Archivio mensile:Febbraio 2013

L’intervista a Nicola Scafetta

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Prof. Scafetta, c’è una preoccupazione generale sugli effetti negativi che l’attività umana può portare all’ambiente. Quali sono i comportamenti che l’umanità dovrebbe adottare per una crescita sostenibile?

Dovrebbe essere responsabile. Questo implica che deve sapere pragmaticamente distinguere tra cose che possono danneggiare per davvero l’ambiente e cose che non lo danneggiano. E dovrebbe considerare le varie opzioni che sono disponibili. Il CO2 , ad esempio, non è un veleno per l’uomo o per l’ambiente, ma è cibo per le piante che crescono respirando CO2 dall’atmosfera. Con l’acqua e l’ossigeno il CO2 è il principale ingrediente della vita. Detto in parole povere, senza CO2 nell’atmosfera il cibo non esisterebbe.

2. La posizione dalla scienza ufficiale indica nel riscaldamento globale uno dei principali pericoli per l’intero pianeta; fonti autorevoli indicano in 2 gradi il massimo aumento sopportabile. Lei cosa ne pensa?

Direi che un riscaldamento globale fino ad un massimo di 2 gradi per la fine del 2100 non dovrebbe causare grossi danni. I miei modelli prevedono un riscaldamento di circa 1 grado per 2100. L’umanità può adattarsi ai cambi climatici e un riscaldamento di 1-2 gradi è di gran lunga meno pericoloso di un raffreddamento di uguale dimensione. E ci si può adattare senza troppi problemi. Di certo è più economico adattarsi a questi cambiamenti che cercare di fermarli bloccando l’industrializzazione e lo sviluppo economico dell’umanità.

3. Cosa sta succedendo ai ghiacciai? Perché continuano a ritirarsi?

I ghiacciai si sono ritirati negli ultimi decenni perché c’è stato un riscaldamento globale. Tuttavia i ghiacciai si sono ritirati e riformati numerose volte nel passato perché il clima è anche caratterizzato dai fenomeni ciclici.

4. Si sostiene che anche il mare si stia riscaldando, compromettendo l’equilibrio della vita marina e la sopravvivenza di molte specie.

Alcuni hanno affermato ciò, tuttavia credo che i cambi climatici siano stati così modesti (meno di 1 grado in 100 anni) che è difficile credere che i danni più seri all’equilibrio della vita marina siano derivati dal riscaldamento globale. Inquinamento chimico e pesca selvaggia sono molto più pericolosi per l’equilibrio della vita marina.

5. Se il riscaldamento continuasse il mare potrebbe sommergerebbe vaste zone costiere e molte isole?

Alcuni hanno affermato ciò. Tuttavia i dati storici predirebbero un aumento del livello del mare di 20-30 cm al massimo per il 2100. Ci si può adattare senza troppi problemi.

6. Si insiste molto sulla responsabilità dell’uomo nel provocare il riscaldamento con l’emissione di anidride carbonica (CO2 ) che provocherebbe il cosiddetto “effetto serra”. In parole povere di cosa si tratta?

L’anidride carbonica è un gas serra, che, per cosi dire, trattiene parte del calore emanato dalla superfice e dovrebbe causarne un riscaldamento. Tuttavia, molti non sanno che c’è una enorme incertezza sul riscaldamento che l’anidride carbonica può causare. Ci sono degli studi basati su osservazioni dirette che suggerirebbero che il raddoppio di CO2 può causare circa 1 grado di riscaldamento, che è relativamente poco. Coloro che ritengono che l’ anidride carbonica sia particolarmente pericolosa lo dicono basandosi su modelli teorici che predicono un riscaldamento di circa 3 gradi per un raddoppio di anidride carbonica nell’atmosfera.

7. Quale peso hanno le emissioni umane di CO2 rispetto a quella già presente in natura?

È difficile saperlo con certezza perché il CO2 è continuamente in circolo e ci sono scambi con l’oceano e le piante etc. È ragionevole pensare che una parte consistente dell’aumento del CO2 atmosferico degli ultimi decenni sia stato causato dall’uomo. Tuttavia, come detto sopra, i dati suggerirebbero una sensibilità climatica di circa 1 grado per il raddoppio dell’ anidrite carbonica. Credo che il contributo umano al riscaldamento osservato durante il 20° secolo non sia trascurabile ma è di certo molto minore di quello che molti hanno reclamato.

