Archivio mensile:Giugno 2010

Cosa c’è di sbagliato nel Sole? (1ª Parte)

Immagine del Sole ottenuta col SDO

Le macchie solari vanno e vengono, ma recentemente per lo più se ne sono andate. Per secoli, gli astronomi hanno registrato l´emergere di queste macchie scure sulla superficie solare, solo per vederle scomparire nuovamente dopo pochi giorni, settimane o mesi.
Ma negli ultimi due anni, le macchie solari sono state in parte mancanti. La loro assenza, la più prolungata da quasi cento anni, ha preso gli osservatori del Sole di sorpresa. “Questo è un comportamento solare che non abbiamo visto a memoria d’uomo”, dice David Hathaway, fisico della NASA.
Il sole è sotto controllo come mai prima grazie a una flotta di telescopi spaziali. I risultati ci hanno fatto vedere un Sole piú da vicino sotto una nuova “luce” cosí come la sua influenza sulla Terra. Le macchie solari e altri indizi indicano che l’attività magnetica del sole è in diminuzione e che il sole può anche essere in una fase di profondo declino. Insieme ai risultati, questi indizi ci dicono che qualcosa di profondo sta accadendo all’interno del sole. La grande domanda è cosa?

La posta in gioco non è mai stata così alta. I gruppi di macchie solari preavvisano le gigantesche tempeste solari che possono scatenare un miliardo di volte più energia di una bomba atomica. I timori sono che queste eruzioni solari giganti potrebbero creare il caos sulla Terra, e anche le controversie sul ruolo del sole nel cambiamento climatico, ci indicano l´urgenza di nuovi studi. Quando la NASA e l’Agenzia spaziale europea hanno lanciato il SOHO quasi 15 anni fa, ” la comprensione del ciclo solare non era uno dei suoi obiettivi scientifici “, afferma Bernhard Fleck, scienziato della missione. “Ora è una delle questioni chiave”.
Il Sole si ta comportando male.

Le macchie solari sono le finestre dell’anima magnetica del sole. Qualsiasi modifica del numero delle macchie solari riflettono i cambiamenti all’interno del sole. “Durante questa transizione, il sole ci dà un assaggio vero e proprio del suo interno,” dice Hathaway.

Ecco un bel video del Sole:

http://brightcove.newscientist.com/services/player/bcpid1873822884?bctid=90892143001

Quando il numero di macchie solari cade alla fine di ogni ciclo di 11 anni, le tempeste solari si spengono e tutto diventa molto più calmo. Questo “minimo solare” non dura a lungo. Entro sei mesi o un anno al massimo, le macchie e le tempeste iniziano un crescendo verso il nuovo prossimo massimo solare.

C’è di speciale in questo ultimo cambiamento di ciclo il fatto che il sole sta avendo problemi con l’avvio del ciclo. Il sole ha cominciato a calmarsi a fine 2007, così nessuno si aspettava molte macchie solari nel 2008. Ma i modelli di computer avevano previsto che quando le macchie sarebbero ricomparse lo avrebbero fatto con grande forza. Hathaway pensava che il ciclo solare 24 sarebbe stato “pazzesco”: più macchie solari, piú tempeste solari e più energia nello spazio. Altri avevano predetto che sarebbe stato il ciclo record come attivitá.
Il problema é stato che nessuno ha detto al Sole di queste previsioni secondo cui il ciclo 24 avrebbe dovuto avere un record della sua attivitá.

Il primo segno che la previsione era sbagliata è venuto quando anche il 2008 si è rivelato più tranquillo del previsto. Quell’anno, il sole é stato senza macchie per 73% del tempo, un calo estremo anche per un minimo solare. Solo il minimo del 1913 è stata più pronunciato, con l’85% senza macchie. Ma a differenza del 1914 quando é ricominciata la normale attivitá, il 2009 é arrivato e i fisici si aspettavano la ripresa del Sole. E invece l´attivitá ha continuato a languire fino a metà dicembre 2009, quando un grande gruppo di macchie solari é finalmente emerso. Finalmente si sono detti in molti é ripartito. Un ritorno alla normalità? Non proprio.

Anche con il ciclo solare “ripartito” il numero di macchie solari è stato finora ben al di sotto delle aspettative. Qualcosa sembra essere cambiato all’interno del sole, qualcosa che i modelli non hanno anticipato. Ma che cosa?

