Archivio mensile:Giugno 2014

Rubrica meteo-climatica Giugno

Introduzione

La prima parte della Rubrica riporta le previsioni e le tendenze meteo-climatiche per i giorni e le settimane successivi alla pubblicazione della Rubrica. La seconda parte riassume e commenta i principali indici climatici e contiene anche qualche considerazione circa le prossime stagioni primaverile ed estiva.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

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Dalla Primavera all’estate – riepilogo

Dopo un inverno mite e assai piovoso (e nevoso in montagna), la primavera si è rivelata anch’essa piuttosto mite, sia pure a fasi alterne. L’estate è iniziata subito con una netta alternanza tra figure opposte: da una parte l’anticiclone africano, che ci ha già fatti più volte sudare; in contrapposizione, abbiamo assistito già a due discese di aria fresca di origine artica, che hanno favorito lo sviluppo di numerosi temporali, anche forti.

 

I prossimi giorni

E’ in corso una nuova ondata di caldo africano, che sta interessando essenzialmente il Centro-Sud e le Isole, in seguito alla presenza di una “lacuna barica” (soprattutto in quota) al largo delle coste spagnole e portoghesi. Il Nord invece si trova ai margini della calura e più esposto ad infiltrazioni instabili di origine atlantica. Queste ultime avranno presto il sopravvento e costringeranno il caldo africano al ritiro, almeno temporaneo, verso sudest.

Di seguito è riportata la previsione GFS per le ore centrali di martedì 1 luglio relativa alla pressione al suolo ed in quota:

SLP

Nell’immagine si nota l’assenza di una figura dominante: l’Anticiclone delle Azzorre è molto defilato in Atlantico; ciò favorisce l’ingresso di correnti africane, ma non così intense da spingersi oltre il Mediterraneo, anche per l’assenza di una persistente “lacuna barica” spagnolo-portoghese; inoltre, è aperta la porta per infiltrazioni umide e fresche da nord. In sostanza, il quadro non depone a favore di una stabilità duratura sull’Italia.

In effetti, dopo una rapida avvezione calda africana, da lunedì il caldo verrà scacciato verso sud. Ma pare tornerà nella seconda metà della settimana, tra il 3 ed il 4 luglio, ancora una volta soprattutto al Centro ed al Sud. Potrebbe restare fino all’inizio della settimana successiva, quando potrebbe venire scacciata da un’incisiva depressione nord atlantica.

 

Possibile evoluzione successiva (Luglio)

GFS ed il suo ensemble (GENS) lasciano intendere che luglio prosegua più o meno come Giugno, ovvero con un’alternanza tra fiammate calde africane, soprattutto al Centro-Sud, scacciate poi da infiltrazioni fresche e instabili più o meno consistenti. Tale evoluzione è coerente con l’andamento degli indici AO e NAO, previsti prossimi alla neutralità ancora per qualche settimana, e con la sostanziale assenza di una “lacuna barica” permanente (almeno fino a quando le temperature superficiali in Atlantico non mostreranno anomalie negative nei pressi delle coste iberiche o marocchine). In ogni caso, al momento non si prospetta per l’Italia un’estate “classica” da un punto di vista della distribuzione della pressione, a causa della latitanza dell’Anticiclone delle Azzorre. Se confermato, si tratterebbe comunque di un andamento “dinamico” dell’estate abbastanza sorprendente e poco “estivo” anzi più primaverile, a parte il quadro termico pienamente estivo.

Ad oggi non è possibile dire di più. Visitate comunque la sezione Meteo del blog, per gli aggiornamenti successivi.

 

Gli indici meteo-climatici: i valori del mese precedente

Di seguito si riportano i valori del mese di Maggio, quelli più recenti disponibili. Tra parentesi sono riportati i valori di Aprile.

  1. ENSO (El Niño Southern Oscillation, MEI index): (+0,152) +0,932
  2. PDO (Pacific Decadal Oscillation): (+1,13) +1,80
  3. AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (-0,071) +0,021
  4. QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (+7,1) -2,81
  5. QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (+9,7) +10,09
  6. MJO (Madden-Julian Oscillation): non rilevato in estate

 