8. Eppure sulle emissioni antropiche di CO2 si è generato un grande allarme che ha portato a drastici programmi di riduzione delle emissioni.

L’allarme è stato basato su proiezioni teoriche basate su modelli al computer che i miei studi hanno dimostrato essere inefficienti nell’interpretare correttamente i cicli naturali e quindi il clima. Ad esempio, negli ultimi 15 anni non si è osservato nessun riscaldamento globale, anzi un leggero raffreddamento nonostante il fatto che il CO2 atmosferico sia aumentato considerevolmente. I modelli non hanno predetto questo leggero raffreddamento ma un riscaldamento di circa 2 gradi per secolo. E’ evidente che i modelli hanno sovrastimato l’effetto del CO2 e stanno ignorando qualche altro meccanismo climatico.

9. Cosa pensa dei risultati della conferenza di Doha sul clima, svoltasi lo scorso dicembre?

Non potevano che essere vaghi perché questi signori, anche se non lo dicono, sanno bene che la scienza su cui si basa la teoria del riscaldamento antropogenico è vaga.

10. Quale è la storia della temperatura terrestre nelle ere geologiche passate, e quale spiegazione, o insegnamento ne viene tratto?

La temperatura terrestre nelle ere geologiche passate è caratterizzata da diverse oscillazioni causate da cambiamenti orbitali della terra.

11. Alcuni dicono che la terra continua a riscaldarsi, altri che è iniziato un periodo di raffreddamento. Quale è la verità?

Dipende dal tempo i riferimento. La temperatura ora è più alta di quanto fosse 100, 200 o 300 anni fa. Durante il Medioevo molti dati suggeriscono temperature più alte delle attuali in diverse regioni del mondo. Durante gli ultimi 10-15 anni non si è osservato nessun riscaldamento significativo. Essenzialmente ci sono numerosi cicli naturali a diverse scale temporali. Per il prossimo futuro è ragionevole prevedere una stabilizzazione del clima o addirittura un raffreddamento fino al 2030-2040. a causa di un ciclo naturale di circa 60 anni che ha iniziato la sua fase discendente intorno al 2000.

12. Quali sono le cause naturali che generano i cambiamenti climatici?

Credo che i meccanismi principali siano solari ed in forma minore lunari. Fattori astronomici modulano la formazione delle nuvole ed insieme alle maree attivano particolari circolazioni marine. Nuvole e cicli oceanici causano cambiamenti climatici alla superficie. I modelli climatici usati fino ad ora ignorano questi meccanismi e non riescono a rappresentare nessuna delle oscillazioni climatiche presenti nei dati, come ho dimostrato nei miei studi.

13. In un recente studio lei mette in relazione il clima terrestre col movimento dei pianeti. In parole semplici, di cosa si tratta?

I pianeti girano intorno al sole e causano nel sole delle oscillazioni gravitazionali che inducono l’attività solare ad oscillare. Poi il sole oscillante causa oscillazioni sincronizzate nel clima. I miei conti mi hanno portato a concludere che almeno il 60% del riscaldamento terrestre osservato dal 1970 ad oggi è dovuto a cicli naturali presenti nel sistema solare, come un grande ciclo di 60 anni causato dalle maree di Giove e Saturno sul sole.

14. Tuttavia molti argomentano che i pianeti sono troppo lontani dal Sole e dalla Terra per avere un effetto osservabile sul clima e l’accusano di astrologia. Come risponde a questa obbiezione?