L’alluvione di osservazioni dallo spazio e i telescopi terrestri suggeriscono che la risposta sta nel comportamento dei due nastri trasportatori all´interno del Sole che permettono al magnetismo di “uscire” verso la superficie. In media ci vogliono 40 anni per i nastri trasportatori per completare un circuito.

Quando il team di Hathaway guardò le osservazioni per scoprire dove i loro modelli erano sbagliati, hanno notato che i flussi di gas verso la superficie del Sole sono stati accelerati dal 2004.

La circolazione in profondità del sole racconta una storia diversa. Rachel Howe e Frank Hill National Solar Observatory di Tucson, in Arizona, hanno utilizzato le osservazioni dei disturbi di superficie, causati dall´equivalente delle onde sismiche nel Sole, e hanno dedotto le condizioni interne del Sole. Analizzando i dati a partire dal 2009, hanno trovato che mentre i flussi di superficie avevano accelerato, quelli interni avevano rallentato andando a “passo d’uomo”.

Questi risultati hanno gettato i modelli computerizzati dell´andamento del sole nel caos. “E ‘certamente impegnativo per le nostre teorie”, spiega Hathaway, “ma la cosa si faceva bella e interessante.”

Non è solo la nostra comprensione del sole che si trova a beneficiare di questo lavoro. Anche la misura in cui l’evoluzione dell´attività del sole può influenzare il nostro clima è estremamente preoccupante e molto controversa. Ci sono coloro che cercano di dimostrare che la variabilità solare è la causa principale dei cambiamenti climatici, un’idea che avrebbe lasciato gli esseri umani e il loro gas ad effetto serra fuori dai guai. Altri sono ugualmente evangelici nella loro affermazioni che il sole ha solo un minuscolo ruolo nel cambiamento climatico.

Se questa controversia potrebbe essere risolta da un esperimento, la strategia ovvia sarebbe quella di vedere che cosa succede quando si spegne una delle cause potenziali dei cambiamenti climatici e lasciare l’altro da solo. Il crollo esteso dell´attività solare di questi ultimi due anni potrebbe essere proprio il giusto tipo di prova, nel senso che ha modificato notevolmente la quantità di radiazione solare che bombarda il nostro pianeta. “Come esperimento naturale, questa è la migliore cosa che poteva accadere”, dice Joanna Haigh, un climatologo presso l’Imperial College di Londra. “Ora dobbiamo vedere come reagisce la Terra.”
E questo lo vedremo in un prossimo articolo.

SAND-RIO

Nowcasting Domenicale

Le regioni solari stanno faticando ultimamente a crescere, alcune sono riuscite cionostante a prendere il numero col Nia’s count che come parziale ha già superato i 2 mesi precedenti (anche perchè si sono formate più regioni e quindi aumenta il numero di wolf) anche se per il momento la media del flusso solare si sta mantenendo più bassa rispetto anche a quella di maggio:

http://daltonsminima.wordpress.com/dati-sole-in-diretta/

Questa è la prova del nove che il sole sta andando dritto verso un minimo sempre più importante, infatti le macchie ,seppur aumentate, appaiono sempre più piccole (sebbene alcune riescano a prendere il numero anche col nostro conteggio) ed il solar flux decresce di conseguenza, dando ragione sia alla teoria di L&P che a quella degli allineamenti planetari.

Non darei tanto peso, come hanno fatto alcuni, al fatto che ci si aspettava un NIA’s SN più basso rispetto a quello di aprile e maggio proprio in funzione del costante calo del flusso solare, non è infatti così automatica e precisa la correlazione (anche per le cose esposte sopra), e comunque io continuo a vedere un ottima efficienza, infatti basta pensare che se per il nia’s count al 19 giugno siamo a 4.5 per il sidc siamo già a 8.6!

Incredibile!

Quindi semmai è con i dati del Sidc che c’è enorme discordanza col solar flux!

Stay tuned, Simon

“Arriva il Grande Freddo Appuntamento per il 2014”

Ricerca controcorrente: l’uomo non c’entra, la colpa è del Sole

Articolo tratto da “Tutto scienze” della Stampa di mercoledì 26 maggio 2010, di Gabriele Beccaria.

