Archivio mensile:Aprile 2012

Gli esperimenti di Birkeland -Terella- e la loro importanza per la moderna sinergia di laboratorio e lo studio dei plasmi – 1° parte – Introduzione & Biografia –

K. Rypdal e T. Bruntdland

Dipartimento di Fisica, Università di Tromso, 9037 Tromso, Norvegia

 

Riassunto: Uno studio dell’evoluzione delle teorie di Kristian Birkeland sulla fisica cosmica è qui presentato/descritto, con speciale riferimento ai sui esperimenti sui gas di scarico di laboratorio. Si può vedere come i sui pensieri più importanti sono stati modellati da un intenso interscambio tra esperimenti di laboratorio, osservazioni geofisiche e modelli matematici. Occasionalmente, idee originali di fondamentale importanza nel contesto cosmico sono emerse da imprevisti risultati di laboratorio. Le possibili implicazioni per un approccio interdisciplinare alla moderna scienza del plasma sono qui discussi.

1. INTRODUZIONE

Anche se la fisica del plasma è emersa come una disciplina fisica indipendente più tardi nel 1950, le radici possono essere fatte risalire al XIX secolo, anche per il periodo prima della scoperta dell’elettrone fatta da J. J. Thomson nel 1897. A quel tempo non si aveva una chiara concezione del quarto stato della materia, ma alcuni grandi scienziati svilupparono, attraverso esperimenti di laboratorio su tubi di scarico dei gas e osservazioni geofisiche, delle idee fondamentalmente corrette circa la natura del plasma del Sole, lo spazio interplanetario e l’interazione solare terrestre. Un gigante tra questi visionari è stato il fisico e inventore norvegese Kristian Birkeland (1867-1917), la cui eccezionale ricerca scientifica ha ricevuto un riconoscimento crescente nel corso degli ultimi due decenni di esplorazione attiva dello spazio.

Anche se la scienza spaziale moderna continua a riscoprire la verità profonda di molte idee di Birkeland, un aspetto ancora più interessante del suo lavoro può essere il suo approccio interdisciplinare all’esplorazione e alla ricerca scientifica.

Birkeland acquisì ed elaborò dati provenienti da diverse discipline di ricerca che oggi sono praticamente non interagenti, e per analogie ardite ha proposto ipotesi che non sono state generalmente accettate fino a più di mezzo secolo dopo la sua morte. Tra queste discipline vi erano la teoria elettromagnetica, l’ingegneria elettrica, gli scarichi di gas da laboratorio, geofisica e astrofisica. Durante i primi decenni dopo la fine della seconda guerra mondiale la scienza del plasma è emersa come un nuovo campo che unifica le discipline fondamentali della teoria elettromagnetica, della meccanica statistica, della teoria cinetica con l’astrofisica, la fisica dello spazio e della scienza dei materiali.

Tuttavia, negli ultimi 20 anni sembra esserci stato un calo di conoscenza circa la scienza del plasma come indipendente, ma unificante, disciplina scientifica.

C’è stata una tendenza alla frammentazione della scienza del plasma in specialità come la fusione al plasma, plasmi spaziali, plasmi debolmente ionizzati di laboratorio e industriali trattamento del plasma. Per molti fisici del plasma  è più facile ottenere finanziamenti dalle agenzie come scienziati della fusione, fisici spaziali, e così via.

Ciò, a sua volta, porta ad una riduzione dell’enfasi nella fisica dei plasmi, in sempre più riviste e conferenze specializzate, e riduce l’interazione interdisciplinare.

La principale lezione che possiamo imparare da Birkeland e dagli altri grandi fondatori della scienza del plasma è quella di ritrovare la fede nell’unità e nella natura di base della nostra scienza,e per cercare di abbattere i muri che vengono eretti tra aree specializzate.

Figura 1: La banconota da 200 Kr emessa nel 1996 in occasione del centenario della ipotesi aurorale. Alla sinistra del ritratto di Birkeland si può vedere un arco aurorale dal basso, in aumento verso la stella polare. Si osservano anche diverse costellazioni. Il cristallo di neve simboleggia l’inverno, quando l’aurora è più frequentemente osservata. All’estrema sinistra vi è raffigurata l’ultima e più grande camera di Terrella. Questa camera è stata restaurata ed è visibile al pubblico all’Università di Tromso.

2. Breve biografia

Kristian Olaf Bernhard Birkeland è nato a Christiania (l’attuale Oslo) in Norvegia il 13 Dicembre 1867. Egli ha studiato fisica all’Università di Christiania dal 1885 al 1890, e negli anni 1890-93 ha lavorato come assistente ricercatore all’Università con studi sperimentali e teorici sulla propagazione elettromagnetica delle onde. Nel 1893 si recò all’estero per continuare i suoi studi a Parigi, Ginevra, Bonn e Lipsia. A Parigi ha lavorato con H. Poincart, P. Appell e E. Picard, e fece i suoi primi esperimenti sui raggi catodici in un campo magnetico mono-polo.

