Una Nina storica? Forse sì, forse no.

Cos’è la Nina

Da mesi, ormai, nel forum Meteo ricorre una parola: Nina. Forse non è un nome familiare a tutti: si tratta in sostanza di un’anomalia negativa di temperatura che ricorre nell’Oceano Pacifico equatoriale, appena al largo delle coste del Sudamerica, per migliaia di chilometri verso ovest, fino quasi alle coste dell’Australia e della Nuova Guinea. La seguente analisi delle anomalie di temperatura rispetto ad un periodo di riferimento, scelto opportunamente (10 anni almeno), spiega di che cosa si tratti in termini fisici:

 

 

 

Il suo opposto è il Nino, anomalia positiva. Ma ne parleremo quando si verificherà nuovamente, di solito Nino e Nina si alternano, spesso con periodicità circa annuale. Talvolta però (3 volte negli ultimi 60 anni), la periodicità cambia sostanzialmente: ad esempio, ad una Nina può seguire un’altra Nina e magari persino altre due. È proprio quello che si sta verificando ora: la Nina precedente si è conclusa la scorsa primavera e, dopo qualche mese di sostanziale neutralità, è iniziato un altro evento di Nina. In pratica, si può considerare quello in corso come un unico evento, con una breve pausa nel mezzo (primavera-estate 2011), che ha avuto inizio a Maggio 2010 e non si è ancora concluso. Questa è una ragione per cui di questa Nina si parla molto, ma non è l’unica, ce ne sono almeno altre due. Tutte e tre la rendono davvero “speciale”. La prima risiede nella sua intensità. Infatti, si osservi questo grafico:

 

 

L’unità di misura in ordinata è il MEI (Multivariate Enso Index), basato, dice letteralmente il NOAA (l’ente governativo americano di studi oceanici e climatologia) “on the six main observed variables over the tropical Pacific. These six variables are: sea-level pressure (P), zonal (U) and meridional (V) components of the surface wind, sea surface temperature (S), surface air temperature (A), and total cloudiness fraction of the sky (C)” Insomma, non si tratta semplicemente di temperatura, ma di un indice composito, i cui valori tuttavia (curiosamente) non si discostano poi molto dai valori di temperatura.

Il grafico testimonia la forza di questa Nina, rappresentata dall’ultima striscia blu sulla destra. E’ forte tanto quanto quella del 1975 e, almeno finora, poco meno quella del 1955. Ma sembra volerne condividere la durata: quei due eventi durarono ciascuno poco meno di tre anni. Il primo rappresentò in buona misura un cambiamento climatico: dopo gli anni Trenta e Quaranta, relativamente miti, negli anni cinquanta e Sessanta del Ventesimo secolo ci fu un calo delle temperature medie, accompagnato da una maggiore frequenza di inverni rigidi, anche in Europa. Quella Nina ne rappresentò una “spia” e in parte una causa. La Nina del 1975, invece, parve rappresentare il termine di quel periodo: da allora le temperature medie globali ripresero a salire.

 

Nina, PDO e sue peculiarità

Ecco, la Nina attuale è importante perché, forse, rappresenta una nuova svolta, come quella degli anni Cinquanta. Essa è stata accompagnata da un cambio di segno (da + a -) di un altro indice importante, la PDO, analoga come effetti alla Nina (raffredda anch’essa) ma operante su scale temporali ben diverse. Descrivere in dettaglio la PDO non è oggetto di questo articolo; comunque, è la coppia rosso-azzurra sopra la Nina, nell’Oceano Pacifico, nella prima figura. Tuttavia, riporto una frase significativa, riguardante la relazione tra ENSO (ovvero Nina/Nino) e PDO: “….the PDO has a modulating effect on the climate patterns resulting from ENSO. The climate signal of El Niño is likely to be stronger when the PDO is highly positive; conversely the climate signal of La Niña will be stronger when the PDO is highly negative. This does not mean that the PDO physically controls ENSO, but rather that the resulting climate patterns interact with each other.” Insomma, gli effetti della Nina attuale, nonché di quelle future, saranno probabilmente più intensi poiché la PDO è divenuta negativa qualche tempo fa

(fonte: http://ffden-2.phys.uaf.edu/645fall2003_web.dir/Jason_Amundson/enso.htm, Università di Fairbanks, Alaska, facoltà di Fisica). Almeno, questo è quanto gli studi più recenti indicano.