L’orologio indica «meno42 mesi». E’ il conto allarovescia dell’astrofisico russo di ascendenza uzbeka Habibullo Abdussamatov: elaborato in un laboratoriodi «periferia», alieno all’esposizione ai media, è destinato a inquietare un’umanità già distrattada un sovraccarico di problemi. Nel 2014 – è la previsione – inizierà una nuova glaciazione e il macigno delle controversie sul riscaldamento globale si sbriciolerà, anche se – ha aggiunto il professore davanti alla crema internazionale dei climatologi riunita a Chicago – il mondo non hanulla di cui rallegrarsi. Quando il Pianeta si raffredda, i disastri sono peggiori di quando si riscalda. Pochi, oggi, sono disposti a sostenereche l’effetto serra racchiuda interrogativi da svelare e misteri
da affrontare. Dagli scienziati-militanti – come Charles Hansen – ai politici testimonial – Al Gore – il fronte dei catastrofisti è vasto, nonostante i recenti scandali su una serie di errori di calcolo, per esempio sulla rapidità dello scioglimento dei ghiacci himalayani. Eppure i critici, che sono tutt’altro rispetto ai negazionisti ottusi, aumentano: Abdussamatov è uno di questi coraggiosi, impermeabili al «mainstream » delle certezze. Ascoltatelo su YouTube, durante la conferenza sul «Climate Change» dell’Heartland Institute di Chicago (si è conclusa il 17 maggio). Superate le asperità di un inglese faticosamente declamato, scoprirete la sua scomoda verità.
Direttore del dipartimento di ricerca spaziale all’osservatorio astronomico Pulkovo di San Pietroburgo e responsabile del progetto «Astrometria» condotto a bordo del segmento russo della Stazione orbitante ISS, è convinto di essere vicino alla prova definitiva. L’effetto serra esiste, ma non è la conseguenza dei gas che continuiamo a sparare nell’atmosfera: chi lega l’uno con gli altri in un soffocante abbraccio di causa-effetto prende una cantonata. Il colpevole è il Sole, o meglio la potenza della sua irradiazione, che nell’ultimo secolo è cresciuta in modo abnorme, ma che ora ha imboccato una precipitosa curva discendente. Così, mentre ci si affanna a disegnare torbidi scenari a +1 o +2 gradi, fino all’annunciato disastro finale dei +6, saremmo sulla soglia del fenomeno opposto, una replica della «Piccola Era Glaciale» che colpì l’emisfero settentrionale tra metà del Seicento e metà dell’Ottocento. La diminuzione delle macchie solari – ha spiegato Abdussamatov – rivela che l’attività della nostra stella è già nella fase «minima» e, di conseguenza, stiamo per assistere a «un crollo globale delle temperature terrestri ». Se poi «“Astrometria” sarà sviluppato in tempo, non soltanto avremo una previsione esatta della durata della nuova glaciazione, ma potremo anche capire i meccanismi delle variazioni cicliche all’interno del Sole e le conseguenze globali sulla Terra». Storia contraddittoria L’irrequieta storia – tuttora controversa – delle metamorfosi climatiche non ha quindi nulla a che fare con la presenza (e i danni) della specie Sapiens. E il professore russo non è l’unico a pensarla così. Una delle sue ultime ricerche è stata inserita a pagina 140 del corposo «report» del Senato di Washington, in cui appaiono le analisi di 700 scienziati di tutto il mondo che escludono l’origine antropogenica del «global warming».
I climatologi «classici» – dice l’astrofisico – sarebbero prigionieri di un cortocircuito temporale. Scambiano il passato con il presente.
«L’evento solare più significativo del XX secolo è stato l’aumento, straordinariamente elevato e prolungato, della sua energia irradiata », ma questo «boom» è ormai alle spalle. «Nell’ultimo decennio, infatti, le temperature globali sulla Terra non sono affatto cresciute. Il riscaldamento si è interrotto», dopo il picco rilevato tra 1998 e 2005, «indipendentemente dai volumi delle emissioni dei Paesi avanzati». Chi vuole una controprova può rivolgersi a Marte. Qui l’uomo non ha messo piede, se non con gli ecologici robottini a batterie solari, eppure anche a oltre 55 milioni di chilometri da noi l’effetto serra – secondo le misurazioni di Abdussamatov – ha colpito, riducendo progressivamente le distese ghiacciate del Polo Sud. E’ sempre la stessa vampata solare, quella che ci ha «arrostito» e ci fa tanto preoccupare.
Mentre si discute sui protocolli anti-gas serra, lo scienziato controcorrente suggerisce di prepararsi al Grande Freddo, non al Grande Caldo.
Ci sono ancora 42 mesi per capire se ha ragione.