In Svizzera ha collaborato con geofisici come E. Sarasin, e fu probabilmente qui che Birkeland si è appassionato allo studio del geomagnetismo e delle aurore polari. A Bonn ha lavorato nel radio-laboratorio di Heinrich Hertz. Ma qui non ha ottenuto una fruttuosa collaborazione con Hertz, che era malato e morì poco dopo, ma ha lavorato per qualche tempo con P. Lhard.

Birkeland ritornò ad occupare una posizione presso l’Università di Christiania nel 1895 e subito ha iniziato ad effettuare esperimenti su gas di scarico e raggi catodici.

Nel 1896 ha eseguito esperimenti in cui i raggi catodici sono stati attratti da un polo magnetico, e lui potrebbe produrre una luce incandescente nelle vicinanze di questo polo che ricorda le luci del nord (aurore polari) (1). Questa osservazione fece esprimere la sua ipotesi sull’aurora – l’aurora deve essere prodotta dai raggi catodici attratti dal magnetismo dei poli terrestri, e in un modo o nell’altro l’energia deve essere derivata dal sole. La formulazione di queste ipotesi ha avviato un vasto programma sperimentale, osservativo e teorico per svelare i segreti della natura circa l’origine delle aurore, delle tempeste geomagnetiche, la natura dell’attività solare, le comete, gli anelli planetari e anche l’origine del sistema solare. Nel 1996, nel centenario delle ipotesi sulle aurore di Birkeland, la Banca di Norvegia ha emesso una banconota (fig. 1). Oltre al ritratto di Birkeland la banconota contiene una serie di dettagli relativi alla ricerca aurorale. In particolare, si può vedere un disegno dell’ultimo e più grande dei suoi esperimenti di Terrella.

Nel periodo 1897-1903 Birkeland ha organizzato tre spedizioni verso l’Artico per effettuare misurazioni geomagnetiche e geofisiche. Durante una delle ultime di queste spedizioni, “The Norwegian Aurora Polaris Expedition 1902-1903”, quattro osservatori sono stati istituiti in diverse località nella regione artica, raccogliendo dati geofisici per un periodo di circa un anno. Questi dati sono stati combinati con i dati provenienti da un gran numero di osservatori geomagnetici posizionati in tutto il mondo e con i risultati di laboratorio degli esperimenti di Terrella, questo pose le basi per profonde teorie sulle cause delle tempeste magnetiche e del magnetismo terrestre. Questo lavoro è stato sintetizzato in 800 pagine di trattato. La prima parte è stata pubblicata nel 1908 e la seconda nel 1913 (2).

La prima serie di esperimenti terrella sono stati eseguiti in tubi di vetro di forma e dimensioni variabili nel periodo 1900-1908.

Essi sono stati condotti durante e dopo le spedizioni artiche, ed erano ovviamente uno strumento molto utile per Birkeland quando lottava per dare un senso all’enorme massa di dati geofisici acquisiti. Durante il lavoro con la seconda parte del suo trattato si sentiva vincolato da alcune limitazioni dei piccoli esperimenti in tubo di vetro, e cominciò a costruire una serie di camere e forma di scatola con pareti in vetro. Gli esperimenti con quattro diverse camere di dimensioni maggiori sono stati condotti nel periodo 1908-1913, ed i risultati sono stati pubblicati nella seconda parte del suo trattato.

Nel 1903 Birkeland inizia una collaborazione con il matematico e fisico aurorale norvegese Carl Starmer. Henri Poincari aveva già imparato a conoscere i primi esperimenti di Birkeland a raggi catodici dal 1896, e subito ha presentato una soluzione dell’equazione del moto per una particella carica in un campo magnetico monopolare (3). Birkeland ha elaborato ulteriormente questo problema in uno scritto teorico e sperimentale dal 1898 (4). Il problema del monopolo è integrabile, ma il corrispondente problema del dipolo non lo è, ed è per questo che Birkeland voleva che tale problema fosse risolto dal giovane talento Starlner. Per Starmer questo compito è diventato l’impresa della vita, i suoi calcoli divennero una pietra miliare nelle 151 teorie di Birkeland. Durante al sua intera carriera Birkeland spese parecchio tempo sulla pratica, sulla ricerca industriale e sull’innovazione tecnica. Tra le sue invenzioni più famose vi sono la pistola elettromagnetica e lo sviluppo di un forno al plasma per l’ossidazione dell’azoto dell’aria, che ben presto è stato sviluppato in una delle fabbriche più redditizie della Norvegia. Birkeland ha ottenuto 59 brevetti, e fece una fortuna considerevole con alcuni di essi. Questo denaro è stato speso principalmente per finanziare la propria ricerca. Non tutte le sue idee hanno avuto un’immediata applicazione pratica. Già nel 1906 era alla ricerca di fondi per avviare un progetto atto allo sviluppo di un metodo per il rilascio di energia atomica.