Dunque ora conosciamo almeno quattro ragioni per cui questa Nina è assolutamente degna di nota:

 

1)           è composta da (almeno) due eventi di Nina consecutivi, come nel 1973-1976 e nel 1954-1957;

2)           è intensa come quella degli anni Settanta e poco meno (finora) di quella degli anni Cinquanta;

3)           il ciclo PDO condiziona il ciclo ENSO, ovvero lo modula, come studi recenti hanno evidenziato; in sintesi, in fase PDO+ gli eventi di Nino risultano più intensi; viceversa, durante una fase PDO- gli eventi di Nina risultano a loro volta più intensi;

4)           il ciclo PDO ha una durata piu’ o meno decennale, pertanto è ragionevole supporre che da oggi al 2020 si verificheranno più eventi di Nina e mediamente più intensi rispetto al recente passato, con conseguente riduzione progressiva delle temperature globali.

 

Ma c’è almeno un’altra ragione, per ora solo probabile, per la quale questa Nina potrebbe divenire “storica”: le previsioni NOAA (in passato rivelatesi le più attendibili, sebbene un po’ approssimate per eccesso) per i prossimi mesi disegnano scenari da record.

A tale proposito, si osservino i seguenti due grafici:

Il primo è il più recente modello di previsione del NOAA, il secondo è quello “storico”. Entrambi si riferiscono alla zona 3.4, il cuore dell’ENSO (della Nina, in tal caso), nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico.

La linea nera continua testimonia le anomalie effettive di temperatura, quella tratteggiata le previsioni. Le altre linee costituiscono i vari “membri” previsionali. Si tratta infatti di una “ensemble”, ovvero la linea tratteggiata in grassetto è il risultato di una “famiglia” di previsioni, ciascuna ottenuta cambiando leggermente i  parametri in gioco.

In ogni caso, entrambi i modelli testimoniano di un evento di Nina che potrebbe essere epocale.

 

Gli effetti della Nina 

Un possibile evento epocale, dunque, mai visto negli ultimi 60 anni e forse persino oltre. Roba da brividi, e letteralmente da brividi, visto che l’effetto più noto della Nina è quello di abbassare le temperature del nostro pianeta. Va bene, ma di quanto? Beh, la prima parte della Nina attuale, quella conclusa la scorsa primavera, ha ridotto le temperature di circa mezzo grado. Questa seconda parte potrebbe fare persino di più.

La Nina però ha anche effetti specifici, diversi in zone diverse del nostro pianeta: ad esempio compatta e rafforza il Vortice Polare, ma favorisce lo spostamento dell’anticiclone delle Aleutine a ridosso delle coste nordamericane dell’Oceano Pacifico, rendendo probabili discese fredde sul suo bordo orientale, in inverno. In Europa produce quello che stiamo osservando da molti mesi ormai, perlomeno dal mese di gennaio: ostinata persistenza dell’alta pressione, estrema difficoltà da parte delle perturbazioni atlantiche di aprirsi la strada verso il Mediterraneo. Dunque siccità, anche temperature sopramedia ma soprattutto forti escursioni termiche man mano che la stagione avanza e le notti si allungano. E poi, man mano che la Nina (come pare) crescerà, che cosa dovremo attenderci? L’abbiamo già visto in un articolo pubblicato qualche giorno addietro, qui: http://daltonsminima.altervista.org/?p=16413 non aggiungo altro, è già tutto scritto, sono conclusioni tratte dalla storia degli eventi di Nina dei decenni passati.

 

Per concludere, quanto detto a proposito delle previsioni NOAA sottintende che queste siano sostanzialmente corrette. L’anno scorso, come accennato prima, sovrastimarono un po l’intensità della Nina al suo massimo. Ma sarà così anche stavolta? Lo vedremo, mese dopo mese. Non perdetevi il prossimo aggiornamento!

 

Infine, un doveroso ringraziamento a Giorgio per aver rivisto attentamente l’articolo ed avermi segnalato errori e possibili miglioramenti di merito.

 

FabioDue

68 pensieri su “Una Nina storica? Forse sì, forse no.

  1. ottimo articolo.

    Peccato che disegni i contorni di un brutto quadro, almeno per quelli che come me vivono al nord dove la scarsità di precipitazioni comincia a preoccupare.
    I laghi sono sotto di almeno un metro senza considerare i fiumi dove scorre un rivolo d’acqua.

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  2. @Paolo
    Mi dispiace 😀 di essere così brutalmente pessimista, ma i dati al momento dicono questo. Posso però sbagliarmi e sarei davvero curioso di vedere quale fattore smentisse questa linea di tendenza.

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  3. Complimentoni per l’articolo Fabio!