L´influenza del “sistema solare” e i cicli di 60 anni (uno studio del prof. Nicola Scafetta)

I cicli sono evidenti nei dati climatici. Il presente documento prende in esame l’aspetto del ciclo di circa 60 anni, che si manifesta in molti settori. Questa lunghezza del ciclo non è esattamente 60 anni e varia di pochi anni tra i vari luoghi e per vari fenomeni climatici.

Naturalmente i modellini climatici dei nostri amici catastrofisti non tengono conto di questo ciclo.

Nicola Safetta ha identificato il cambiamento della posizione del centro di massa del sistema solare (CMSS) come un possibile meccanismo di guida del ciclo di 60 anni.

(Scafetta, “prove concrete di un origine celeste delle oscillazioni del clima e delle sue implicazioni”, Journal of Atmospheric e Solar-Terrestrial Physics 2010)

Scafetta mostra i seguenti grafici:


Nel primo grafico Otto anni in movimento medio della temperatura globale detraendo il suo fit quadratico e spostato di 61,5 anni. Si noti la perfetta corrispondenza tra i periodi 1880-1940 e 1940-2000 . Anche un ciclo più piccolo, le cui cime sono indicati con la lettera “Y”, è chiaramente visibile nelle due record.
Il secondo diagramma per le temperature globali: Riscalato SCMSS ciclo di 60 anni (curva nera) contro le temperature globali della superficie (grigio) detratto del suo fit quadratico fit;
Si nota la perfetta corrispondenza tra i periodi 1880-1940 e 1940-2000.

Vediamo un poco nel dettaglio cosa dice Scafetta:
Come i pianeti orbitano intorno al sole, anche la posizione del sole subisce modifiche in quanto l’intero sistema solare orbita attorno al CMSS, (Centro d Massa) la cui posizione cambia al cambiamento della posizione relativa dei pianeti. Le figure sotto mostrano una simulazione delle oscillazioni del baricentro del sistema solare. La prima figura a sinistra indica il movimento del baricentro solare. La seconda figura centrale indica il movimento del baricentro solare con Giove rimosso dal sistema dimostrando come Giove provoca la maggior parte delle oscillazioni. La terza figura a destra mostra il baricentro rimuovendo anche Saturno. Una volta Se si rimuove anche Nettuno l’effetto dei pianeti che restano è quasi impercettibile e non viene indicato:

Giove é il pianeta con la piú grande massa ed è quindi il più influente. Il ciclo di Wolf (ciclo delle macchie solari) ha un periodo che oscilla, ma che in media é di 11,2 anni. Il ciclo orbitale attorno al Sole di Giove è 11,9 anni terrestri. Saturno, il secondo pianeta più grande, ha un ciclo solare orbitale di 29,4 anni. Questo porta a una congiunzione Giove-Saturno ogni 19,9 anni (J / S ciclo sinodico). (È una assoluta coincidenza che il ciclo del calendario Maya di 1 Katun sia di 19.7 anni) Un ciclo completo di Giove / Saturno intorno al sole (J / S Tri-ciclo sinodico) è 59,6 anni – in altre parole, ci vogliono 60 (59,6) anni perché la Terra / Giove / Saturno raggiungano lo stesso allineamento attorno al sole.

La figura seguente mostra la velocità del Sole e la relativa CMSS con i cicli di oscillazioni di 20 e 60 anni.

Si nota un ciclo di 60 anni, con punte simili alla media delle temperature globali con cicli intorno al 1880, 1940 e 2000.

Come si può vedere dai dati sopra, i due cicli sono stati quasi identici, eppure l’IPCC dice che i modelli possono spiegare l’inizio del 1900 come un ciclo con forzanti naturali, mentre dopo la forzante diventa la CO2. Misteri dei cicli….prima naturali poi cauati dalla CO2…
Anche l´AMO (Atlantic Multidecadal Oscilation) mostra questo ciclo do 60 anni:

http://en.wikipedia.org/wiki/File:Amo_timeseries_1856-present.svg

Cosí come la circolazione termoalina (THC) della corrente del Golfo mostra questo ciclo di 60 anni:

http://tropical.atmos.colostate.edu/Includes/Documents/Presentations/graysteamboat2009.ppt


Anche El Niño mostra una sua ciclicitá di 21 anni

L´indice della regione Nino 3 di aprile-maggio e la CPI che è un indice di precipitazione del Brasile. La correlazione tra questi due indici (linea spessa) mostra un ciclo di 60 anni, così come il numero degli eventi di Nino 3.