E’ vero che le forze mareali dei pianeti sul sole sono estremamente deboli. Tuttavia la critica si basa sul presupposto che il sole non possa amplificare la piccola perturbazione gravitazionale. Al contrario, il sole è una sorgente di energia e come tale può funzionare come un amplificatore di deboli perturbazioni gravitazionali. Nei miei lavori propongo una teoria fisica che spiegherebbe questa amplificazione nucleare di perturbazioni gravitazionali che avverrebbe nel sole. Se la teoria è corretta, le forze mareali sono sufficientemente forti da modulare l’attività solare attraverso l’amplificazione interna. Altri meccanismi incogniti sono ovviamente possibili. Ma ci sono forti evidenze empiriche che i pianeti stanno modulando in qualche modo l’attività solare, come anche un recente commentario su Nature ha evidenziato.

15. I nostri lettori conoscono gli studi di Abibullo Abdussamatof (3) , il quale afferma che il clima dipende dalle variazioni dell’Irradiazione Solare Totale (TSI), ed individua cicli climatici di 200 anni durante i quali la temperatura terrestre oscillerebbe tra un massimo, che avremmo appena raggiunto, ed un minimo verso il quale ci staremmo incamminando e che si manifesterebbe con una prossima glaciazione . In che modo questo si collega alla sua teoria?

Secondo me, la teoria di Abdussamatof è un po’ troppo generica. Ci sono dei cicli ma sono numerosi e la sensibilità climatica a questi cicli va calcolata precisamente, cosa che Abdussamatof non fa. Personalmente non credo che ci stiamo incamminando in pochi decenni verso una nuova glaciazione come la intende Abdussamatof sul tipo della Piccola Era Glaciale del 1700. Credo che la temperatura potrebbe al massimo scendere moderatamente per 20 anni e poi risalire.

16. Secondo Ivanka Charvàtova (4) il movimento di rivoluzione dei pianeti attorno al Sole genererebbe dei campi gravitazionali variabili, collegabili ai cicli delle macchie solari ed al clima terrestre. Come si rapporta questa rappresentazione alla sua teoria?

Gli studi di Charvàtova sono interessanti. Ci sono delle somiglianze con i miei a ed alcuni miei risultati hanno confermato i risultati di Charvàtova. Una differenza è che sto cercando di fare conti con grande precisione e di trovare dei meccanismi fisici.

17. Nir Shaviv e Jean Veizer spostano l’attenzione all’intera galassia ed ai raggi cosmici che colpiscono la Terra con intensità variabile, influendo sulla formazione delle nuvole e quindi sul clima, e generano le grandi glaciazioni che si sono succedute nelle lontane ere geologiche ad oggi, in questo in sintonia con Henry Svensmark e Jasper Kirby (5) . Lei cosa ne pensa?

Sono teorie interessanti e probabilmente corrette, almeno in parte. Credo che nel prossimo futuro queste teorie si svilupperanno.

18. Secondo Richard Lindzen(6) i modelli GCM sbagliano perché postulano che l’effetto dell’aumento della CO2 venga amplificato da una maggior evaporazione di vapore acqueo (feedback positivo) il quale a sua volta amplificherebbe l’effetto serra con esiti catastrofici. Lindzen al contrario sostiene che prevale un feedback negativo che attenua l’effetto serra. Quale è il suo parere?

Credo che Lindzen abbia ragione perché i suoi studi si basano su misure di dati che contraddicono le previsioni dei modelli al computer, un po’ come i miei studi.

19. Michael Mann (7) passerà alla storia per il suo grafico a mazza da hockey, dal quale preconizzava un imminente aumento incontrollato e disastroso della temperatura terrestre a causa delle emissioni antropogeniche di CO2. Cosa ne pensa?

Hockey stick del 1999 di Mann non è più credibile, anche Mann lo ha rigettato nel 2008. Penso che abbia contribuito non poco alla confusione su questo argomento. Oggi si ritiene che il clima si caratterizzato da grandi cicli millenari con punte calde durante il periodo romano, il periodo medioevale e il periodo corrente.

20. Alcuni scienziati non allineati con le teorie del riscaldamento globale antropogenico (ad esempio Richard Lindzen e Ivanka Charvatova) dicono di incontrare ostilità e difficoltà nella pubblicazione dei loro studi. Lei ha avuto esperienze di questo tipo?

