Archivi giornalieri: 25 Marzo 2009

Metodo di previsione della futura attività solare del Dr. Mausumi Dikpati del National Center for Atmospheric Research (NCAR)

Qualche giorno fa vi ho proposto un articolo nel quale ho riportato ed analizzato dati e metodo di previsione della futura attività solare, usati dal Dr. David Hathaway, aggiungendo agli stessi i dati rilevati di alcuni parametri solari ottenuti grazie alle misurazioni fatte dal satellite Ulisse. Nel seguente articolo vi riporto il metodo di previsione della futura attività solare usato dal team di scienziati del NCAR guidato dal DR. Mausumi Dikpati, anche questa volta ci spostiamo di qualche anno indietro e precisamente al 6 Marzo del 2006, data di pubblicazione dei risultati di ricerca e della relativa previsione dell’attività solare del ciclo solare 24°. Anche il team di scienziati del NCAR,guidati dal Dr. Mausumi Dikpati,basa il proprio metodo di previsione sulla correlazione fra la circolazione interna del sole, il nastro trasportatore, ed il movimento di deriva in superficie delle macchie solari. Al NCAR hanno provveduto allo sviluppo di un innovativo modello informatico di previsione della futura attività solare,lo hanno testato,simulando delle previsioni, inizializzandolo con i dati degli ultimi 8/12 cicli solari, ottenendo risultati molto vicini ai dati osservati, il che li ha portati a dichiarare di avere a disposizione uno strumento di previsione molto valido. Dato l’esito positivo dei test di prova il modello è stato usato per la previsione dell’attività solare del ciclo 24 fornendo i seguenti risultati:

Attività solare del 24° ciclo superiore del 30/50% rispetto al precedente;

Inizio del 24° ciclo solare non più tardi del periodo compreso fra la fine del 2007 e l’inizio del 2008.

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Al seguente link http://www.docstoc.com/docs/document-preview.aspx?doc_id=5058586 troverete una lunga e dettagliata descrizione del lavoro di ricerca, dei dati usati e dei risultati ai quali sono giunti i ricercatori del NCAR.

A dadi fermi possiamo asserire che il sole ha provveduto a smentire e smontare la previsione fatta dagli scienziati del NCAR per il ciclo solare 24°, eppure loro la ritenevano affidabile, avevano fatto vari test di prova all’innovativo modello di previsione, ma con quali e quanti dati?

Qui iniziano le dolenti note ed è qui che mi perdo nel ragionamento, in quanto non riesco ad immaginare come scienziati di tale calibro si siano potuti fidare di test di prova che, anche se numericamente possono essere stati rilevanti, sono stati fatti con una serie di dati riferiti solo a 8/12 cicli solari precedenti. In pratica si sono usati dati che partono dal ciclo solare 14° o al massimo 12°, anni rispettivamente di riferimento inizi del 1900, 1876/1880.

Parliamo di una serie di dati che ricopre un arco temporale di circa 130 anni, che se paragonati all’ età del sole sono meno che un inezia, ovviamente è impossibile conoscere la totalità dei dati di miliardi di anni e anche se fosse possibile non si finirebbe mai di fare test di prova.

E’ altresì vero che dati certi,andando ancora più indietro nel tempo non sono facilmente reperibili, almeno quelli che riguardano le osservazioni dirette delle macchie solari,esistono però serie storiche di dati ricostruite grazie ai “proxy data”. Non sarebbe stato più opportuno testare il modello di previsione anche con questi ultimi ?

Altra considerazione da farsi è che il modello è stato inizializzato, con particolare riferimento agli ultimi settanta anni, con serie di dati che “appartengono” a cicli solari che hanno mostrato un’intensa attività, che la comunità scientifica ha dichiarato essere la più intensa degli ultimi mille anni,arco temporale che poi è stato ampliato ad 8000 anni come potete leggere da ciò che ho estrapolato dal seguente link:

http://www.nature.com/nature/journal/v431/n7012/abs/nature02995.html

“According to our reconstruction, the level of solar activity during the past 70 years is exceptional, and the previous period of equally high activity occurred more than 8,000 years ago.”

Appare evidente che per classificare in tal modo l’intensità dell’ attività solare, si è fatto uso delle serie dati indirette,ottenute grazie allo studio dei “proxy data”, dati poi non utilizzati per testare il modello di previsione.

Tenendo ben presente quanto fin’ora analizzato, vi chiedo a quale risultato si può arrivare testando un modello con una breve serie di dati, per di più ricavati da cicli solari molto intensi(in percentuale più del 50% dei dati fanno riferimento a cicli solari molto intensi) ?

Sempre dal precedente link riportatovi si legge: Here we report a reconstruction of the sunspot number covering the past 11,400 years”

Abbiamo una serie di dati inerenti l’attività solare, che anche se ricostruiti e non direttamente osservati, ricoprono un arco temporale di 11.400 anni. Forse sarebbe stato improponibile usarli tutti per eseguire i test di prova al modello, ma almeno una parte di tali dati doveva essere usata comunque, ci sarebbe voluto più tempo per i test ma forse il risultato finale sarebbe stato migliore.

Mi potreste contestare che trattandosi di dati ricostruiti e non di diretta osservazione non sarebbero da ritenersi del tutto affidabili.

Ma tale possibile contestazione trova la risposta nelle dichiarazione fatte proprio dal Dr. David Hathaway e dal Dr. Mausumi Dikpati, dato che ci hanno ampiamente spiegato la diretta correlazione fra il movimento del nastro trasportatore e quello di deriva delle macchie solari.

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This graphic shows how magnetic fields are recycled to produce sunspots within the solar convection zone (the top 30% of the solar interior, shown in white, surrounding the radiative core, in orange). Because the sun rotates faster at the equator than the poles, the north-south (poloidal) magnetic field (a) gets twisted into an east-west (toroidal) field (b). Pockets of enhanced toroidal field rise to the surface, twisting in the process, and emerge to create sunspots (c, upper right). Magnetic flux emerges and spreads outward as the spots decay. Panels (d) and (e) show the conveyor belt of plasma flow (yellow) carrying the surface magnetic flux toward the poles—reversing the polar field—and eventually downward and back toward the equator. New sunspots eventually form in the poloidal field (f), which is now reversed from that in (a). (Figure by Mausumi Dikpati, NCAR.)

Quindi anche se ci troviamo al cospetto di serie di dati ricostruite, dalle stesse si può risalire comunque al numero delle regioni attive presenti sul disco solare ed alle relative macchie solari che le contraddistinguono; in base a queste ed al loro presunto movimento di deriva (come sappiamo una macchia solare o gruppi di macchie, hanno un piccolo ciclo vitale che va dalla loro comparsa alla loro fase di decadimento, l’arco temporale di tale ciclo può variare da qualche giorno ad alcune settimane) possiamo risalire con un procedimento inverso a quello che poteva essere il valore della velocità del nastro trasportatore.

Come potete constatare si potrebbero avere tutti quei dati necessari ad inizializzare il modello di previsione del NCAR per ottenere risultati più attendibili , ma a questo punto mi e vi chiedo se sono io che ho osato troppo nel proporre tale analisi dei fatti o sono loro che hanno osato poco?

Fonte: http://www.ucar.edu/news/releases/2006/sunspot.shtml

Scritto da Antonio Marino