Anche altri indici mostrano tale ciclo, come quello calcolato dal NOAA per il ciclo della siccitá nel sud-est degli USA:

http://www.ncdc.noaa.gov/img/climate/research/2002/may/Reg107Dv00_palm06_01000502_pg.gif

Se i modelli climatici non possono riprodurre il ciclo di 60 anni che è evidente in molti fenomeni climatici, vi è chiaramente un problema di base di tali modelli.

SAND-RIO

P.S. Scusate se i termini tecnici dovuti alla traduzione risultano ostici, ma sono quelli usati e non trovo una traduzione piú elementare.

La Rubrica di NIA: Giugno Bollente al Nord, l’ondata di caldo storica del 1935

Come il titolo intende parleremo solo del Nord oggi, ma aggiungendoci regioni come Toscana, Umbria e Marche, che risentono anche dello loro delle ondate di caldo che colpiscono il Nord, con un accenno infine ai valori registrati in Lazio e Abruzzo.

Parliamo di ondate di caldo e Giugno anche se è stato sempre avido per questo tipo di configurazioni per il Nord negli ultimi 10 anni ci ha regalato alcune delle più forti ondate, con il 2003 ovviamente in testa, a seguire 2007 e 2006.

Ma tempo fa ce ne fu una decisamente fuori dal normale per il tempo e che in alcune zone resta tutt’ora imbattuta.

Bisogna però dire che l’ondata del 1935 fu brevissima, il mese infatti chiuse con un sopra-media neanche tanto accentuato per via di una prima parte normale e a tratti fresca, non analizzeremo quindi come fatto per il Maggio 1945 tutto il mese, ma solo l’ultima decade del mese.

Infatti in 3-4 giorni si consumò quella che si può definire la più intensa ondata di caldo mai avutasi al Nord, con valori sia massimi che minimi incredibili.

Partiamo con un po’ di carte, ovviamente per tale data abbiamo disponibili solo le carte bariche:

l’ultima decade inizia con un debole anticiclone di stampo azzorriano sull’Europa e il ciclone islandese in piena forza

2 giorni dopo il ciclone islandese molla la presa e l’azzorre si prende possesso dell’europa, con deboli correnti favoniche sul nord, l’umidità comincia ad abbassarsi.

Il 25 la situazione è abbastanza favorevole per infiltrazioni fresche, infatti l’azzorre si ritira in pieno oceano, lasciando 2 corridoi aperti, ad est e ad ovest

Il 26 però la depressione islandese cade al largo della spagna portando una rimonta dell’anticiclone subtropicale sull’europa

il 28 l’azzorre da la spinta finale e si fonde con il cammello, portando correnti favoniche al nord, per via del massimo pressorio situato proprio in Italia.

Il danno è fatto, umidità bassissima e aria di stampo africano portano temperature elevatissime

Gli ultimi 2 giorni di Giugno vedranno condizioni simili il che porterà le minime a rimanere su valori altissimi.

Emilia-Romagna:

Veniamo quindi alle Temperature e partiamo dall’esempio di Bologna, stazione in centro gestita dall’università, i dati sono ovviamente dal 21 al 30:

+21.8/+30.0 _ +19.0/+27.4 _ +19.5/+26.1 _ +20.7/+31.6 _ +23.3/+33.6 _ +24.9/+35.6 _ +26.0/+37.1 _ +27.8/+39.0 _ +27.7/+37.8 _ +23.6/+33.0

Siamo su valori spaventosi, minima quasi di +28°C e una massima a +39.0°C, se si considera che a Bologna il record storico ( in centro ) è poco più alto dei +40°C siamo quasi eccezionalità considerando l’intera estate, non serve neanche specificare che i +39°C e i +27.8°C sono tutt’ora i record di massima più alta e minima più alta per Giugno.