Commento indici

1. l’ENSO dopo un anno e mezzo (autunno 2012-primavera 2014) di sostanziale neutralità, è tornato ad essere positivo. Le previsioni NOAA per i prossimi mesi confermano e anzi rafforzano tale scenario, prospettando un Nino di intensità moderata durante il prossimo autunno e inverno. Tuttavia permangono due incognite: la dispersione dei membri previsionali resta elevata e rende la previsione ancora incerta; inoltre, occorre verificare il comportamento dell’indice PDO nei prossimi mesi. Se tornerà in territorio negativo entro l’estate, come è ragionevole attendersi, indebolirà il Nino. Per verificare l’attendibilità delle previsioni, è possibile esaminare le anomalie sottosuperficiali di temperatura. Esse possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà effettivamente nel prossimo futuro all’ENSO. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

ST Subsurface

Dopo una costante alternanza di anomalie positive e negative, per quasi un anno e mezzo, le anomalie positive hanno decisamente preso il sopravvento, emergendo almeno in parte in tutto il comparto oceanico centro-orientale.

In sostanza, la rilevazione conferma le previsioni NOAA circa la progressione dell’episodio di Nino ormai avviato.

Si nota tuttavia che sotto le rilevanti anomalie positive, ormai in prossimità della superficie, una vasta zona di neutralità e deboli anomalie negative, forse il segnale di una futura evoluzione di segno diverso.

Anche le anomalie superficiali ENSO hanno mostrato a lungo un’alternanza di deboli anomalie di segno opposto, ma ormai il quadro è cambiato. Anche nell’Oceano Atlantico, nell’emisfero settentrionale, si mostra un’analoga alternanza, sebbene disposta a fasce lungo i paralleli.

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/

SST

L’Oceano Pacifico equatoriale è ormai interamente dominato da anomalie positive in rafforzamento, almeno temporaneo. A nord prevalgono le anomalie positive, almeno per il momento, mentre a sud perdurano vaste anomalie negative. La persistente anomalia negativa tra il Nordamerica e l’Europa Occidentale, proprio su una parte del percorso della Corrente del Golfo alle nostre latitudini, non accenna a scomparire. Per ora, per fortuna, non si è sviluppata alcuna consistente anomalia tra le coste portoghesi, spagnole e marocchine, tale da favorire una “lacuna barica” permanente in zona e ripetute forti ondate di calore verso l’Italia. Il Mediterraneo si sta decisamente scaldando, specie nel comparto occidentale.

2. La PDO mostra da alcuni mesi un’escursione in territorio positivo, presumibilmente temporanea in quanto inserita in un ciclo pluriennale negativo; sta confermando più che mai il suo ruolo “regolatore” dell’ENSO: lo si è osservato nel caso del Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dell’autunno 2012 e lo si osserva attualmente con il Nino nascente. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

3. L’AMO è tornata positiva dopo un’escursione in territorio negativo, la prima degli ultimi due anni. Al link seguente è riportato il suo grafico storico http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg. L’AMO risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nell’arco di decenni, dopo un cambio di segno.

4. La QBO30 è tornata negativa per la prima volta da Febbraio 2013. Le statistiche dal 1979 ad oggi indicano una permanenza in territorio negativo compresa tra gli 11 ed i 19 mesi, dunque un ritorno in territorio  positivo non prima della primavera 2015 e non dopo l’autunno 2015.

5. La QBO50 da qualche mese mostra una permanenza tra 9 e 10, segno che probabilmente è prossima al proprio massimo. Storicamente, gli intervalli di valori positivi hanno una durata compresa tra 12 e 20 mesi. Pertanto, si può ritenere che la QBO50 assumerà nuovamente valori negativi nel giro di qualche mese, tra l’estate e l’autunno, poiché la QBO30 è appena tornata in territorio negativo. A tale proposito, se così sarà, in previsione di una probabile accentuata debolezza del ciclo solare, il prossimo inverno europeo faciliterà irruzioni fredde sul nostro continente, a differenza di quello da poco trascorso.

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Considerazioni finali di natura climatica

La prolungata fase neutra dell’ENSO, sebbene ormai conclusa, ha ben pochi precedenti negli ultimi 60 anni.

Volendo anticipare le prospettive per la prossima stagione estiva, pur sapendo che l’ENSO è solo uno dei fattori in gioco, si possono citare analogie con il 2005, anche se nella primavera vi fu un brevissimo episodio di Nino debole, incastonato in un lungo periodo di sostanziale neutralità:

  • la primavera iniziò piuttosto fredda, con ripetute irruzioni di aria gelida continentale nella prima metà di marzo; proseguì molto più mite nella seconda metà del mese; ad aprile non vi furono particolari contrasti e il mese fu lievemente fresco; maggio fu invece più estivo al Sud, più fresco al Nord ma con diversi contrasti caldo-fresco;
  • la stagione estiva fu abbastanza calda ma senza troppi eccessi di natura africana.