    Allora vediamo un pò…da che ne so io se veramente la PDO sta cambiano di segno, anch’essa è molto importante per gli inverni europei…

    senza poi contare la QBO che dovrebbe anch’essa virare al negativo col progredire della stagione…è chiaro cmq che una nina soprattutto strong nn favorisce come avete più volte rimarcato te E Giorgio, degli inverni buoni per il comparto mediterraneo, a causa appunto del ricompattamento eccessivo del VP,almeno così dice la nostra storia meteoclimatica!

    Ma quello che voglio dire, è che con la meteo nn si possono mai avere certezze, diciamo che nn partiamo col massimo degli indici teleconnettivi, ma poi ogni stagione fa storia a sè…

    ecco a tal proposito un commento di un forumista molto preparato del mtg che ho già postato gioni fa nella sezione meteo sulle possibili sorti del prossimo inveno:

    ““Comunque il gioco e’ un gioco xche’ ho gia detto altre volte che non ritengo che un secondo anno di Nina sia uguale a un primo anno e 99 e 2008 sono due primi anni Nina …. gli altri due devo controllare.

    La NAO mostra due anni con NAO – e 2 con NAO lievemente positiva, quindi non e’ la media che conta e’ il ventaglio di possibilita’ e tra quelle c’e’ il 1963 e il 2008.
    Minch…ia !!! 62 e 67 sono due anni che NON venivano da Nino come invece 1998 e 2007, venivano da situazione fredda ma non Nina. Andavano verso situazione fredda, Nina debole, entrambi.

    La MEI e la PDO sono certamente + adatte quelle del 1962 e 67:

    mei-inv.JPG
    pdo-inv.JPG

    Certo, ci sono delle differenze sulla entita’ della Nina passata, + forte quest’anno e quella “probabile” il prox inverno, piu’ forte di quelle del 62/3 e 67/8.

    Se le linee pressioni tropicali dovessero agire sull’atmosfera in modo simile, c’e’ da aspettarsi oltre che NAO nettamente negativa anche una AO negativa (-1,9 il 63, -1 il 6. Il che porterebbe ad un Inverno POTENZIALMENTE fortissimo sull’Italia e l’Europa …. con GPT certamente superiori a quelli di quei due anni ma su linee simili:

    1963-68.png

    SE invece dovessi sbagliarmi sull’impostazione “storica” dell’anno (fase fredda inv precedente, fase fredda inverno successivo) e dovesse prevalere l’aspetto teleconnettivo “del momento”, cioe’ verso Nina medio-forte, con QBO negativa, NAO di ottobre positiva, MEI negativa a ottobre, allora si avrebbero:
    – AO positiva
    – NAO leggermente positiva

    Ne deriverebbe un Inverno piu’ “secco” e probabilmente meno freddo (comunque prevalenza orientale quindi l’aspetto termico potrebbe essere anche inferiore alla prima ipotesi, dipende dalle focalizzazioni medie dei cicloni europei)”

    Infine, siamo sicuri che la pdo sta cambiando di segno, od addirittura l’ha già fatto?

    Simon

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  4. e la QBO a 50 hpa riuscirà a virare in negativo, perchè sto leggendo nei vari siti e sembrerebbe esserci confusione su questo fatto…

    se la rissposta è SI, allora qualche buona in carta in mano ce l’abbiamo, nn trovate?

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  5. FabioDue :
    @Paolo
    Mi dispiace di essere così brutalmente pessimista, ma i dati al momento dicono questo. Posso però sbagliarmi e sarei davvero curioso di vedere quale fattore smentisse questa linea di tendenza.

    Come dicevano i vecchi una volta : al temp e l’cu l’fa me n’ga voia lu…..
    ( il tempo e il c..o fanno come voglion loro…)

    L’ imprevisto c’ e’ sempre e… Per le nostre terre di nord ovest speriamo davvero che sia cosi’

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  6. Scusate la domanda che potrà sembrare stupida. Secondo voi il canale di Panama puo’ aver influito in qualche misura sui meccanismi oceanici visto che collega con una sottile linea i due oceani? So che si tratta di una pulce in confronto all’ elefante ma secondo voi i modelli tengono presente questa piccola variabile?
    Grazie.

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  7. Gianluigi :

    Scusate la domanda che potrà sembrare stupida. Secondo voi il canale di Panama puo’ aver influito in qualche misura sui meccanismi oceanici visto che collega con una sottile linea i due oceani? So che si tratta di una pulce in confronto all’ elefante ma secondo voi i modelli tengono presente questa piccola variabile?
    Grazie.

    OT: chiedo scusa a Fabiodue.
    Non dovrei rispondere a questa domanda … mi viene un pò da ridere :-).
    La risposta comunque é sì perché se il canale di Panama fosse in grado di mettere in comunicazioni grandi masse d’ acqua tra i due oceani la variazione di temperatura sarebbe rilevata dai satelliti…
    P.S. Non so perché ma mi viene in mente la storia del Passo del Turchino.