Ovviamente nel resto dell’Emilia-Romagna in stazioni non in centro le minime sono state più basse, ma restano comunque valori record per la zona:

Ad Anzola Dell’Emilia, stazione famosa per le sue minime bassissime ( ad essa appartiene il record per la minima più bassa di sempre in Pianura Padana ) la minima il giorno 30 fu di +22.3 e la massima di +38.5°C

La massima più alta della regione fu toccata a Imola con +39.2 il giorno 29 ( e una minima il giorno dopo di +24.6 ), altri dati interessanti furono le minime Toccate a Forlì, Classe ( stazione a 5km dalla costa ) e a San Marino, rispettivamente di +27.2, +27.0 e +25.4 minime altissime che rappresentano valori da record.

In Emilia Romagna quindi abbiamo quindi una situazione che vede praticamente quasi tutti i record di caldo di Giugno appartenere al 1935.

Analizziamo ora nelle Marche che valori sono stati raggiunti:

Massime altissime sono state registrate a Pergola, dove la Temperatura arrivò fino a +41.5°C e a Servigliano dove si toccarono i +40.3°C

Sono valori tra i più alti di sempre per le marche, anche considerando Luglio e Agosto, e sono probabilmente il record assoluto per Giugno

Per rimanere in tema di minime elevate, ecco alcuni dati, Pesaro: +24.3°C _ Jesi: +25.6°C _ Ascoli Piceno: +25.6°C _ Fermo: +25.0°C

Passiamo alla Lombardia:

Partiamo subito con il dato di Milano Brera, la massima il giorno 28 tocca i +37.2, valore che rappresenta il record assoluto per Giugno e come valore estivo viene battuto solo dall’Agosto 2003, si tratta quindi del 2° valore più alto di sempre

Ma la Lombardia da il meglio di se in altre stazioni, Pavia tocca i +39.2, Novara i +39.6 e Sondrio vola a +41°C, che rappresenta il possibile record assoluto per la Lombardia ( devo ancora controllare )

Altre stazioni di campagna toccano valori sopra i +38°C, da segnalare i +39.9 toccati in località Dongo.

Passiamo alla bollente Toscana:

partiamo subito con Tutti i valori over 40°C:

Pontremoli: +40.0

Capezzine: +40.9

Borgo San Lorenzo: +40.5

Dicomano: +40.5

Rosano: +41.0

Casalappi: +40.0

Asciano: +41.0

Pitigliano: +40.5

Palazzo del Pero: +40.5

Firenze invece si ferma solo a +38.5 arrivando a registrare una minima di +23.6

Da segnalare le minime registrate a Pienza e a Massa Marittima, entrambe a +27.0, mentre rappresenta un valore spaventoso la minima di +29.0 registrata il 30 Giugno a Pitigliano, minime del genere si fanno quasi sempre al sud sotto correnti favoniche.

Passiamo al Piemonte:

Partiamo subito con il valore dell’osservatorio di Oropa, uno dei più antichi d’Italia, il suo valore di +28.5°C rappresenta il record assoluto per Giugno ed è a soli 0.5°C dal record storico di +29.0 dell’Agosto 2003

A Torino la massima il giorno 28 arrivò fino a +38.9, mentre a Cuneo arrivò a +39.6, possibile quindi che nel cuneese si siano toccati i +40°C localmente.

Guardiamo ora l’Umbria:

Perugia raggiunge solo ( solo si fa per dire ) una temperatura di +38.6, mentre in mezzo all’appennino a Città di Castello si registra una minima di +25.5

I +40°C vengono raggiunti a Terni, ma il record spetta a Foligno e ai suoi +41.6

Analizziamo ora il Triveneto:

Trento tocca una temperatura di +39.2 e a Bolzano la Minima si ferma a +22.6

Ma è in piena Pianura che si toccano i valori più alti:

Poglie: +40.0

Plezzo: +39.0

Castelfranco Veneto: +40.0

Noventa Vicentina: +39.0

Monselice: +39.0

Lendinara: +39.0

Ed infine Castelmassa che con i suoi +42.0 rappresenta quasi sicuramente ( devo ancora controllare ) il valore più alto mai registrato in Veneto, e anche le altre temperature, come i +40 di Castelfranco Veneto sono state eguagliate solo dal 2003

Citiamo alcune temperature raggiunte in Lazio e Abruzzo:

Teramo: +37.8 con una minima di +24.0

L’Aquila: +39.0

Vigna di Valle (RM): +40.6

Orte (VT): +41.5

// Il Prossimo Articolo sarà dedicato all’ondata di caldo che colpì il sud nel Giugno 1982 \\

FABIO