Verso la fine, della sua breve vita, la salute di Birkeland peggiorò rapidamente.

Si trasferì definitivamente in Egitto nel 1913, e sperava che il clima caldo gli avrebbe fatto bene. Qui avrebbe potuto anche studiare una delle sue ultime passioni – la luce zodiacale. Tuttavia, la sua salute fisica e mentale non ebbe miglioramenti. Nel marzo del 1917 decise di tornare in Norvegia, non attraverso l’Europa in guerra, ma via mare in Giappone e poi in treno attraverso la Siberia. Voleva stare qualche mese in Giappone, ma il 15 giugno fu trovato morto nella sua stanza d’albergo con una pistola e un sacchetto di veronal sul suo tavolo.

Simone Becuzzi

Fine 1°parte

Perché troviamo esagoni su Saturno e nell’occhio di un Uragano ?

Una nuova materia scientifica sta per nascere, la Cimatica !

Questo articolo sarà breve, semplice e diretto, e prenderà spunto, dalla semplice osservazione di alcuni fenomeni riscontrati in natura e alcuni semplici esperimenti prodotti in un qualsiasi laboratorio dalle strumentazioni più misere. Ricordo che tutto ebbe inizio circa cinque o sei anni fa, quando la mia persona, più giovane e fortemente incuriosita da certe affermazioni riportate in determinati testi e/o documenti alternativi di stampo fortemente new-age, esoteristico e fantascientifico.
In essi si affermavano cose a dir poco “allucinanti” e prive di un qualsiasi fondamento scientifico.
Vere e proprie “congetture” su determinate forme e movimenti che la natura a detta loro cercherebbe seguire. La “via” o “strada” preferenziale dell’energia la chiamavano loro.  Spirali, esagoni e vortici veri e propri attrattori di energia.
In breve, i sostenitori di dette teorie al limite del fantascientifico sosterrebbero che l’Universo non sarebbe un sistema singolo nel quale l’energia tenderebbe al caos e al disordine “entropia”, ma un sistema nel quale, sia nel macro che nel micro l’energia tenderebbe alla “reintegrazione“. Questo principio che porterebbe a l’equilibrio degli opposti viene chiamato “sintropia” ed è stato campo di studio di numerosi ricercatori italiani, quali : Luigi Fantappié, Salvatore Arcidiacono e Leonardo Sinisgalli.
In quegli anni, ero un molto più giovane,  avventato e non avevo sicuramente quella conoscenza e preparazione multidisciplinare che oggi possiedo. Badate bene, nulla di eccezionale di cui vantarsene, ci mancherebbe, sono sempre un semplice ragazzo in cerca di risposte e che si pone mille interrogativi che riguardano non solo la climatologia o l’astronomia, ma anche l’energia.
In sintesi, quelle immagini e quelle forme che in passato avevo osservato, scartato, oggi viceversa assumono un significato in un contesto matematico–geometrico-astronomico degno della massima attenzione e studio.
Arriviamo al dunque, un pò di mesi fa, controllando come mia abitudine le previsioni meteo , sul quel ottimo sito che è Meteoweb, incappo in questa curiosa notizia.

http://www.meteoweb.eu/2012/01/nubi-misteriose-sul-polo-nord-di-saturno/112082/

“Che ci crediate o no, questo è il Polo Nord di Saturno. Non è chiaro come questo insolito sistema di nubi esagonali sia stato creato, come mantanga la sua forma e quanto durerà. Originariamente scoperto durante il passaggio ravvicinato della sonda Voyager su Saturno nel 1980, nessuno ha mai visto nulla di simile altrove nel sistema solare.”

Ricapitolando un attimo l’immagine precedentemente mi sono successivamente ricordato di aver già visto una cosa del genere. Ho pensato subito al polo nord, vortice polare in riferimento al nostro pianeta. Ecco adesso ricordo, mi metto alla ricerca , utilizzando quello straordinario motore di ricerca che è Google e il gioco è fatto. Questa è un’immagine ripresa all’interno (occhio) dell’uragano Isabel del Settembre del 2003.

http://www.ssec.wisc.edu/~kossin/articles/BAMS_KosSch.pdf

Passaggio da una forma pentagonale ad una esagonale e viceversa tra le 13 e 18 UTC del 13 Settembre del 2003, uno dei giorni nei quali l’uragano era alla sua intensità massima. C’è da domandarsi allora perché in determinati e particolari regimi vorticosi la natura ci propone queste figure ? Faccio ulteriori ricerche e scopro in questi anni la Cimatica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cimatica

Riporto alcuni passi ripresi da wikipedia :