Volendo andare ancora più a ritroso nel tempo, si può citare l’ormai lontano 1986, più simile alla stagione attuale in termini teleconnettivi (lunga ed ininterrotta neutralità ENSO, QBO positiva in inverno):

  • la primavera iniziò senza particolari contrasti, con un marzo normale, un po’ più mite nella prima metà, più fresco nella seconda; aprile fu piuttosto fresco al Nord, ben più mite, a tratti estivo, al Sud; maggio fu termicamente nella norma nella prima metà, più estivo, specie al Sud, nella seconda metà;
  • l’estate fu piuttosto calda al Sud ma sempre meno risalendo la nostra Penisola, fino ad un’estate normale al Nord.

L’andamento del mese di Marzo, di Aprile, di Maggio e di Giugno e le previsioni per i prossimi giorni, pur tenendo conto di un complessivo sopramedia, suggeriscono al momento un comportamento più simile a quello del 1986.

 

FabioDue

Le mucche a Serravalle del Chienti scesero dalla montagna due giorni prima delle scosse di Colfiorito del 1997

Ipotesi sulla fase preparatoria del terremoto

Da una raccolta di testimonianze sul terremoto avvenuto in Umbria e nelle Marche il 26 settembre 1997 è emerso che parte della popolazione fece una serie di osservazioni particolari e forse riconducibili alla fase preparatoria dell’evento sismico. Molte emissioni acustiche furono ascoltate nei mesi precedenti le scosse principali da tutti coloro che vivevano intorno a Colfiorito. I boati si intensificarono prima del 26 settembre insieme con l’aumento di piccole scosse di terremoto e a causa di ciò parte della popolazione, impaurita, prese a dormire nelle proprie automobili.

Da qualche giorno a qualche ora prima delle due scosse del 26 settembre molte persone osservarono fenomeni particolari: bagliori di colore blu in assenza di nuvole, come se fuoriuscissero dal terreno, cielo arrossato come in un’aurora o come se dietro alle montagne vi fosse un incendio, osservato in piena notte dopo la prima scossa, e altri fenomeni luminosi che sono stati riportati in occasione di quasi tutti i forti terremoti, specie quelli avvenuti nelle ore notturne. Anche il comportamento strano degli animali fu osservato in diverse località, come ad esempio il nervosismo dei cani e l’irrequietezza degli animali da allevamento.

Se la presenza di uno sciame sismico non sempre culmina in un forte terremoto, invece, la comparsa di queste anomalie in concomitanza di uno sciame sismico può indicare l’arrivo di una forte scossa? Certi comportamenti degli animali sono sempre riconducibili all’arrivo di un forte terremoto? E’ possibile costruire degli strumenti in grado di misurare eventuali segnali percepiti dagli animali? Per rispondere a queste domande è stata accuratamente analizzata l’osservazione fatta da diverse persone nel paese di Serravalle del Chienti sullo spostamento delle mucche che, normalmente al pascolo su Monte Maggio, sono scese in paese due giorni prima delle forti scosse, per poi ritornare sulla montagna il 28 settembre 1997. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Animals ed è liberamente consultabile all’indirizzo http://www.mdpi.com/2076-2615/4/2/292.

Esso esamina le cause che possono aver provocato la migrazione degli animali, fino a supporre che qualcosa abbia potuto disturbare il loro pascolo. L’ipotesi che gli autori hanno discusso in relazione alle testimonianze, ai dati meteorologici e al comportamento usuale di questi mammiferi, è stata la presenza di ioni positivi nell’aria. Tali ioni sono stati osservati in esperimenti di compressione delle rocce, potendo quindi essere legati al terremoto, e dovrebbero rendere conto anche dell’osservazione dei fenomeni luminosi, vedi http://blueplanetheart.blogspot.it/2014/01/luci-prima-del-sisma-ecco-lo-studio.html.

Le cariche elettriche, che si concentrano sulle punte, sarebbero migrate dalla regione dell’ipocentro alle asperità della superficie terrestre, cioè sulla cima delle montagne, e quì sarebbero passate in atmosfera per ionizzazione. Gli ioni in atmosfera si attaccano alle goccioline d’acqua e ai granelli di polvere potendo essere respirati. A questo punto è noto da alcuni esperimenti condotti già negli anni 70 che le cariche elettriche positive, una volta entrate nel sangue, vanno a stimolare la produzione di serotonina. L’aumento di serotonina ha l’effetto di provocare diversi tipi di malesseri, e può aver prodotto un senso di fastidio nelle mucche spingendole ad allontanarsi dal pascolo poco prima del terremoto, quando la crosta stava per fratturarsi.