Ovviamente. C’è una forte opposizione che direi ideologica piuttosto che scientifica. Le teorie scientifiche dovrebbero essere valutate oggettivamente con rigore scientifico, non sulla base di semplici pregiudizi ideologici, politici o economici. Tuttavia, se le mie teorie sono corrette, cioè se il clima è in gran parte regolamentato da cicli astronomici prevedibili, può essere possibile prevedere i cambi climatici per i prossimi decenni con una maggiore precisione, il che è tutto a vantaggio dell’umanità. Al momento i miei modelli sono in accordo con i dati mentre i modelli dell’IPCC basati sulla teoria del riscaldamento antropogenico hanno fallito le previsione sin dal 2000 come si vede, ad esempio, nella figura riportata ad inizio articolo.

 

 

Fonte : http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=36224

 

Michele

Le macchie solari non sono un indicatore del ciclo solare

Un nuovo studio sui campioni delle carote di ghiaccio dimostra che il legame tra l’attività delle macchie solari e il ciclo solare del Sole non è così forte come si pensava. I ricercatori hanno scoperto che il ciclo solare undecennale del Sole continuava normalmente durante il minimo di Maunder tra il 1645 e il 1715, quando l’attività delle macchie solari era insolitamente bassa. Questo è stato anche un momento in cui l’Europa settentrionale ha sperimentato condizioni insolitamente fredde.

L'attività del ciclo solare non può essere prevista con il numero delle macchie solari
L'attività del ciclo solare non può essere prevista con il numero delle macchie solari

La scoperta, riportata nella Geophysical Research Letters

L’eliosferica modulazione dei raggi cosmici galattici nei grandi minimi solari : le variazioni passate e futuro, di M. J. Owens, I. Usoskin, M. Lockwood DOI: 10.1029/2012GL053151,

ci spiega “come” il Sole si avvicina al “SolarMax” (culmine del suo ciclo), quando i suoi poli magnetici al nord e al sud si invertono. I ricercatori hanno cercato le variazioni del ciclo solare, studiando le concentrazioni degli isotopi di berillio-10 nei campioni di carote di ghiaccio.

I vari isotopi pesanti, incluso il berillio-10, vengono prodotti quando i raggi cosmici, un mix ad alta energia di protoni, elettroni e nuclei atomici al di fuori del sistema solare, si scontrano con le molecole nell’atmosfera terrestre. L’aumento dell’intensità del vento solare quando il Sole si sposta verso il “Solar Max” (massimo solare), riduce la quantità di raggi cosmici che raggiungono la Terra.

– Scali temporali

Attraverso lo studio dei livelli di berillio-10 nelle carote di ghiaccio, gli scienziati possono determinare il livello di attività solare in un dato momento. Sulla base di due campioni indipendenti di carote di ghiaccio, Owens e i colleghi hanno ricostruito l’attività solare precedente al 1610, prima del minimo di Maunder. “Tra il 1650-1710 non si sono registrate macchie solari, anche se c’erano un sacco di astronomi professionisti in quel momento”. Dice lo studio dell’autore, il dottor Mathew Owens dell’Università di Reading nel Regno Unito.

Eppure, nonostante la mancanza di macchie solari, il campo magnetico del Sole era ancora in grado di sfornare oltre il suo naturale ciclo undecennale solare”. “Questo dimostra che le macchie solari sono un sintomo non una causa del ciclo solare”.

– Magnetica

Le macchie solari sono regioni più fredde sulla superficie del Sole causate dalle linee intrecciate del campo magnetico con le diverse parti del Sole che ruotano a velocità diverse. Senza l’incremento dei campi magnetici, si inibisce il ciclo convettivo, che causa una diminuzione del movimento di energia dall’interno del sole.

“Ciò si traduce in un calo della temperatura superficiale, che noi chiamiamo macchia solare”, afferma Owens.

E quando l’attività solare è più bassa durante il “SolarMax” (il massimo solare), le spire magnetiche sono più piccole.

“Non sono abbastanza grandi da generare quel raffreddamento necessario, per generare le macchie solari, abbiamo ancora lo stesso processo in corso, ma solo su una scala diversa.”