Il termine cimatica designa una teoria, dovuta allo studioso svizzero Hans Jenny, che tenta di dimostrare un effetto morfogenetico delle onde sonore…………….Il musicista e fisico tedesco Ernst Chladni osservò nel XVIII secolo che i modi di vibrazione di una membrana, o di una lastra, possono essere visualizzati cospargendo la superficie vibrante con polvere sottile (ad esempio polvere di licopodio, o anche semplice farina o sabbia fine). La polvere, infatti, si sposta per effetto della vibrazione e si accumula progressivamente nei punti della superficie in cui la vibrazione è nulla…………..Esperimenti di questo tipo, eseguiti in precedenza da Galileo Galilei verso il 1630 e da Robert Hooke nel 1680, furono successivamente perfezionati da Chladni, che li presentò sistematicamente nel 1787 in Entdeckungen ùber die Theorie des Klanges (Scoperte sulla teoria dei suoni)

 

 

 

 

 

 

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_Chladni

 Ha dato un grande contributo alla fisica moderna soprattutto per il suo lavoro di ricerca sulle lastre vibranti e sul calcolo della velocità del suono attraverso differenti gas, nell’ambito della cimatica, la teoria, dovuta allo studioso svizzero Hans Jenny, riguardante l’effetto morfogenetico delle onde sonore.

 

Qui trovate uno splendido video del fenomeno ( si prega di alzare il volume 🙂 ):

http://www.youtube.com/watch?v=GtiSCBXbHAg

Tutte queste geometrie, che si originano a seconda della frequenza, suono vibrazione mi hanno fatto ricordare anche i discussi esperimenti del professore Masaru Emoto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Masaru_Emoto

È conosciuto per il suo controverso pensiero sulla presunta “memoria dell’acqua”, relativa al rapporto tra i pensieri umani e l’acqua considerata a una temperatura convenzionale di -4 °C. Egli sostiene di avere documentato, con fotografie di cristalli d’acqua, il fatto che i cristalli assumerebbero a suo dire una forma armonicamente simmetrica o, al contrario, caotica e disordinata, in conseguenza della presunta “energia” a cui sarebbero esposti; sia essa sotto forma di suono (voce, musica), parola scritta (etichetta applicata a una brocca) o di pensiero.

 


La mia personale opinione è che ci sono molti indizi e prove per potere iniziare una valida ricerca e sperimentazione scientifica. In fin dei conti non si parla come ho riportato di “sesso degli angeli” ma di frequenze, misure, geometrie, forme, materiali etc…
Anche perché se uno dei più grandi ricercatori di oggi “Nicola Scafetta” se ne esce con una frase di questo tipo, ci sarà un perché. Citazione ripresa dal blog WUWT :

“ Svalgaard non capisce il fatto che non è possibile calcolare con precisione e prevedere le maree con la legge fondamentale della fisica  a causa della enorme complessità fisica del problema, che non si limita a conoscere solo l’esistenza della gravità, ma richiede anche una dettagliata conoscenza di un sacco di altre cose tra cui la termodinamica, fluido-dinamica e le risonanze locali fondamentali. Per ovviare a questi problemi di ignoranza Kelvin ha proposto un modello armonico basato su cicli astronomici senza mettere alcun fisica in essa, ma utilizzando la geometria astronomica.”

Nicola Scafetta  – 10 Novembre 2011 –

Spostandoci quindi dal “microcosmo” per entrare nel “macrocosmo” continuando a parlare di figure che alternano  dinamiche da armoniose a non e viceversa, come non ricordare il “ciclo a trifoglio” che ci viene presentato da Ivanka Charvátova.

http://daltonsminima.altervista.org/?p=16614

http://daltonsminima.wordpress.com/2010/07/27/il-centro-di-massa-del-sistema-solare-e-il-suo-moto-dal-ciclo-a-trifoglio-ad-un-ciclo-irregolare-la-via-per-comprendere-i-minimi%C2%A0solari/

E’ importante notare che i periodi di moto caotico coincidono nel lungo termine ai minimi d’attività solare, come il minimo di Wolf (1270-1350), minimo di Sporer (~ 1430-1520), il minimo di Maunder (~ 1620-1710) e il minimo di Dalton (~ 1790-1840). Durante i periodi trifoglio i fenomeni solari-terrestri sono stabili – i cicli delle macchie solari sono lunghi 10 anni, l’attività vulcanica è ferma e nel mezzo al periodo a trifoglio c’è una temperatura massima qui sulla Terra.

Vi lascio con una piccola provocazione finale, cosa ci fanno quelle forme nella cappella Rosslyn, in Inghilterra, costruita nel 1400 ?  http://en.wikipedia.org/wiki/Rosslyn_Chapel

 

 

Un recente tentativo di dare un senso al box è stato quello di interpretare come una partitura musicale. I motivi sulle scatole assomigliano un po’ a disegni geometrici visti nello studi della cimatica. I modelli sono formati mettendo della  polvere su una superficie piana e la superficie viene fatta vibrare a differenti frequenze. Abbinando questi modelli Chladni con le note musicali corrispondenti alle stesse frequenze, Thomas e Stuart Mitchell hanno prodotta una melodia.