 

Fonte : http://blueplanetheart.blogspot.it/2014/06/le-mucche-serravalle-del-chienti.html

Michele

L’agenzia spaziale europea, conferma l’indebolimento del campo magnetico terrestre

Circa un paio di mesi fa, c’eravamo lasciati con questa carta, redatta dal Dott. Angelo De santis (INGV), all’annuale conferenza in terra austriaca, sugli studi/ricerche geofisiche EGU2014 :

Verso una possibile transizione geomagnetica ?

http://daltonsminima.altervista.org/2014/05/13/verso-una-possibile-transizione-geomagnetica/

Una breve passo ripreso dal riassunto ripreso dalla carta :

Una possibile ed imminente inversione geomagnetica o escursione non sarebbe del tutto inaspettata. In tal caso, tale fenomeno rappresenterebbe uno dei pochissimi pericoli naturali a carattere globale. L’anomalia del Sud Atlantico (SAA) è un grande ed intensa depressione superficiale del campo magnetico terrestre terrestre, causata da un flusso magnetico inverso del nucleo terrestre esterno. In analogia, con i fenomeni dei punti critici, caratterizzati da una certa quantità cumulativa, ci collochiamo nella misura della superficie di questa anomalia, nel corso degli ultimi 400 anni, con una legge di potenza o funzione  logaritmica in tempo inverso, decorate anche da logaritmiche oscillazioni periodiche, la cui singolarità finale (un punto critico tc) rivela un grande cambiamento nel prossimo futuro (2034 ± 3 anni), quando l’area SAA raggiungerà pressochè un emisfero.

Adesso, l’agenzia spaziale europea, attraverso una recente news, pubblicata sul suo portale, conferma, non solo quanto riportato nel precedente studio, ma certifica anche la recente accelerazione, dello spostamento del polo nord magnetico.

La recente news :

La prima serie di risultati ad alta risoluzione fornitici, da i tre satelliti dell’ESA, in dettaglio “Swarm”, stanno rivelando i recenti cambiamenti occorsi al campo magnetico, che protegge il nostro pianeta. Lanciato nel novembre 2013, Swarm,  sta fornendo intuizioni senza precedenti sul complesso funzionamento del campo magnetico della Terra. Campo magnetico della Terra, che ci protegge dalla radiazione cosmica e dal bombardamento delle particelle cariche.

Le misurazioni effettuate nel corso degli ultimi sei mesi confermano la tendenza generale di indebolimento del campo, con il calo più drammatico, concentrato nell’emisfero occidentale.

Tuttavia, in altre aree del nostro pianeta, come l’Oceano Indiano meridionale, il campo magnetico si è rafforzato da gennaio. Le ultime misurazioni, confermano anche il movimento del polo nord magnetico verso la Siberia.

Questi cambiamenti, sono basati sui segnali magnetici derivanti dal nucleo della Terra. Nel corso dei prossimi mesi, gli scienziati analizzeranno i dati, per svelare i contributi magnetici provenienti da altre fonti, vale a dire il mantello, la crosta, gli oceani, la ionosfera e la magnetosfera.

Tutto questo, ciò fornirà, una nuova visione su i diversi processi naturali, da quelli che si verificano in profondità, all’interno del nostro pianeta, oppure nello spazio-tempo, innescato dai processi dell’attività solare. A sua volta, questa informazione, produrrà una migliore comprensione del perché, il campo magnetico si sta indebolendo.

“Questi primi risultati, dimostrano, l’ottima performance di Swarm“, ha dichiarato Rune Floberghagen, della Swarm Mission, di ESA.

“Con una risoluzione senza precedenti, i dati, mostrano anche la capacità di Swarm di tracciare una cartina dalle caratteristiche (scala) fine del campo magnetico.”

I primi risultati sono stati presentati oggi al terzo meeting di Swarm a Copenhagen, Danimarca.