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  8. mmm…il MCD è il sole credo. Che regola con la sua attività la grande circolazione atmosferica. Almeno credo.

    Gianluigi, secondo me è così piccolo in confronto alle due masse d’acqua che non penso vada ad incidere in qualche modo.

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  9. @Paolo

    il minimo comune denominatore (MCD) sono i cicli solari….. con un volano termico di circa di 5- 6 anni dovuto agli oceani nel senso bisogna aspettare un po di tempo che gli oceani perdano il calore accumunato per ved4ere l’azione di diversi cicli solari deboli. 🙂

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  10. poi c’è ildiscorso dei raggi cosmici e della formazione di nubi (effetto albedo) che sono correllati anch’ essi all’attività solare

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  11. Per la cronaca, le previsioni sulla Nina, lo scorso autunno, prospettavano anomalie di temperatura fino a -3 gradi in inverno. Poi, in effetti, si andò poco oltre i -1,5 gradi. Spero che nel frattempo il NOAA abbia tarato il suo modello di previsione (anche se ha fatto di più: ne ha sfornato uno nuovo, affiancandolo al vecchio), altrimenti potremmo trovarci di nuovo punto e a capo.

    So bene che Giorgio dissente, ed ha le sue ragioni, ma a me il trend di progressione della Nina, quest’anno, più che mai fa pensare ad una possibile sovrastima delle previsioni. Lieto di sbagliarmi naturalmente, non mi dispiacerebbe assistere ad un evento storico (tale sarebbe di certo una Nina con anomalie fino a -3 gradi, mai viste almeno dal 1870), però non posso far finta di niente, per ora non mi pare stiamo andando in quella direzione.

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  12. Inoltre, volevo rendere l’idea che un fenomeno lontano e apparentemente astruso come la Nina (o il Nino) ha effetti ben precisi e riconoscibili sul clima e persino sul tempo quotidiano del nostro Paese, specie se supera una certa forza.

    Infine, se è vero che la Nina del 2010-2011 ha raffreddato di un po il nostro pianeta, ad onor del vero in estate le temperature sono un pochino risalite.
    Questo mi fa pensare all’effetto di un condizionatore, che raffredda una stanza, ma quando lo spengo, se i muri sono ancora caldi l’aria della stanza si riscalda nuovamente. Ecco, mi fa pensare che da qualche parte negli oceani ci sia ancora del calore in eccesso da smaltire, visto che il Sole in teoria non dovrebbe più fornire in eccesso (come invece ha fatto negli ultimi 70 anni).

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  13. ice2020 :Fabio, nn rispondi alle mie domande sulla pdo e sulla qbo?
    Grazie , Simon

    sulla PDO direi che risponde la tabella seguente:
    http://www.nwfsc.noaa.gov/research/divisions/fed/oeip/ca-pdo.cfm
    è solo uno dei tanti grafici disponibili in rete (c’è anche una tabella su uno dei siti del NOAA, con i valori numerici) che testimoniano come la PDO abbia già cambiato segno, in questi ultimi anni. Che poi il cambiamento sia duraturo, lo vedremo.

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  14. ice2020 :Fabio, nn rispondi alle mie domande sulla pdo e sulla qbo?
    Grazie , Simon

    Per quanto riguarda la QBO, sappiamo quanto sia importante la sua combinazione con il minimo solare, se ricordi un articolo pubblicato qui mesi fa insieme a Riccardo.

    Gli indici come NAO, AO non vanno sopravvalutati, lo sappiamo, sono misure della situazione esistente (la disposizione di alte e basse pressioni attorno al nostro continente), non di fenomeni che influenzano il clima, come lo è invece la QBO.

    Sull’inverno non mi sbilancio.
    Mi limito ad osservare che con una Nina forte (come l’anno scorso, o anche di più), storicamente non ce n’è mai stato per nessuno: alta pressione distesa sul Mediterraneo e tanti saluti a tutto il resto.
    Piuttosto mi chiedo: quale fattore, finora non considerato, potrebbe controbilanciare una Nina forte e provocare ad esempio un evento gelido memorabile come quello del febbraio 1956? Sinceramente confesso che non lo so; credo però che Giorgio abbia un’idea in proposito.

    Se però la Nina non fosse forte, cioè ad esempio si mantenesse più o meno come è adesso, beh allora si riaprirebbero i giochi invernali 🙂

    Ti ho risposto, Simon?