Potete notare bene, (figure in basso a destra e sinistra) come il piccolo uomo e il piccolo angioletto sembra che siano in procinto di suonare un qualche strumento musicale un piano … un piffero ?

Una nuova coincidenza ?

Questo articolo, in conclusione a molti potrà sembrare una raccolta di numerose fenomenologie che in una prima battuta, potrebbero sembrare figlie di una mente confusionaria, prese in qua e in là per la rete e non essere legate le une alle altre da nessuna costante o variabile. Vi domando io, ne siamo proprio sicuri ? Oppure c’è qualcosa che non abbiamo ancora compreso e sviscerato scientificamente a pieno. Esiste un legame che lega la forma esagonale che troviamo in un cristallo di ghiaccio a l’esagono fotografato su saturno.
Di che tipo di legame si tratta ?
Avanti con i commenti, le critiche sempre e comunque nel rispetto dei reciproci pensieri, idee e visioni scientifiche.

Michele

Giorgio vs Simon…chi vincerà ??? + Messaggio rivolto a l’intera utenza a fine articolo

Cari amici di NIA, il sole ristà facendo le bizze…il sottoscritto potrebbe non ancora aver perso la scommessa…e Giorgio quindi che si è ritrovato in vantaggio negli ultimi giorni potrebbe perderla!

Aprile sta per finire e nonostante l’accelerata, la situazione nn è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che è accaduto lo scorso autunno!

Anche il behind appare tranquillo…sembra davvero che il nostro sole nn ce la faccia ad aumentare la sua attività in maniera costante! Nemmeno gli allineamenti planetari riescono a farlo svegliare!

Insomma, e qui vi voglio numerosi, chi VINCERA’ LA SCOMMESSSA TRA ME E GIORGIO?

SIMON

Comunicazione amministrativa di Michele – 26-04-2012

Scusate se mi intrometto nel gioco, ma volevo rendere pubblico a tutti gli utenti di Nia e alla stessa amministrazione una problematica che oramai da circa 7/8 mesi a questa parte, questo blog sta avendo. I fatti e i dati sono sotto gli occhi di tutti. Inutile fare nomi e cognomi e postare faccine e riportare dati precisi. Nelle bozze di Nia al momento sono depositati sette articoli, cinque dei quali sono di mia firma i restanti , uno un vecchio articolo di Lucio dell’Ottobre 2011 e uno di fabio Nintendo di 2 mesi fa.

Io non voglio stare qui a fare conti perchè non ne vedo la necessità siamo tutte persone intelligenti.
Mi sento in dovere però di comunicarvi una cosa, a questo stato della cose ritengo corretto e credo che un buon blog per poter proseguire nella sua opera di divulgazione scientifica aperta a tutte le idee e pensieri debba avere nel proprio coro PIU’ voci.

Questo è fondamentale a mio parer perhè alla lunga la cosa può diventare stucchevole e poi lo stesso maggior “editor”, cioe “io” rischia di seminare nel blog idee o punti di vista univochi.
Nella diversità e nelle varie opinioni differenti e anche in contrasto si cresce.

Questo è quello che oramai da circa 1/2 mesi ho maturato dentro di me.
Ho cercato di allungare la presenza degli articoli in homepage. Però mi sto rendendo conto che non basta, visto che scrivono sempre i 3/4 personaggi.

Questo solo per comunicarcvi che se da ora in avanti la permanenza degli articoli potrà durare anche più di 3/4 giorni.

Sinceramnete sono molto deluso, diciamo non dalla vecchia guardia, ma da certi utenti che sono sempre pronti a lasciare commenti e fare delle chicchere da bar, con affermazioni altosonanti,
poi invece quando vi avevamo chiesto , anche nella persona di Simon di sforzarvi e dare un piccolo contributo nello scrivere o tradurre un piccolo vostro lavoro scientifico in 20/40 giorni …….. il silenzio più assoluto.

Michele

Nia

 

Il satellite CRYOSAT rivela una elevazione dei ghiacci antartici

Il satellite Cryosat, noto come “ice satellite” , ha trovato un inatteso aumento della copertura di ghiaccio dell’Antartide.

CryoSat rivela elevazione di blu ghiaccio antartico

Le misure di campo sono fatti per valutare le misure effettuate dal satellite dallo spazio, dando affidabilità ai risultati. [Image: TU Dresden]

Dopo essere sceso di 5 cm nei periodi 1991-2000 e 2000-2008, il cosiddetto  ghiaccio blu dell’Antartide ha mostrato un aumento inatteso di 9 cm in soli due anni, dal 2008 al 2010.

La misura è stata confermata dagli scienziati presso l’Università Tecnica di Dresda, in Germania.