Owens dice, che questo lavoro, può essere alla base, per una comprensione dei cicli nel lungo termine.

“Quando analizziamo i precedenti campioni di carote del ghiaccio, questi ci mostrano profondi cicli di 110 anni”.

Ed aggiunge… che questo è evidente nel numero di macchie solari durante la corrente fase del “SolarMax”. Il massimo solare più basso dal 1900.

“E tempo per i teorici di rafforzare e integrare queste nuove osservazioni.”

 

FONTE:  http://www.abc.net.au/science/articles/2012/11/26/3638776.htm

Immagini ed emozioni, come falsare l’informazione scientifica attraverso il subliminale

La passata giornata, venerdì 22 febbraio, sono caduto nella consueta e desolante visione, di due notizie a carattere (scientifico), scientifico fra parentesi, attraverso le quali, i rispettivi autori, cercano tramite una mirata e precisa mescolanza di fattori emotivi, colori e altri giochetti psicologici, di distorgere la vera realtà delle dinamiche naturali, esposte come tema nelle due news. Questa informazione è da condannare pesantemente, non tanto dico per i mediocri e falsi contenuti scientifici interni ad esse, ma per la persuasione finale a livello inconscio che queste news producono, su quelle persone comuni che non hanno, la benchè minima preparazione scientifica nel settore delle dinamiche climatiche e solari.

Non serve un grande esperto di comunicazione o di psiche collettiva inconscia di massa, per comprendere, che ci troviamo di fronte ad un chiaro tentativo/i estremo/i di storpiare la reale situazione,  dei ghiacci antartici e quella solare.

La prima news ripresa dall’ansa, ha il solo è chiaro scopo finale, di comunicare lo scioglimento dei ghiacci antartici.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/02/22/Happy-Feet-ce-ha-fatta-addio-pinguino-spiaggiato_8291067.html

Il secondo è un estremo tentativo, a mio modesto parere, di far credere, dico credere che l’attuale massimo solare abbia delle caratteristiche energetiche del tutto simili ai precedenti. Grandi esplosioni di massa coronale, la nasa è preoccupata, titoli altisonanti, super-aggettivi sprecati e chiaramente nessuna citazione scientifica.

Chiari esempi, di come usare il lato emozionale racchiuso dentro di noi, per distorgere l’attenzione dai veri dati scientifici. La paura per il Sole, il dolce pinguino in fase catatonica (ma fa tenerezza..) con la piccola testa tutta sporca che poggia sul cuscino…

http://www.leggo.it/zoom/cosa_succede_al_sole_maxi_fiammate_e_macchia_enorme_video_nasa/notizie/215579.shtml

etc…etc…. andate a comprare l’ultima uscita di focus….e ne troverete delle altre…

Questa informazione, racchiude a mio modesto parere, veri e propri messaggi sublimali, la magia della persuasione a livello scientifico.

http://it.wikipedia.org/wiki/Messaggio_subliminale

Messaggio subliminale (dal latino sub, sotto, e limen, soglia, in riferimento al confine del pensiero conscio) è un termine mutuato dal linguaggio della pubblicità ma che, in psicologia, si riferisce ad un’informazione che il cervello di una persona assimilerebbe a livello inconscio. Il messaggio è trasmesso attraverso scritte, suoni o immagini che trattano un qualsiasi argomento che nasconde al suo interno – come in un codice cifrato – ulteriori frasi o immagini avulse dal contesto iniziale che rimarrebbero inconsapevolmente nella memoria dell’osservatore, tuttavia la gran parte delle ricerche scientifiche svolte in merito ha rilevato che il messaggio subliminale non produce alcun effetto marcato e duraturo nel comportamento umano, eccetto se visto più volte….

 

Innumerevoli sono i casi riportati a livello cinematografico, musicale, politico ed economico.

Cospirazione ? Di sicuro c’è che l’informazione dietro a queste testate giornalistiche mainstreet è chiaramente guidata e pilotata.

