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Costa del Galles: una recente tempesta porta alla luce un’antica foresta sommersa dal mare, di 4500 anni fa

Il giornale Spiegel, riferisce, che una recente tempesta ha eroso la sabbia della spiaggia di Cardigan Bay in Galles, scoprendo qualcosa di insolito: una foresta preistorica di 4500 anni fa. A quanto pare, la foresta era diventata la vittima dell’innalzamento del livello marino avvenuto appunto in quel periodo.

Lo Spiegel scrive:

“Gli alberi sono morti più di 4500 anni fa. Una volta la foresta copriva un’area di diversi chilometri tra le località gallesi di Borth e Ynyslas. Con i cambiamenti climatici il livello del mare si alzò, e la torba, la sabbia e l’acqua salata, inghiottirono gli alberi e la foresta, così  scomparve.”

Immaginatevi tutto questo. Adesso vorrebbero farci credere che le temperature terrestri dell’Olocene, era più o meno costanti e che i livelli del mare non sono più alti di oggi.

Ovviamente il clima a quei tempi era probabilmente molto più caldo ed i livelli del mare erano davvero superiori. Ciò è confermato dalla NASA, che discute i risultati del livello del mare per l’Inghilterra del Nord e la Scozia, e possibili implicazioni per il Regno Unito:

“ Dalla fine dell’ultima era glaciale, 20.000 anni fa, la terra ed i livelli del mare intorno alla costa del Regno Unito sono cambiati in risposta al ritiro dei ghiacci. Come il ghiaccio si scioglieva, il rilascio di questo enorme peso ha portato la massa ad inclinarsi lentamente verso nord o verso sud, un processo chiamato aggiustamento isostatico. […]

L’azione dell’era Glaciale sulla nostra massa è stato come spremere una spugna che finalmente ritrova la sua forma. La crosta terrestre ha reagito nel corso di migliaia di anni, e continua a reagire. […]

La nuova mappa mostra come il Regno Unito e l’Irlanda hanno risposto alla compressione degli strati di ghiaccio del nucleo della terra e l’attuale tasso di inclinazione terrestre. In Northumberland, i ricercatori hanno trovato sedimenti di 7.000 anni fa, cinque metri più in basso, e altri di 4000 anni fa a 1 metro sopra l’attuale livello del mare. Ciò indica, che il livello del mare è salito sopra i livelli attuali, da circa 7500 anni fa fino a 4.500 anni fa, e poi è sceso e continua a scendere.”

Ma il Northcumberland è molto più a nord di Cardigan, dove le lastre di ghiaccio erano probabilmente molto più sottili, e la regolazione in modo isostatico a Cardigan Bay dovrebbe essere inferiore.

http://donsmaps.com/icemaps.html

I resti della foresta scoperti, ci dicono una cosa: Oggi il Galles è più alto di 4500 anni fa e sta tornando, come molto tempo per Cardigan Bay, ad occupare la posizione che aveva prima.Il cambiamento climatico è normale e non c’è niente che possiamo fare per ristabilire e conservare il clima che avevamo 50 anni fa.

Cambierà da solo.

 

Fonte : http://notrickszone.com/2014/02/25/coast-of-wales-recent-storm-uncovers-ancient-forest-that-was-under-sea-water-4500-years-ago/

Una nuova ricerca trova un altro meccanismo di amplificazione con cui il Sole controlla il clima

Un nuovo articolo pubblicato in Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology trova un altro meccanismo di amplificazione solare mediante il quale le piccole variazioni dell’attività solare, durante i cicli solari con 11-12 anni, hanno avuto una “forte” influenza su l’Indian Summer Monsoon [ISM]. L’ISM, a sua volta, influenza profondamente il clima dell’Asia meridionale, e interagisce con le altre oscillazioni atmosferiche globali.

Il documento, si aggiunge a centinaia di altre pubblicazioni peer-review che rilevano i meccanismi di amplificazione solari attraverso gli effetti sulle oscillazioni naturali atmosferiche ed oceaniche come il Southern Oscillation (SO), la North Atlantic Oscillation (NAO), Scandinavian pattern, Quasi Biennial Oscillation (QBO), Indian Summer Monsoon, El Nino Southern Oscillation (ENSO), Pacific Decadal Oscillation (PDO), Madden Julian Oscillation-, e altri. Altri meccanismi di amplificazione, avvengono naturalmente tramite l’ozono e le nuvole., etc…

Analisi spettrale, dei cicli climatici rilevati nei vari set (dati) climatici registrati. Il livello di confidenza è maggiore del 99% ed evidenzia dei cicli di durata ~ 12 anni [1 ciclo solare] e ~ 33 anni [3 cicli solari]

…………

Variabilità del monsone indiano durante l’ultima deglaciazione sulla base di registrazioni ad alta risoluzione negli ultimi 1000 anni.