 

Fonte : http://www.esa.int/Our_Activities/Observing_the_Earth/Swarm/Swarm_reveals_Earth_s_changing_magnetism

 

Michele

Variabilità e temperature estreme estive scandinave, negli ultimi due millenni

Ulf Büntgenb, Mauri Timonenc, David C. Frankb

Department of Geography, Johannes Gutenberg University, 55099 Mainz, Germany, Swiss Federal Research Institute WSL, 8903 Birmensdorf, Switzerland, Finnish Forest Research Institute, Rovaniemi Research Unit, 96301 Rovaniemi, Finland, Oeschger Centre for Climate Change Research, University of Bern, Switzerland

DOI: 10.1016/j.gloplacha.2012.01.006

 

Gli autori, hanno sviluppato 587 profili ad alta risoluzione di fossili, di alberi Pinus sylvestris del nord della Svezia e della Finlandia per formare una registrazione maximum latewood density (MXD), che si estende, dal 138 aC al 2006 dC. Le misurazioni MXD, sono state derivate ​​da precise analisi ai raggi X, di radio densitometria, e dove le tendenze inerenti ai dati MXD sono stati rimossi con la normalizzazione della curva regionale, dopo che le nuove registrazioni MXD, sono state calibrate, con  la media delle temperature, da giugno ad agosto, ottenute nel lungo periodo che va dal 1876 al 2006. Registrazioni strumentali, riprese da tre diverse stazioni di monitoraggio.

Nel confrontare i loro risultati, con le precedenti ricostruzioni della temperatura, i ricercatori, affermano, che la loro ricostruzione di base della temperatura estiva MXD, “stabilisce un nuovo standard ad alta risoluzione paleoclimatologica”, che  spiega circa il 60% della varianza dei dati di temperatura regionale, che si basa su una densità di dati ad alta precisione, rispetto a qualsiasi altra ricostruzione precedente.

Infine e soprattutto, i ricercatori, affermano che la loro nuova ricostruzione storica della temperatura “costituisce una prova sostanziale che il periodo di caldo registrato durante l’epoca romana e medievale, era più grande in estensione e di più lunga durata del riscaldamento del 20° secolo.” Più in particolare, hanno identificato, all’interno del periodo di caldo medievale, che si è verificato tra il 700 dc e il 1300 dc, il più caldo intervallo di 30 anni, che si verificò, tra il 918 dc – 947 dc. Periodo, durante il quale,  le temperature di giugno-agosto, sono state di circa 0,3 °C più calde, rispetto a quelle registrate nell’intervallo di 30 anni del periodo di caldo corrente.

La ricostruzione delle temperature dei paesi, nord scandinavi, visualizzate con medie di 100 anni (curva rossa) e stime delle incertezze, che integrano errori standard e bootstrap (area ombreggiata). Nel grafico si riporta i periodi conosciuti : Il periodo caldo romano, il periodo freddo, il periodo del caldo medioevale, la piccola era glaciale e il periodo di riscaldamento corrente. L’anomalie delle temperature sono espresse, rispetto alla media 1951-1980.

 

Fonte : http://www.co2science.org/data/mwp/studies/l1_northsweden.php

 

Michele

Rubrica Sole Maggio 2014

Immagine copertina

Introduzione e riepilogo

Durante la sua progressione verso il massimo solare, il ciclo 24 ha da subito manifestato un’intensità notevolmente inferiore a quella che gli esperti avevano pronosticato al termine del ciclo 23: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2006/21dec_cycle24/ . Fino alla fine del mese di Settembre 2013, vista l’evoluzione degli ultimi due anni, dopo il picco dell’autunno 2011, sembrava in verità molto improbabile che questo ciclo potesse prendere un diverso andamento rispetto a quello fatto vedere fino a quel momento. In definitiva il Sole era in una fase di “stallo”. Pur con naturali oscillazioni in alto ed in basso dei vari indici di attività, nel periodo in questione il solar flux (il miglior indicatore dell’attività solare finora noto) non aveva mostrato in media alcun trend particolare, né crescente né decrescente. Lo si nota chiaramente dalla prima immagine successiva.

L’attuale fase di forte spinta ha poi condotto il ciclo al suo secondo massimo che in realtà si è rivelato essere anche il nuovo massimo assoluto di questo ciclo 24, superiore a quello dell’autunno 2011. Le influenze planetarie hanno avuto un peso non indifferente nelle dinamiche di questa ripresa dell’attività solare, come a suo tempo debitamente descritto in un articolo del nostro Michele. Resta però da capire se tale fase, ormai in corso da Ottobre 2013, stia per terminare o meno.