Cattiva fede o buona fede del giornalista, questo io non lo sò di certo. Certo è, che i casi documentati in questi anni sono veramente tanti, ed esempi alla mano, sempre e sistematicamente riportati, pubblicati, da un determinato filone mainstreet dell’informazione pubblica, che distribuisce settimanalmente questa spazzatura.

NIA, quale piattaforma scientifica che è, continuerà a CONDANNARE  questa cattiva informazione, figlia di politiche economiche-ambientalistiche, che stanno dietro alle principali piattaforme di comunicazione presenti sul web.

 

 

Michele

Nicola Scafetta, la nuova ricerca scientifica

  • Premessa

In un recente scambio mail avuto con il Dott.Nicola Scafetta, sono venuto a conoscenza di una recente carta scientifica, appena pubblicata dal professore, sulla rivista Planetary and Space Science. Un nuovo lavoro scientifico, realizzato in collaborazione con Richard C Willson, che va ad ampliare, evidenziare lo stretto legame che collega le dinamiche planetarie elettromagnetiche & gravitazionali alla genesi del ciclo solare e relativi collegamenti alla variabilità climatica sul nostro pianeta.

Alcune recenti lavori pubblicati dal professore e presenti qui su NIA, che analizzano il collegamento sopra riportato :

Collegamento fra Aurore alle medie latitudini e il ciclo della temperatura dei 60 anni di Nicola Scafetta. – 1°parte –

Collegamento fra Aurore alle medie latitudini e il ciclo della temperatura dei 60 anni di Nicola Scafetta. – 2°parte –

Global Warming? No, cambiamenti climatici naturali e prevedibili di Nicola Scafetta  

Multi-modello in scala armonica per le variazioni cicliche climatiche e solari nel corso dell’Olocene basato sulla frequenza di marea di Giove e Saturno in relazione al ciclo di undici anni delle macchie solari, di Nicola Scafetta – 1° parte –

Multi-modello in scala armonica per le variazioni cicliche climatiche e solari nel corso dell’Olocene basato sulla frequenza di marea di Giove e Saturno in relazione al ciclo di undici anni delle macchie solari, di Nicola Scafetta – 2° parte

Il Sole lavora con una fusione nucleare amplificata dalla forzatura mareale planetaria ?

 

 

Nicola Scafetta, si è laureato a Pisa in fisica e ha conseguito il PhD all’University of North Texas nel 2001 in fisica statistica e sistemi complessi. Dal 2002 lavora nel dipartimento di fisica della Duke University (U.S.A.). E’ co-investigator dell’Active Cavity Radiometer (solar) Irradiance Monitor (ACRIM) associato al Jet Propulsion Laboratory della NASA, ed e stato adjunt faculty nel dipartimento di anestesiologia alla Duke University, e visiting professor all’University of North Carolina a Chapel Hill ed altre univesita’. Ha pubblicato piu’ di 60 articoli in riviste scientifiche e due libri dedicati all’analisi dei sistemi complessi (“Disrupted Networks: from physics to climate change” e “Fractal and Diffusion Entropy Analysis of Time Series”). Ha inoltre organizzato diverse sessioni congressuali dedicate all’attività solare e agli effetti solari sul clima per l’American Geophysical Society.

Il sito web del professore con le relative pubblicazioni : http://people.duke.edu/~ns2002/

 

  • La carta : Armoniche planetarie nelle storiche registrazioni delle aurore ungheresi (1523-1960)

Nicola Scafetta (a,b), Richard C. Willson(a) ; (a) ACRIM, Coronado, CA 92118, USA; (b)Duke University, Durham, NC 27708, USA

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0032063313000081

 