Mahjoor Ahmad Lonea, Syed Masood Ahmada, Nguyen Chi Dungb, Chuan-Chou Shenb,Waseem Razaa, Anil Kumara

CSIR-National Geophysical Research Institute, Hyderabad 500007, India
High-Precision Mass Spectrometry and Environment Change Laboratory (HISPEC), Department of Geosciences, National Taiwan University, Taipei 10617, Taiwan, ROC

Riassunto

Un record ad alta risoluzione del monsone estivo indiano (ISM) è generato con una serie temporale δ18O da una stalagmite raccolta dalla grotta Valmiki nel sud dell’India.

StalagmiteVSPM4 stalagmite. La linea nera rappresenta i siti di perforazione per le misurazioni δ18O.

Questo record copre un arco di tempo di circa 1000 anni da 15.700 a 14.700 anni BP, con una risoluzione media del campionamento di ~ 5 anni. La registrazione delle variazione di ampiezza δ18O, riflette i bruschi cambiamenti nell’attività del ISM, durante l’ultima deglaciazione e suggerisce un’età per l’insorgenza della terminazione 1a (T1a) a ~ 14.800 anni BP, nel sub-continente indiano. Queste registrazioni, mostrano segni di forti cambiamenti nel clima tropicale durante l’ultima deglaciazione. La Variabilità, coincide con gli strati di concrezioni di δ18O nel VSPM4, della Cina meridionale, durante la terminazione e suggerisce che queste grotte riflettono le fluttuazioni dell’attività ISM.

La varianza di ampiezza in δ18O rivela una significativa variabilità multidecadale nell’attività del ISM. Le nostre registrazioni rivelano intervalli di forte attività monsonica durante la successiva fase dell’evento di Heinrich 1 (H1) e mostra una sincronia nella variabilità multidecadale tra ISM e il monsone orientale (EAM).

L’analisi spettrale delle serie storiche δ18O in VSPM4 rivela il forcing solare e un forte controllo della circolazione oceanica-atmosferica sulle dinamiche ISM durante l’intervallo di tempo studiato.

 

Fonte : http://hockeyschtick.blogspot.com.au/2014/01/new-paper-finds-another-amplification_26.html

Simone

La rinascita di un atollo nel Pacifico, dopo il devastante tifone

Le immagini mostrano i notevoli cambiamenti che si sono verificati nell’Atollo Nadikdik, nel sud delle Isole Marshall, tra il 1945 e il 2010.

Una nuova ricerca ha dimostrato la rapida rinascita di un atollo del Pacifico devastato da un tifone oltre un secolo fa. Uno studio condotto dell’Università di Auckland e pubblicato sulla rivista Geomorfologia, mette in evidenza come il dinamismo dei sistemi insulari del Pacifico, nel corso di periodi relativamente brevi, sia così veloce. Il dottor Ford Murray ed il professor Paul Kench hanno studiato i cambiamenti che si sono verificati luogo l’atollo di Nadikdik, nel sud delle Isole Marshall, dal 1905, quando grandi sezioni di isole della barriera sono stati distrutti a seguito di un grave tifone. Le immagini aeree dell’isola avevano già mostrato un recupero significativo anche tra la fine della Seconda Guerra mondiale ed il 2010.

Nello spazio di soli 61 anni, un’isola è cresciuta da un deposito embrionale ad una piena isola con vegetazione, mentre un certo numero di isole precedentemente non unite ora formano una sola isola più grande.

“La tempesta, ovviamente, ha generato enormi quantità di sedimenti e ha riversato grandi quantità di coralli sulle isole, che li ha aiutati a ri-organizzarsi”. In effetti, nuove isole erano presenti in tutti i siti precedenti. “Cambiano, si muovono, si spostano – ci sarà un periodo di erosione da una parte ed un periodo di accrescimento dall’altro.”

Il dottor Ford, che ha vissuto nelle Isole Marshall per tre anni, ha detto che i cambiamenti sono stati rapidi e indicano che la formazione corallina dell’isola può avvenire rapidamente.