Le misure in campo sono fatti per valutare le misure effettuate dal satellite dallo spazio, dando cosí affidabilità ai  risultati.

Per garantire che la raccolta dei dati del CryoSat siano precise nelle modifiche dei dati nello spessore del ghiaccio terrestre – Antartide e Artico – gli scienziati si impegnano in  uno sforzo continuo, a volte in alcuni degli ambienti più duri del pianeta. Ma é sempre importante confermare i dati satellitari con altre misurazioni diciamo “manuali” e sui luoghi rilevati dal satellite.

Queste campagne di misurazioni sono state effettuate, in particolare, su un altopiano desolato, conosciuto come la regione del ghiaccio blu. Come suggerisce il nome, questa regione unica ha una grande distesa di ghiaccio azzurro luminoso privo di neve.

Calibrazione del satellite

È questa mancanza di neve su una superficie incredibilmente sempre  ghiacciata, che consente che questa regione può essere utilizzata per verificare l’accuratezza della altimetro radar di CryoSat.

Poiché non c’è la neve, i segnali radar dell´altimetro emessi dal CryoSat passano attraverso il ghiaccio luccicante e ritornano al satellite.

L’altezza del ghiaccio viene quindi determinata dalla differenza tra il tempo di emissione e ricezione.

Poiché il ghiaccio in tutte le altre zone del pianeta viene normalmente coperto da neve, il segnale radar deve penetrare questo strato superiore prima di raggiungere il ghiaccio – fatto che può influenzare le misure della altezza del ghiaccio fatte dal  CryoSat.

Le misurazioni manuali effettuate sulla superficie dura e luminosa del ghiaccio blu della regione sono quindi molto importanti per verificare, per confronto, i dati di CryoSat.

CryoSat rivela elevazione di blu ghiaccio antartico

La regione conosciuta come “blu ghiaccio dell’Antartide” non ha la neve in superficie, il che lo rende ideale per la misurazione del radar altimetro del satellite CRYOSAT[Immagine: ESA]

Elevazione del ghiaccio antartico

Se, da un lato, esperimenti di campo sono progettati per la validazione degli strumenti satellitari, l’analisi dei dati di due campagne a terra nel 2008-2009 e 2010-2011, hanno mostrato un risultato sorprendente: che questa parte di Antartide ha avuto un aumento in altezza media di 9 cm  ghiaccio  da un periodo all’altro.

Gli scienziati tedeschi hanno affrontato un forte maltempo per mappare i sottili cambiamenti in altezza del ghiaccio, in un’area di oltre 2.500 chilometri quadrati di ghiaccio.

Le misurazioni sono state effettuate sulla terra con sofisticate apparecchiature GPS trainate da motoslitte.

Gli scienziati dell` Alfred Wegener hanno fatto rilevamenti anche da un aeroplano con uno strumento che simula l’altimetro radar di CryoSat.

Per l’analisi dei dati raccolti durante le campagne, e anche con l’utilizzo di banche dati di venti anni di misurazioni, gli scienziati hanno determinato le variazioni in altezza del ghiaccio in tre periodi diversi.

 

Cryosat faz primeiro mapa da espessura do gelo do Ártico

Una immagine dello spaccato dei ghiacci antartici

 

Nel 1991-2000, ci fu un calo di circa 5 cm, una tendenza che si é  estesa nel periodo 2000-08. Tuttavia, il terzo periodo, 2008-2010 mostra un aumento inatteso. (inatteso???? ahahahah!!!)

Reinhard  Dietrick della Universitá di Dresda ha detto: “Questo risultato interessante, che mostra un passo indietro nel tempo, è stato possibile grazie alle campagne precedenti al lancio di CryoSat, nel 2010.

“E ‘chiaro che i risultati sono preliminari, ma con questo cambiamento in mente, sarebbe interessante vedere se l’aumento in altezza rimane in futuro,” ha dichiarato Reinhard Dietrick, coordinatore delle misure nella zona del ghiaccio blu.

I dati raccolti mostrano un cambiamento nello strato di neve depositatosi in questa zona.

 

Ghiaccio artico

All’altra estremità del pianeta, è in corso un’altra campagna dedicata da CryoSat, che inizia questa settimana.

Squadre provenienti da ESA e NASA, e gli scienziati provenienti da Europa e Canada si stanno preparando per misurare il ghiaccio artico, suolo e aria, mentre il CryoSat passa sopra di loro.

Lanciato quasi due anni fa, il CryoSat è un satellite dedicato al monitoraggio delle variazioni dello spessore del ghiaccio marino galleggiante negli oceani polari e le variazioni nello spessore dei ghiacci che coprono vaste zone della Groenlandia e in Antartide, per migliorare la nostra comprensione della relazione tra ghiaccio e clima.