Riassunto

La registrazione storica delle aurore ungheresi si estende dal 1523 al 1960 ed è più lunga rispetto alla registrazione delle macchie solari. L’analisi armonica rivela quattro grandi cicli secolari multi decadi, che formano un set approssimativo armonico in periodi di anni 42,85, 57,13, 85,7 e 171,4. Queste quattro frequenze sono molto vicine alle quattro principali eliosferiche oscillazioni rispetto al centro di massa del sistema solare, causate da Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Frequenze simili si trovano nei modelli della radiazione solare nelle lunghe registrazioni degli isotopi cosmogenici (Steinhilber et al., 2012) e nei lunghi documenti delle osservazioni visibili a occhio nudo delle macchie solari (Vaquero et al., 2002). Modelli di regressione armoniche vengono utilizzati per ricostruire e prevedere l’aurore e l’attività solare per il periodo 1956-2050. Il modello prevede: (1) il minimo multi decade solare nel 1970, che si osserva nelle registrazioni delle macchie solari, (2) il massimo solare tra il 2000-2002 che si osserva nel ACRIM totale irraggiamento satellitare composito, (3) un prolungato minimo solare centrato nel 2030. Questi risultati supportano l’ipotesi che il Sole, l’eliosfera e la magnetosfera terrestre sono in parte modulate da planetarie forze gravitazionali e magnetiche oscillazioni planetarie sincronizzate, che si possono trovare in altre pubblicazioni recenti (42, 43, 45, 46, 1 e 54).

Normalizzato Lomb periodogramma delle registrazioni delle aurore ungheresi illustrato nella figura 1 rispetto al periodo. Quattro grandi picchi dello spettro di potenza sono osservati in forma quasi perfetta e insieme armonico (linee rosse). L’analisi armonica rivela che le registrazioni delle aurore in ungheria sono caratterizzate da almeno quattro frequenze spettrali principali che formano una  quasi perfetta scala armonica in periodi di circa  42,85 – 57,13 – 85,7 e 171,4. Queste frequenze sono vicine alle quattro frequenze di risonanza dei principali allineamenti orbitali di Giove, Saturno, Urano e Nettuno (linee rosse) , e fanno parte delle armoniche del periodo di base di 171,4 – 178,4 anni che caratterizza il sistema solare (Jakubcová e Pick, 1986).

….

……

……..

In conclusione, i nostri risultati supportano l’ipotesi che il comportamento dinamico del Sole, l’eliosfera e la magnetosfera terrestre sono modulati dalle forze gravitazionali planetarie e magnetiche, con conseguente in strutture specifiche di risonanza nel sistema solare (Brown, 1900, Fairbridge e Shirley, 1987 , Hung, 2007, José, 1965, Landscheidt, 1988, Landscheidt, 1999 e Molchanov, 1968) in grado di influenzare l’attività solare per mezzo di un meccanismo di sincronizzazione (Pikovsky et al., 2001). Ciò è conforme alla influenza planetaria che è stato osservato in altre stelle (Cuntz et al., 2000, Gurdemir et al., 2012, Sharp, 2010, Shkolnik et al., 2003, Shkolnik et al., 2005 e Wright et al., 2008). Ulteriori indagini di questi fenomeni e meccanismi fisici preliminari sono stati recentemente pubblicati (Scafetta, 2010, Scafetta, 2012A, Scafetta, 2012C, Scafetta, 2012D, Wolff e cartuccia, 2010, Abreu et al., 2012, Tan e Cheng, 2012 e Angot , 1897)

 

La carta, per esteso : http://people.duke.edu/~ns2002/pdf/Scafetta_Willson_2013_Aurora_PSS.pdf

 

Concludo ricordando, che la nostra piattaforma segue continuamente e con estremo interesse l’opera del professore e gli porge i più sinceri complimenti, per tutto il lavoro scientifico, che con passione e estrema professionalità scientifica sta portando avanti.

 

 

 Michele

Il Sole come non l’avete mai visto prima

Il Sole come non l'avete mai visto prima

Il collage mostra la ricchezza di informazioni che possono generare adeguati strumenti – ogni immagine fornisce informazioni su una regione o su uno specifico comportamento del Sole [Immagine: NASA / SDO / Goddard Space Flight Center]

Un Sole, molte personalità

Non si può mai vedere il sole direttamente, perché questo danneggerebbe irreparabilmente le cellule della nostra retina.

Anche una normale macchina fotografica con un filtro adeguato, non gli ci darebbe più di una immagine del disco giallo della nostra stella giallo , che può apparire un po ‘più rosso se è basso all’orizzonte –  il viaggio piú lungo  delle luce nell’atmosfera causa la perdita delle sue componenti blu e per questo il sole all´orizzonte ci sembra rosso.