“L’evidenza suggerisce che, nonostante il tifone si sia verificato più di un secolo prima, l’adeguamento geomorfico delle isole è ancora in corso”, ha detto. “Il messaggio che ognuno di noi deve “portare a casa” è in realtà, che se anche si verifica un grande evento naturale devastante e di grande magnitudo e che è in  grado di distruggere le isole, la natura è in grado di re-impostare una serie di nuovi processi che permette loro di tornare, rinascere”

“Per meglio comprendere la natura complessa e dinamica della formazione dell’isola, gli scienziati sarebbe meglio se cercassero la vera risposta all’innalzamento del livello del mare e al riscaldamento del pianeta”, ha detto.

Questo studio, fa parte di un più ampio lavoro dall’università, che studia la geomorfologia delle isole del Pacifico.

 Fonte : http://www.nzherald.co.nz/nz/news/article.cfm?c_id=1&objectid=11206600

Simone

La mancanza dei monsoni che portò “all’anno senza estate”

Sommario : “….Perché le fredde e piovose estati in Europa seguono intense eruzioni vulcaniche ai tropici ? Un gruppo di ricerca potrebbe aver trovato la risposta: le emissioni vulcaniche nel blocco atmosferico possono influenzare la quantità di precipitazioni in altre parti del mondo….”

Intense eruzioni vulcaniche nei tropici portano ad un indebolimento dei monsoni e all’ulteriore risultato di estati più piovose in alcune parti d’Europa (vedi la figura schematica).

Credit: Stefan Brönnimann – Università di Berna-

Martin Wegmann, Stefan Brönnimann, Jonas Bhend, Jörg Franke, Doris Folini, Martin Wild, Jürg Luterbacher. Volcanic influence on European summer precipitation through monsoons: Possible cause for “Years Without a Summer”. Journal of Climate, 2014; 140211144028000 Doi: 10.1175/JCLI-D-13-00524.1

I documenti storici dimostrano che forti eruzioni vulcaniche nei tropici sono spesso seguite da estati fredde e piovose in Europa centrale. Questi “anni senza estate” portano spesso a carestie catastrofiche, l’ultima volta nel 1816, dopo l’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia quando in Svizzera molte persone morirono di fame. Anche se è noto che le eruzioni vulcaniche portano ad un raffreddamento del clima, finora è stata poco chiara la provenienza del supplemento delle precipitazioni piovose.

Uno studio recentemente pubblicato dal team internazionale del Centro Oeschger per la Ricerca sui Cambiamenti Climatici presso l’Università di Berna porta alla luce questo problema: “Crediamo che le oscillazioni del monsone africano possono essere responsabili per le estati piovose europee”, afferma Stefan Brönnimann, ricercatore principale dello studio del Oeschger center.

Meno luce solare permette lo spostamento delle zone di precipitazione

Brönnimann e il suo team sono alla ricerca degli effetti di 14 intense eruzioni tropicali degli ultimi 400 anni sul clima di Europa e nelle regioni monsoniche. Le eruzioni possono iniettare grandi quantità di aerosol (cenere vulcanica) nella stratosfera, dove queste particelle microscopiche riflettono la luce solare in arrivo. La radiazione solare in arrivo diminuita a seguito delle eruzioni vulcaniche porta ad un raffreddamento che è più pronunciato sui continenti sopra l’oceano. Come risultato, i monsoni estivi in ​​Africa e in Asia si indeboliscono.

Secondo lo studio, questo porta non solo alla siccità nel Sahel, ma anche ad uno spostamento verso sud dei sistemi di bassa pressione atlantica con la formazione di maggiori temporali. Questo processo può, a sua volta, spiegare l’aumento delle precipitazioni nella parte sud dell’Europa centrale e il Mediterraneo settentrionale, che ha caratterizzato il caso dell’anno 1816.

Le eruzioni vulcaniche minacciano la sicurezza alimentare

Lo studio dimostra, ancora una volta, come le regioni separate da grandi distanze si possono influenzare a vicenda climaticamente“, dice Stefan Brönnimann. I risultati dello studio hanno quindi una rilevanza molto pratica per oggi e come ricercatore afferma: “i regimi delle precipitazioni cicliche come i monsoni sono importanti per la sicurezza alimentare in molte parti del mondo. Anche se le grandi eruzioni vulcaniche sono piuttosto rare, ci aiutano a capire meglio i sistemi monsonici.

Come notato da Brönnimann, una migliore comprensione della connessione tra le eruzioni vulcaniche e le precipitazioni può anche rivelarsi utili nella lotta contro il cambiamento climatico. Il suggerimento di rallentare il riscaldamento utilizzando le cosiddette tecniche di geoingegneria – per esempio iniettando artificialmente particelle nella stratosfera che riflettono la luce del sole – può essere visto sotto una nuova luce, in quanto anche questo potrebbe influenzare i sistemi monsonici.