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  15. ice2020 :e la QBO a 50 hpa riuscirà a virare in negativo, perchè sto leggendo nei vari siti e sembrerebbe esserci confusione su questo fatto…
    se la rissposta è SI, allora qualche buona in carta in mano ce l’abbiamo, nn trovate?

    Riuscirà sì, prima o poi, storicamente l’ha sempre fatto, dopo un po: guardate questa tabella
    http://www.cpc.ncep.noaa.gov/data/indices/qbo.u50.index
    Certo, andrebbe confrontata con quest’altra tabella (non ho finora trovato dei grafici di confronto)
    http://www.cpc.ncep.noaa.gov/data/indices/qbo.u30.index
    però già guardando la prima si capisce che, tranne qualche piccolo sussulto, quando la QBO sale, sale senza esitazioni, e quando scende, scende. Ebbene, a settembre ha probabilmente raggiunto il massimo positivo e storicamente occorrono mesi prima che diventi negativa.

    Ecco, quindi il problema è QUANDO diventerà negativa. In inverno, o in primavera? Non lo sappiamo e la differenza non è irrilevante…..

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  16. FabioDue :

    Inoltre, volevo rendere l’idea che un fenomeno lontano e apparentemente astruso come la Nina (o il Nino) ha effetti ben precisi e riconoscibili sul clima e persino sul tempo quotidiano del nostro Paese, specie se supera una certa forza.

    Infine, se è vero che la Nina del 2010-2011 ha raffreddato di un po il nostro pianeta, ad onor del vero in estate le temperature sono un pochino risalite. Questo mi fa pensare all’effetto di un condizionatore, che raffredda una stanza, ma quando lo spengo, se i muri sono ancora caldi l’aria della stanza si riscalda nuovamente. Ecco, mi fa pensare che da qualche parte negli oceani ci sia ancora del calore in eccesso da smaltire, visto che il Sole in teoria non dovrebbe più fornire in eccesso (come invece ha fatto negli ultimi 70 anni).

    Da quello che sembra é che si sia surriscaldato l’ Artico e la riduzione dei ghiacci artici sembra la prova più evidente. Il problema é che nell’ unica apertura decente verso gli altri oceani é la Nord atlantica e lì arriva la potente corrente del golfo, che continua a scaldare. Insomma finché non si raffredda anche l’Atlantico rimarremo in questa situazione … Il pentolone dei Caraibi fa venire la febbre al nostro pianeta. Bisognerebbe studiarsi la meteorologia del Golfo del Messico per riuscire a capire quali evoluzioni ci possono essere. Se lì é sempre sereno e il collettore solare continua pompare ci sono poche speranze che cambi qualcosa.

      (Quote)  (Reply)

  17. FabioDue :

    ice2020 :Fabio, nn rispondi alle mie domande sulla pdo e sulla qbo?
    Grazie , Simon

    Per quanto riguarda la QBO, sappiamo quanto sia importante la sua combinazione con il minimo solare, se ricordi un articolo pubblicato qui mesi fa insieme a Riccardo.
    Gli indici come NAO, AO non vanno sopravvalutati, lo sappiamo, sono misure della situazione esistente (la disposizione di alte e basse pressioni attorno al nostro continente), non di fenomeni che influenzano il clima, come lo è invece la QBO.
    Sull’inverno non mi sbilancio.
    Mi limito ad osservare che con una Nina forte (come l’anno scorso, o anche di più), storicamente non ce n’è mai stato per nessuno: alta pressione distesa sul Mediterraneo e tanti saluti a tutto il resto.
    Piuttosto mi chiedo: quale fattore, finora non considerato, potrebbe controbilanciare una Nina forte e provocare ad esempio un evento gelido memorabile come quello del febbraio 1956? Sinceramente confesso che non lo so; credo però che Giorgio abbia un’idea in proposito.
    Se però la Nina non fosse forte, cioè ad esempio si mantenesse più o meno come è adesso, beh allora si riaprirebbero i giochi invernali
    Ti ho risposto, Simon?

    Si grazie Fabio…da quel che ho sempre letto in giro, il 56 fu un anno a sè, incredibilmente eccezionale, direi quasi iripetbile, dico quasi perchè la natura fa poi come gli pare…aspetto allora qualche delucidazione da parte di Giorgio sul 56,,,

    ciao e grazie ancora….

    Simon

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  18. In conclusione, dobbiamo augurarci che la QBO diventi negativa nel più breve tempo possibile e che la nina nn arrivi a livelli “monstre” come mostrano attualmente le proiezioni…o che al limite ritardi il suo picco negativo ora visto in gennaio avanzato…
    Ciao

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