In sintesi, il mese di Maggio appena trascorso, è stato caratterizzato dal terzo calo consecutivo dei valori di solar flux e sunspot number, rispetto ai massimi fatti registrare a Febbraio. Ribadiamo che si tratta comunque di valori bassi se paragonati ad uno qualsiasi dei massimi solari dei cicli compresi tra il 19 ed il 23, anche perché le macchie non sono state né particolarmente numerose, né molto estese ed attive: a Maggio non si è verificato alcun flare di classe X.

Questa fiammata dell’attività può essere messa in relazione al secondo picco di attività pronosticato anche dalla NASA http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/01mar_twinpeaks/.

Abbiamo ampiamente superato il traguardo dei 5 anni (65 mesi) dal minimo del dicembre 2008 e dobbiamo comunque constatare che, fatti salvi brevi periodi di più intensa attività,

  • il solar flux ha raggiunto solo di recente e per pochi giorni quota 200, come valore di picco giornaliero ma non come media mensile; tale soglia fu ampiamente superata più volte dai cinque cicli precedenti, come valore giornaliero ma spesso anche in termini di media mensile;
  • anche il sunspot number risulta decisamente inferiore e analogo a quello dei cicli di fine Ottocento-inizio Novecento; ricordiamo però che i calcoli attuali sono molto rigorosi e tengono conto anche della macchia più piccola. Pertanto i valori del passato sono molto probabilmente sottostimati: perlomeno del 5% per i cicli di fine Ottocento/inizio Novecento, fino al 20% ed oltre in precedenza (ad esempio durante il Minimo di Dalton).

Il grafico seguente evidenzia come il ciclo sia stato sostanzialmente “piatto”, senza trend, fino a settembre 2013, per poi mostrare una netta accelerazione, fino al picco appena verificatosi. Risulta evidente anche il temporaneo superamento del “muro” dei 200: Solen Info

 Il sunspot number

Il nuovo massimo assoluto del ciclo 24 è 75,4 (novembre 2013) ed ha ampiamente superato il primo massimo registrato a Febbraio 2012 e pari a 66,9. Tra i due massimi la progressione del SSN (Smoothed Sunspot Number, media mobile su 13 mesi; fonte SIDC) si è interrotta ed invertita. Il comportamento del ciclo 24, con due massimi di cui il secondo assoluto, finora assomiglia a qualcuno dei cicli tra fine ‘800 ed inizio ‘900, nonché al ciclo 5 del Minimo di Dalton.

Anche per il NIA’s novembre 2013 ha fatto segnare il nuovo massimo provvisorio di questo ciclo (40,60). Restano da verificare ancora alcuni dati che al momento sono solo provvisori e pertanto vi potrebbe essere qualche leggera variazione nel conteggio. La curva della media “smoothed” di questo indice, con le dovute proporzioni, ricalca l’andamento di quello che per la Scienza ufficiale è e rimane l’unico conteggio valido, ovvero quello del SIDC.

Vediamo in dettaglio cosa ci ha riservato questo Maggio 2014: Smoothed sunspot area

 Questo grafico, basato sulle medie mensili delle aree del disco solare coperte da sunspot (in rosso la smoothed) è abbastanza eloquente: l’attuale ciclo 24 per ora riesce a stento a tenere il passo dei deboli cicli di fine ‘800 – primi ‘900.

In dettaglio, Maggio ha confermato il discreto livello di attività che ha caratterizzato l’ultimo semestre, pur facendo segnare una nuova, ulteriore lieve flessione rispetto al precedente mese di Aprile e facendo così scendere il sunspot number sotto quota 80: 75,2 rispetto ai 102,8 del massimo assoluto. Come evidenziato dal grafico sottostante, l’attuale decisa seconda impennata di attività certifica che ci troviamo nel massimo del ciclo, con tutta probabilità, in una fase anche abbastanza avanzata.

SN Nia e Sidc

Il valore del NIA’s di Ottobre (49,4), Novembre (42,8) 2013 e dei mesi di Marzo (46,1), Aprile 2014 (42,4) e Maggio 2014 (37,6) sono provvisori/stimati ed al momento in attesa di validazione mentre sono già definitivi il dato di Dicembre 2013 (58,4), di Gennaio 2014 (51,6) e di Febbraio 2014 che con 67,3 ha stabilito il massimo relativo (provvisorio?) di questo indice.

Nel grafico è ben evidente il raggiungimento del primo e provvisorio massimo a primavera 2012, l’iniziale declino delle curve del SSN ed il seguente sostanziale stallo nonchè l’ultima nuova e più decisa tendenza al rialzo dell’indice in oggetto che stabilisce nuovi massimi assoluti.

