero avere solo un piccolo impatto diretto sulla superficie terrestre, attraverso un meccanismo complesso dalla stratosfera (10-50 km di quota) alla bassa atmosfera.
“Abbiamo effettuato diversi esperimenti”, dice il Dott Rémi Thiéblemont del GEOMAR, autore principale dello studio. “Abbiamo condotto esperimenti su modello che ricopre un periodo di 145 anni, con e senza l’influenza dell’attività solare”. L’influenza del sole potrebbe chiaramente essere individuata nella cosiddetta North Atlantic Oscillation, che è grosso modo la differenza di pressione tra le Azzorre e l’islanda. Il rapporto tra questi due sistemi di pressione spesso determina il tempo in Europa per periodi di tempo più lunghi, ad esempio se i mesi invernali saranno caldi e tempestosi o freddi e nevosi. I ricercatori hanno scoperto un intervallo di tempo tra le variazioni della irradianza solare e modelli della pressione atmosferica, di circa uno o due anni, che possono essere spiegati attraverso l’interazione tra l’atmosfera e l’oceano. Confrontando i due esperimenti con o senza attività solare, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare per la prima volta che l’irraggiamento solare funge da fase di aggancio per l’oscillazione del Nord Atlantico. In questo contesto, un aumento della prevedibilità della fase NAO decennale può essere previsto.
Serie temporali dell'attività solare (in basso) e la North Atlantic Oscillation in due simulazioni del modello, senza (blu) e con (giallo) forcing solare. Credit: Grafica, GEOMAR.
“Il fatto che la circolazione nell’alta atmosfera risponde in modo significativo alle fluttuazioni solari, è già noto”, dice il Prof. Dr. Katja Matthes, promotore e co-autore dello studio della GEOMAR. “Con questo nuovo studio, possiamo dimostrare la trasmissione del segnale alla superficie terrestre e la sua interazione con l’oceano, e d’altra parte si può dimostrare l’importanza delle reazioni chimiche nell’accoppiamento“. Finora, la maggior parte dei modelli climatici globali non hanno né una risoluzione sufficiente nella stratosfera né componenti chimici interattivi. “Anche se l’effetto solare sul North Atlantic Oscillation spiega solo una piccola percentuale della varianza totale, la stretta relazione tra l’attività solare e la fase della North Atlantic Oscillation è un indicatore importante per migliorare la prevedibilità della variabilità del clima”, secondo quanto dice il dottor Thiéblemont.
C’è ancora molta strada da fare, per avere successo nelle previsioni ed avere una certa affidabilità nel lungo termine, fino a un decennio.
Tuttavia, per avere successo è importante comprendere le fluttuazioni solari, così conclude il professor Matthes.
Fonte : http://phys.org/news/2015-09-perspectives-long-term-climate.html
Relazione fra l’oscillazione del pacifico decadale (PDO) e gli storici terremoti di M>7
Coerenza spettrale tra le oscillazioni climatiche e i terremoti storici con M>7 registrati in tutto il mondo
di Nicola Scafetta e Adriano Mazzarella
Nat Hazards
DOI 10.1007/s11069-014-1571-z
In questa ricerca abbiamo confrontato il database dei significativi terremoti storici ripresi dal NOAA, con alcuni indici climatici tipici e la lunghezza del giorno (LOD). La registrazione della decade oscillazione del pacifico (PDO) è stata principalmente adottata perché la maggior parte dei terremoti analizzati si sono verificati lungo i confini terrestri della placca del pacifico. Il catalogo NOAA contiene informazioni sui terremoti distruttivi. Utilizzando un’analisi spettrale avanzata ed altre metodologie, abbiamo scoperto che l’annuale comune frequenza dei terremoti con magnitudo M>7 con la frequenza della PDO, sono comuni con periodi di circa 9-, 20-, e da 50- a 60- anni, che si trovano tipicamente nelle registrazioni climatiche e nelle armoniche solari e lunari. Le due registrazioni sono negativamente correlate su una scala temporale di 20- anni e tra 50- a 60- anni di tempo e positivamente correlate su 9 anni e su tempi inferiori. In questo studio, usiamo un semplice modello armonico per prevedere la frequenza annua dei terremoti significativi con magnitudo M≥7 per i prossimi decenni. I prossimi 15 anni dovrebbero essere caratterizzati da una attività sismica relativamente alta con M≥7 (in media 10-12 eventi all’anno) con possibili massimi nel 2020 e 2030 e un minimo nel 2040. Sulla scala di 60 anni, il LOD si trova ad essere fortemente correlato con le registrazioni dei terremoti (r = 0.51 per 1900-1994, e r = 0,95 per 1910-1970). Tuttavia, le variazioni LOD sembrano essere troppo piccole per essere il trigger primario del sisma. I nostri risultati suggeriscono che i grandi terremoti sono attivati da deformazioni indotte dalla crosta, e/o legati a oscillazioni climatiche e oceaniche indotte da forzanti astronomiche che regolano anche il LOD.