Fonte :  http://www.sciencedaily.com/releases/2014/02/140213103405.htm

Simone

Nuove ricerche trovano un altro meccanismo di amplificazione con cui il Sole controlla il clima

Un nuovo documento pubblicato nel Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics trova ulteriori prove dei meccanismi di amplificazione solari con cui il Sole controlla il cambiamento climatico. Secondo gli autori, i cambiamenti nell’attività solare influenzano i  raggi cosmici e la distribuzione di energia solare tra i diversi strati dell’atmosfera [stratosfera e troposfera]. Questo poi si traduce nell’ordine di tre effetti sulle oscillazioni atmosferiche naturali come il Southern Oscillation, North Atlantic Oscillation, Scandinavian Pattern e il Quasi Biennial Oscillation (QBO). Queste oscillazioni atmosferiche a loro volta hanno effetti globali sul cambiamento climatico.

Contrariamente alle affermazioni degli allarmisti climatici, gli autori mostrano che tra il 1960 ed il 2003 l’andamento dell’attività geomagnetica solare era alto, che a sua volta ha ridotto i raggi cosmici e la formazione delle nuvole, che conduce al ben noto “global brightening” di quest’ultimo 20° secolo, amplificazione di energia solare sulla superficie terrestre e riscaldamento, e il cambiamento nella distribuzione dell’energia con più calore nella troposfera e meno nella stratosfera. Gli allarmisti del riscaldamento globale sostengono che il modello delle temperature crescenti in troposfera e in diminuzione in stratosfera è un’impronta digitale del riscaldamento globale causato dall’uomo, ma questo lavoro dimostra che i meccanismi di amplificazione solari, invece, possono spiegare questo stesso modello.

Figura n°1

Fig. 1: Medie annue per tutti i dati inclusi nell’analisi. CR = raggi cosmici, Ap = indice di attività geomagnetica solare, UV = raggi ultravioletti [che diminuiscono durante i massimi solari], SOI = Southern Oscillation Index, pnai = Pacific North American teleconnection, SPI = Scandinavian Pattern, Naoi = North Atlantic Oscillation Index, Temp tropo = temperature troposferiche STRATO = temperature stratosferiche.

Figura n°2

Fig. 2: Coefficienti di correlazione tra le anomalie delle temperature medie emisferiche a livello della troposfera e della stratosfera, per l’intero emisfero settentrionale e per le latitudini extratropicali. Le correlazioni sono calcolate per l’intera serie (Ann), per anni con QBO occidentale (QBOW), per anni con QBO orientale (QBOE), anni minimi solari (sm) e gli anni di massimo solare (SM). Correlazioni per l’intero anno (A) e tutte le stagioni: inverno (W), primavera (Sp), estate (Su), autunno (F).

Possibili effetti tra teleconnessioni atmosferiche e la variabilità solare sulle temperature della troposfera e della stratosfera nell’emisfero settentrionale

Astratto

Sono descritte le possibili relazioni tra le temperature nella troposfera e nella stratosfera nell’emisfero settentrionale e le oscillazioni atmosferiche, solari e l’attività geomagnetica, con analisi correlate. Viene esaminata la dipendenza delle correlazioni tra le stagioni, il livello di attività solare e la fase della Quasi Biennial Oscillation (QBO). Un dato importante è che la variabilità della temperatura troposferica emisferica è ben collegata con lo Scandinavian Pattern, il Pacific North American teleconnection e meno con la North Atlantic Oscillation. Vi è anche un possibile collegamento con la Southern Oscillation (SO) per l’inverno. Il flusso solare UV ed il flusso dei raggi cosmici potrebbero influenzare la temperatura troposferica durante le stagioni calde, massimo solare o QBO occidentale. Correlazioni significative tra la temperatura della stratosfera Nord e il SO si osservano soprattutto durante la fase orientale della QBO e il minimo solare. Segnali di variabilità geomagnetica sono visti nella temperatura della stratosfera invernale. La temperatura della stratosfera è correlata con il flusso dei raggi cosmici e dei raggi UV solari a livello annuo al massimo solare e QBO occidentale. L’effetto UV a livello stratosferico è meno chiaro del previsto. L’esistenza di alcune correlazioni tra le temperature stratosferiche / troposferiche e parametri interni ed esterni, in determinate circostanze climatiche e durante le diverse fasi del ciclo solare, potrebbero aiutare a identificare i processi che trasferiscono l’energia dal sole per diversi strati atmosferici e nel valutare il loro ruolo nella variabilità climatica.

Fonte : http://hockeyschtick.blogspot.com.au/2014/01/new-paper-finds-another-amplification.html

 

Simone