Solar flux

Come accennato in precedenza, il Solar Flux a Maggio ha fatto registrare il terzo calo consecutivo dal record di Febbraio. Nel corso del mese il solar flux è sceso fin quasi alla soglia di 100 e non ha superato il valore di 165.

Per quanto appena detto il solar flux mensile aggiustato ha fatto segnare un valore pari a 132,95, pressochè identico al valore registrato ad Ottobre 2013, quindi all’avvio del recente periodo di intensa attività.

Il solar flux testimonia in modo eloquente le difficoltà che il ciclo 24 ha incontrato nella sua progressione. Dal grafico seguente risulta ancor più evidente la netta suddivisione dell’attività solare in due distinte fasi, spinta e riposo, la prima con valori relativamente elevati, la seconda con detti indici più vicini a valori da minimo che da massimo.

Confronto Solar Flux In termini generali, il grafico conferma la peculiarità del ciclo 24, rispetto a quelli immediatamente precedenti: il ciclo 24 ha proceduto “a scatti”, tra loro ben intervallati. Le pause si sono manifestate dall’inizio del 2009 all’inizio del 2011, poi ancora dall’autunno del 2011 fino all’autunno del 2013 (quando si è osservato addirittura un certo declino). Come già rimarcato, rimane da valutare la consistenza e la durata dell’attuale nuovo massimo.

Più in dettaglio, nell’ultimo mese il valore medio del flusso “aggiustato” (ore 20) è stato pari a 132,95 (contro 144,92 di Aprile) mentre la “forbice” tra il valore minimo e quello massimo è rimasta compresa tra 102,1 (ore 20 del 28/05) e 172,1 (ore 23 del 13/05) mentre la media dell’ultima decade, dal 21 al 30 compresi, in concomitanza con il periodo di attività meno intensa, è risultata pari a 112,01 (valori ore 20).

  

Altri diagrammi: butterfly e inversione magnetica

Il cosiddetto “butterfly diagram”, per quanto ancora incompleto nella rappresentazione del ciclo 24, è eloquente: http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/bfly.gif Butterfly

  Il ciclo 24 risulta paragonabile ai cicli più deboli, perlomeno dal 1880 in poi, in termini di numerosità delle macchie, in rapporto alla loro estensione (in sostanza la colorazione del grafico “a farfalla”). Risulta addirittura inferiore a tutti i cicli rappresentati, in termini di estensione delle macchie (grafico in basso).

 Per quanto concerne lo stato di avanzamento dell’inversione dei poli solari, nel corso delle precedenti uscite della rubrica avevamo messo in guardia dal considerare ormai conclusa l’inversione dei poli magnetici: l’ultimo dato disponibile (22 Maggio) su http://wso.stanford.edu/Polar.html,  ha ulteriormente confermato le evidenti difficoltà di questo ciclo a livello magnetico e mette in risalto un valore “filtrato” per l’Emisfero Nord pari a -4. Quindi ormai l’inversione parrebbe consolidata, meno di due anni dopo quella avvenuta a giugno 2012! Non ci sono precedenti storici documentati di un simile evento e pertanto dobbiamo mantenere la massima prudenza, evitando di emettere sentenze che potrebbero essere smentite a breve dal comportamento del Sole. L’Emisfero Sud, dopo il cambio di polarità avvenuto tra luglio ed agosto 2013 ed una prima decisa progressione, fa segnare un valore di -14, ovvero in graduale progressione dopo il cambio di polarità, anche se negli ultimi due mesi non ha registrato progressi. Il comportamento dei due emisferi si ripercuote su quello della media filtrata, la cui crescita si inverte, dopo un anno di continua progressione: il valore medio, dopo essere salito fino a +8 è tornato a scendere e al momento fa segnare un +5.

Risulta al momento difficile dare un’interpretazione compiuta di quanto stia accadendo ai poli solari ed è ancora più difficile prevederne le conseguenze, sia per quanto concerne il ciclo in corso, sia in relazione al prossimo ciclo 25. E’ importante verificare se questo nuovo assetto monopolare durerà, oppure se si verificherà a breve una ulteriore inversione.