Figure n°2 e 7 riprese dal documento
Terremoti di magnitudo M>7 dal 1900. La data di occorrenza è indicata dal colore. Il pannello alla sinistra rappresenta la frequenza dei terremoti ed il grado di latitudine.
Sequenza della frequenza annuale dei terremoti con magnitudo M>7 adattata con due funzioni di regressione con periodi di 54 e 60 anni, con in più i cicli di 9 e 20 anni.
Dalle conclusioni :
“…Poiché l’oscillazioni osservate sono coerenti con le note armoniche astronomiche (Scafetta 2010b, 2012b, 2013b, 2014c) concludiamo che la comprensione di come la lunare, solare, ed eventuali altre forzanti astronomiche forzanti possono agire sulla geofisica della Terra è fondamentale per far progredire questo campo di ricerca. Infatti, dal momento che dall’antichità babilonia e successivi si è ritenuto possibile l’esistenza di un’influenza astronomica sul cambiamento climatico e su numerosi pericoli naturali, come i terremoti, l’inondazioni e le carestie (Plinio il Vecchio, AD 77-79; Forbes 1966). Tuttavia, anche se così, i meccanismi fisici sono ancora poco conosciuti.”
Fonte : http://link.springer.com/article/10.1007/s11069-014-1571-z
Michele
La distribuzione spaziale delle temperature invernali nell’emisfero settentrionale durante le diverse fasi del ciclo solare
- V. Maliniemi
- T. Asikainen and
- K. Mursula
doi: 10.1002/2013JD021343
Riassunto
Diversi studi recenti stanno rilevando che la variabilità del clima invernale dell’emisfero settentrionale è connessa con diversi parametri dell’attività solare. Anche se questi risultati indicano sempre più un qualche tipo di modulazione solare sul sistema di circolazione stratosfera-troposfera e la temperatura superficiale, attualmente le opinioni sul preciso meccanismo e sullo specifico innesco solare differiscono. I driver o guide proposti comprendono, ad esempio, la radiazione totale solare (TSI), la radiazione solare ultravioletta (UV) , i raggi cosmici galattici e le particelle energetiche della magnetosfera. Mentre alcuni di questi driver sono difficili da distinguere a causa delle loro variazioni minime nel corso del ciclo solare, altri driver suggeriscono evidenti differenze nella loro evoluzione durante il ciclo solare. Ad esempio, l’attività geomagnetica e il picco del flusso delle particelle magnetosferiche seguono il ciclo solare, esclusivamente nella fase discendente del ciclo delle macchie solari, mentre la TSI e la radiazioni UV, seguono più da vicino, nella sua totalità (sia nella fase di ascesa e discesa), il ciclo delle macchie solari. In questo lavoro, le variabili utilizzate sono: 13 cicli solari, dal 1869 al 2009, le temperature superficiali invernali, l’oscillazione del Nord Atlantico (NAO). Le variabili sono state analizzate durante le quattro diverse fasi conosciute del ciclo delle macchie solari : il minimo, la fase ascendente, il massimo e la fase di declino.
I quattro possibili meccanismi di amplificazione solare in relazione alle 4 fasi di ogni ciclo solare
Rileviamo differenze significative nei modelli di temperatura tra le quattro fasi del ciclo. Il che indica una modulazione del ciclo solare sulle temperature superficiali invernali. Tuttavia, il modello più chiaro delle anomalie della temperatura non viene rilevato durante il massimo o il minimo delle macchie solari, ma durante la fase di declino, quando l’andamento della temperatura ricorda da vicino il modello trovato durante la fase di NAO positiva. Inoltre, troviamo lo stesso modello, 100 anni fa, durante i cicli dalla bassa attività, suggerendo che il modello è in gran parte indipendente dal livello complessivo dell’attività solare.
Fonte : http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2013JD021343/abstract
Michele