 

Mio commento:

Qualcuno immagina perché in questi ultimissimi  anni lo spessore dei ghiacci nell´antartide é aumentato? Eehheheheheh ancora non hanno capito che siamo in un periodo di piú freddo? Ancora credono nella bufala della CO2 che arroventa il pianeta? Ancora non hanno capito che é il nostro astro che comanda il clima terrestre?  Ma di una cosa potete stare certi: Nessun organo di informazione di massa dará mai questa notizia! 

 

SAND-RIO

Multi-modello in scala armonica per le variazioni cicliche climatiche e solari nel corso dell’Olocene basato sulla frequenza di marea di Giove e Saturno in relazione al ciclo di undici anni delle macchie solari, di Nicola Scafetta – 2° parte –

Il ferreo dibattito

La pubblicazione di questa ricerca sul blog di Antony Watts (WUWT) ha suscitato subito un forte interesse ed un accanito dibattitto, fra i vari sostenitori e i detrattori di questo modello. Naturalmente  fra i vari personaggi che hanno mostrato una serie di riserve su tale carte, troviamo nuovamente il Dr. Leif Svalgaard.

Vi dico soltanto che questa volta Antony Watts è stato perfino costretto a chiudere temporaneamente la discussione, visti alcuni commenti che iniziavano, nel vero senso della parola, ad assumere dei connotati particolarmente caldi ed offensivi. E questa non è la prima volta !  Si veda questo mio precedente articolo: http://daltonsminima.altervista.org/?p=17197

Della serie anche i grandi … 🙂

Adesso la discussione inerente la ricerca di Nicola naviga sui 500 commenti. Non c’è fine…

Quindi a compendio di questa ricerca, reperibile al seguente link : http://daltonsminima.altervista.org/?p=19913, per dovere di cronaca e curiosità scientifica, vi riporto alcuni interessanti scambi di vedute, che ci sono stati fra il Dott. Nicola Scafetta e il sopra citato Dott. Leif Svalgaard.

Procediamo quindi con il riportare alcune annotazioni interessanti sulla sopra citata carta.

La vera risposta a tutto questo, a detta di Leif, non può venire dalle deleghe (registrazioni) che Nicola ha riportato, perché le scali temporali sono troppo brevi, ma dal confronto con altri sistemi stellari in cui gli effetti sono milioni di volte più forti e i pianeti sono molto più  enormi e vicini alle stelle.

Si veda la carta : http://www.leif.org/research/AGU%20Fall%202011%20SH34B-08.pdf

In questa immagine ripresa dalla carta, si legge che l’effetto baricentrico gravitazionale ipotizzato, se fosse veritiero, dovrebbe essere facilmente osservabile con i sistemi solari di masse molto grandi, ma i ricercatori Poppenhager e Schmitt non riesco a trovarlo. Il Dott. Svalgaard sottolinea infatti nella sua carta AGU, che altri hanno provato ad adattare l’ipotesi della baricentrica osservata da PD Jose nel 1965, ma l’adattamento alla fine si rompe.

Nota :

“Ricordo che PD Jose ha scoperto che il Sole si muove intorno al centro di massa del sistema solare “baricentro” con un periodo di 187,7 anni e ha suggerito che i cicli delle macchie solari si ripetono con un periodo simile.”

Molti ricercatori hanno pubblicato ulteriori studi a questa idea ( si veda l’opera di Charvatová, I. 2000, Annales Geophysicae, 18, 399), ma una variazione di fase è necessaria ogni 8 cicli solari. Si veda l’immagine sotto riportata. Variazione dovuta a Urano.

Adesso, la replica di Nicola….

Nicola si difende sostenendo che il suo lavoro non è centrato sul lavoro della baricentrica, ma sulle registrazioni delle macchie solari, le tre frequenze. Nello specifico due di marea e una centrale della dinamo solare.

Nicola Scafetta dice sul blog WUWT il 21 marzo 2012 alle 08:17 :

Willis Eschenbach e Leif Svalgaard sembrano essere come il gatto e la volpe nelle avventure di Pinocchio. Entrambi cercano di indurre in errore (prima se stessi e poi gli altri). 🙂

La carta è abbastanza chiara e teoricamente semplice. Il ciclo delle macchie solari non è costante, ma varia. Una analisi dello spettro di potenza delle registrazioni, rivela che il ciclo di Schwabe si compone di tre cicli, di cui due sono molto vicini alle due frequenze principali di marea prodotte da Giove-Saturno(9,93 anni) e dalla marea siderale di Giove (11,86 anni). La terza frequenza è quasi, ma non è esattamente la frequenza media di 10,87 anni. A questo punto, io interpreto le due frequenze laterali come uns vera causa delle due frequenze di marea e associate ad esse le fasi delle due frequenze di marea. La terza fase è calibrata sulla sequenza del numero di macchie solari, perché rappresenta il ciclo della dinamo solare. A questo punto non faccio altro che riassumere le tre armoniche, e la magia accade. I periodi di interferenza distruttiva coincidono con i grandi minimi solari. In aggiunta al ciclo Schwabe, i cicli di 61 anni, 115, 130 e 983, osservati nei dati solari e nel clima e durante l’Olocene sono facilmente recuperati.