Può essere utile anche visionare il seguente grafico relativo all’andamento dall’inizio del ciclo 24 fino ad ora:

 Mfield aggiornato ciclo 24

In dettaglio, l’andamento degli ultimi 41 mesi dove è più evidente lo stallo e la tendenza al calo dei valori dell’emisfero nord e, adesso, anche la stasi del sud e la leggera regressione della media filtrata degli emisferi: Dettaglio aggiornamento WSO

Per una più immediata comprensione dello stato di avanzamento del fenomeno, si vedano inoltre i seguenti grafici, tratti dal sito di Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/WSO-Polar-Fields-since-2003.pngWSO polar fields

 andamento dei due emisferi dal 2003 e http://www.leif.org/research/Solar-Polar-Fields-1966-now.pngN - S polar fields

 andamento complessivo dal 1966. Per ulteriori informazioni in merito, si veda anche l’articolo http://solar-b.nao.ac.jp/news/120419PressRelease/index_e.shtml.

Le ultime immagini “Stereo Behind” al momento mostrano un emisfero nascosto povero di regioni attive di rilievo. Si notano comunque diverse macchie mediamente coalescenti e di una certa dimensione, se paragonate a quelle che le hanno precedute negli anni scorsi. Quanto rilevato finora lascia pensare, come atteso, che il ciclo possa durare più dei “canonici” 11 anni: ad esempio David Archibald sostiene, in base ad uno studio delle emissioni coronali, che il ciclo 24 possa durare addirittura il 40% in più dei soliti 11 anni, cioè ben 17 anni, insomma fino al 2025!

Per i dettagli, si veda l’articolo al link seguente http://wattsupwiththat.com/2013/03/05/how-long-to-the-2425-solar-minimum/

Intanto, la previsione NASA http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/ssn_predict_l.gif ci dice che il massimo starebbe per terminare. Dunque, se corretta, i primi chiari segnali di declino dovrebbero verificarsi nel corso del 2014.

Sunspot number per emisfero e conclusioni

Questo ciclo 24 è sicuramente una grande occasione per il mondo scientifico in quanto ci offre la possibilità di studiare “in diretta” situazioni che fino ad ora avevamo potuto solamente immaginare o “ricostruire” attraverso simulazioni, dati proxy e modelli matematici: molto probabilmente, e non siamo solo noi a dirlo, ci troveremo ad affrontare un periodo (forse anche relativamente “lungo”) di attività solare molto più bassa rispetto a quella a cui, in qualche modo, eravamo abituati.

Che questo ciclo fosse lontano da quella presupposta “normalità” di cui abbiamo più volte parlato ne avevamo sentore già da prima che il profondo ultimo minimo solare terminasse. La progressione dell’autunno 2011 aveva dato una parvenza di “normalità”. Gennaio 2012 ed in particolare Febbraio hanno fatto segnare un crollo che ha confermato la debolezza del ciclo. Il più recenti picchi isolati di Luglio 2012 e di Gennaio e Aprile/Maggio 2013, pur inaspettati, non hanno modificato il quadro complessivo. Da Agosto a Novembre abbiamo assistito a mesi senza “acuti” e con il netto calo del SSN. Infine, l’intensa attività degli ultimi 6 mesi ha restituito una temporanea vitalità ad un ciclo che sembrava destinato ad un lungo inesorabile declino. L’emisfero Nord, dopo la (prima!) inversione di polarità , sta mostrando come previsto un fisiologico calo (il massimo fu raggiunto a settembre 2011, con un SSN emisferico di 41,29). Invece l’emisfero Sud, dopo un periodo di sostanziale stabilità ha ripreso la sua rampa di ascesa verso un nuovo massimo relativo, “sorpassando”, per effetto degli ultimi mesi di maggiore attività, il livello di attività dell’emisfero nord: attualmente abbiamo un nuovo massimo provvisorio con un valore pari a 52,43, tendente ad aumentare ancora lievemente. Anche in questo caso però, stante l’inversione di polarità già avvenuta, ci si attende presto un declino di attività. SC24 progres

 Che cosa ci riserverà il ciclo nei prossimi mesi? Dopo il secondo massimo, è ragionevole attendersi i primi chiari segnali di declino.

Vi lasciamo con un grafico che evidenzia l’andamento dell’attività solare in base al SSN: in blu la curva relativa al sole nel suo complesso, in rosso ed in verde lo stesso indice preso in considerazione rispettivamente per emisfero Nord e Sud. Si nota chiaramente il declino dell’emisfero Nord e la sostanziale prepotente crescita di quello Sud dopo la lunga stasi seguita all’ascesa iniziale. SSN tot +N+S

 Restate sintonizzati per i prossimi aggiornamenti!

 

Apuano 70 e FabioDue