Ma i sensori del telescopio SDO ( Solar Dynamics Observatory , il Solar Dynamics Observatory) può vedere la luce del sole in innumerevoli modi diversi.

Il sole emette luce in una vasta gamma di lunghezze d’onda o frequenza, che comprendono, in aggiunta alla luce visibile, infrarossa, ultravioletta e raggi X, solo per citare le frequenze più popolari.

Ognuna di queste lunghezze d’onda ci fornisce diverse informazioni sul funzionamento e il comportamento del Sole, permettendo con maggiore precisione valutare il loro impatto sulla Terra e tutto il sistema solare.

Il team di SDO, appartenente alla NASA, ha fatto un collage di più immagini del Sole da diversi sensori, mostrando la ricchezza di informazioni che possono generare strumenti adeguati.

Per esempio, la caratteristica luce gialla dal Sole è generata da atomi con temperatura nell’intervallo di 5700 ° C, che è la temperatura media  sulla superficie della stella.

Già la luce ultravioletta é emessa dal atomi 6.300.000 º C, una lunghezza d’onda buona per studiare le eruzioni solari – la temperatura della corona solare  é di gran lunga superiore alla sua superficie, un fenomeno per il quale gli scienziati non hanno ancora buone spiegazioni.

Il collage include immagini create da altri strumenti, che mostrano informazioni sul magnetismo e Doppler.

Prospettive sul Sole

Il Sole come non l'avete mai visto prima

Alcune delle immagini utilizzate per comporre il mosaico, tutti gli strumenti realizzati dal telescopio SDO solare. [Immagine: NASA / SDO / Goddard Space Flight Center]

Vedi tutte le lunghezze d’onda osservate da SDO, misurate in termini di Angstrom – un Angstrom equivale a 0,1 nanometri – poste in ordine di altitudine della fonte, dalla superficie del Sole alle regioni superiori dell’atmosfera.

4.500: Mostra la superficie del sole, o fotosfera.

1.700: Mostra la superficie del sole, insieme come uno strato dell’atmosfera solare, chiamata cromosfera, che è appena al di sopra della fotosfera ed è dove la temperatura comincia a salire.

1.600: Mostra un mix tra la fotosfera superiore e zona di transizione, una regione tra la cromosfera e lo strato più alto dell’atmosfera solare, chiamata corona. È nella regione di transizione in cui la temperatura aumenta più rapidamente.

304: Questa luce viene emessa dalla regione di transizione e la cromosfera.

171: Questa lunghezza d’onda mostra l’atmosfera del Sole, o corona, quando è tranquilla. Essa mostra anche i giganteschi archi magnetici, noti come anelli coronali o loops

193: Mostra una regione leggermente più calda della corona, e anche il materiale più caldo di un flare solare.

211: Questa lunghezza d’onda mostra le regioni magneticamente attive e più calde nella corona solare.

335: Questa lunghezza d’onda mostra anche le regioni magneticamente attive e calde nel settore della corona.

94: Questa evidenzia spesso regioni della corona durante una tempesta solare.

131: E ‘questa frequenza che ci fa vedere il materiale più caldo durante un brillamento solare.

Il Solar Dynamics Observatory (SDO) è stato lanciato nel 2010 , avendo come obiettivo principale quello di analizzare il funzionamento della dinamo solare, una rete profonda di corrente di plasma che genera il campo magnetico solare.

Ma i benefici del telescopio stanno andando molto oltre: i loro strumenti fotografano il sole ogni 0,75 secondi e inviano a terra 1,5 terabyte di dati al giorno.

Anche per questo paragonare i vecchi conteggi “galileani”  delle sunspot con i moderni conteggi utilizzando questi strumenti é molto rischioso, molto meglio fare i paragoni con il Solar Flux o ancora meglio vedere le aree coperte da macchie sul sole e cosí si evitano di contare macchioline su macchioline alla stassa maniera di una grande macchia solare.

SAND-RIO