Adesso le parole precise di Nicola in riferimento al precedente argomento avanzato da Leif :

L’unico argomento avanzato da Leif contro la mia carta è che il fenomeno, a suo parere, non è stato osservato in altre stelle. Questo non mi sorprende. Non abbiamo dati precisi, sul lungo tempo su altre stelle! Inoltre abbiamo bisogno di osservare la cosa giusta, per esempio, anche se si dispone di un grande pianeta molto vicino a una stella, l’effetto osservabile è associato a molte cose: come sono le orbite eccentriche, quanto grande è la stella, la sua composizione etc. Le stelle hanno una inerzia enorme per effetti di marea e anche se si dispone di un pianeta grande e abbastanza vicino alla stella, in grado di produrre un effetto di marea teorico maggiore di ben 4.000.000 di volte, questo non significa che la risposta dalla stella deve essere lineare! I sistemi elastici, anche se semplici possono essere molto sensibili a piccole perturbazioni, ma diventano estremamente rigidi a perturbazioni ampie e rapide, ecc…. E ‘evidente che qualsiasi studio sull’influenza planetaria su una stella, deve iniziare prima dal sole, e poi eventualmente andrebbe esteso ad altri sistemi stellari, ma probabilmente abbiamo bisogno di aspettare decenni prima di avere dati sufficientemente lunghi su altre stelle ! Nel caso del sole avevo bisogno di almeno un rilevamento di 200 anni delle macchie solari per rilevare i  tre cicli di Schwabe, e almeno 1000 anni di dati per testare e verificare storicamente le altre frequenze. Le persone possono fare i conti per quanto tempo dobbiamo aspettare le altre stelle prima di avere delle registrazioni abbastanza lunghe.

Inoltre, credo che molti lettori hanno un’idea tipicamente sbagliata della fisica.

Nella scienza un modello ha una base fisica, quando si basa sulle osservazioni e dei dati ed è in grado di ricostruire e/o prevedere. E ‘evidente a tutti, leggendo la mia carta, con una mente aperta ( ma non troppo dico io! [replay michele]) , che ho seguito un metodo scientifico, il modello che ho proposto è “fisicamente basato”, perché io descrivo e ricostruisco le proprietà dinamiche dei dati e ho dimostrato che il modello è in grado di ricostruire partendo da dati lunghi millenni.

Affermare il contrario significherebbe rifiutare tutto ciò che risiede nella scienza e nella fisica, perché tutti i risultati e le leggi della fisica si basano sulle osservazioni dei dati, testati e sulla loro capacità di ricostruire e prevedere, come ho fatto nel documento. Naturalmente, sottolineando che non si risolve il problema utilizzando per esempio la fisica del plasma o la meccanica quantistica o qualsiasi altra cosa. Queste operazioni sono molto complesse ed hannno bisogno di essere studiate ed approfondite nel  tempo. Come ho detto in modo corretto nella carta.

“Ulteriori ricerche dovrebbero affrontare i meccanismi fisici necessari per integrare le maree planetarie e fisiche nella dinamo solare per un più fisicamente modello basato su di esso”.

Nicola Scafetta

Personalmente, ma qui entriamo nel campo delle personali valutazioni e considerazioni, il legame fra l’attività solare, planetaria e il clima del nostro pianeta mi sembra al di fuori di ogni più logico dubbio ! E più che evidente, dopo anni ed anni che qui su Nia ( o su altre piattaforme presenti nella rete) vengono postate ricerche su ricerche, che c’è un LEGAME. Ma, sviscerarne il legame e trovarne le giuste dinamiche fisiche nel tempo e altro problema, come riporta giustamente Nicola. Il comportamento di Leif a me sembra il continuo dei precedenti.

E’ sempre il solito travisare ….

Ad oggi questa situazione di stallo scientifico che si è creata nei confronti della sopra citata tematica, mi sembra più un problema di carattere interno alla natura umana, che di formazione culturale o scientifica. Lo scontro Nicola vs Leif,  sembra un vero e proprio scontro generazionale.  Allora, forse in nostro soccorso possono essere d’aiuto le parole di uno dei più grandi pensatori, studiosi della mente umana.

http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung

Non sappiamo niente dell’uomo, molto poco. La sua psiche dovrebbe essere studiata perché siamo l’origine di tutti i mali che esistono.

 Dopo questa mia persona considerazione, attendo i vostri commenti.

Fonti :

http://tallbloke.wordpress.com/2012/03/21/nicola-scafetta-major-new-paper-on-solar-planetary-theory

http://wattsupwiththat.com/2012/03/21/scafettas-new-paper-attempts-to-link-climate-cycles-to-planetary-motion/

 

Michele