Archivio mensile:Marzo 2014

Illusioni verdi: Il collegamento delle celle solari ai gas serra

Le celle solari sono ben 23.000 volte peggiori dell’anidride carbonica, secondo il nuovo libro “Illusioni verdi”.

BERKELEY, California, 4 giugno 2012 – Le celle solari non compensano i gas a effetto serra o frenano l’uso dei combustibili fossili negli Stati Uniti, secondo un nuovo libro ambientale, Verde Illusioni (giugno 2012, University of Nebraska Press), scritto da University of California. Verde Illusioni, spiega come l’industria solare è cresciuta fino a diventare uno dei principali emettitori di esafluoroetano (C2F6), trifluoruro di azoto (NF3), e l’esafluoruro di zolfo (SF6). Questi tre potenti gas serra, utilizzati dai costruttori di celle solari, sembrerebbero innocui, se confrontati alla CO2.

In verità, l’esafluoroetano ha un potenziale di riscaldamento globale che è 12.000 volte superiore a quello della CO2, secondo il gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). E’ prodotto, al 100 per cento dagli esseri umani e sopravvive per ben 10 mila anni, una volta rilasciato nell’atmosfera. L’azoto trifluoruro è di 17.000 volte più virulento della CO2, e la SF6, è il gas serra più insidioso, ed è ben più di 23.000 volte più minaccioso.

L’industria del solare fotovoltaico, è la maggiore responsabile della più rapida crescita delle emissioni di questi gas e del suo accumulo all’interno l’atmosfera terrestre, secondo il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Uno studio del NOAA, indica infatti, che le concentrazioni atmosferiche di SF6 sono aumentate in modo esponenziale. Un articolo pubblicato sulla rivista peer-reviewed Geophysical Research Letters documenta che i livelli di NF3 atmosferici sono aumentati dell’11 per cento all’anno.

“Se la produzione fotovoltaica cresce, così saranno anche gli effetti collaterali associati”, afferma Zehner. “Ancora peggio, non ci sono prove che le celle solari compensino l’uso di combustibili fossili nel contesto americano”. Zehner spiega, che le sovvenzioni energetiche alternative mantengono i costi al dettaglio dell’energia elettrica incrementale inferiore, che poi spinge la domanda. “E’ un effetto boomerang”, osserva Zehner. “La cosa più dura è che gettiamo energia alternativa nella rete elettrica, poi la domanda  torna a colpirci in testa. Storicamente, abbiamo riempito la domanda, con la costruzione di altri impianti a combustibile fossile”.

Invece, Zehner auspica il passaggio a tasse energetiche e altre misure di conservazione.

“Se la limitazione di CO2 è il nostro obiettivo, potrebbe essere meglio orientare il nostro tempo e le risorse a tali opzioni prima; le celle solari sembrano una strategia dispendiosa e costosa”, dice Zehner. “E’ difficile concepire una giustificazione per l’estrazione di imposte dalla classe operaia per finanziare impianti di tecnologie fotovoltaiche nei sobborghi cerchiati d’oro in Arizona e California.”

Illusioni Verdi:  I segreti sporchi dell’energia pulita e il futuro delle forme di ambientalismo, uno sguardo sincero al ribasso delle tecnologie verdi ed ad una serie di rinfrescanti semplici soluzioni sostitutive”, secondo Kirkus Reviews.

La copertina :

University of Nebraska Press | ISBN: 978-0-8032-3775-9 | $29.95 | June, 2012 | 439 pages | 6×9 inches | Non-profit

 

Contact: Ozzie Zehner, Author

(415) 501-0073 Acacia Gentrup, Publicity Manager (402) 472-3581 University of Nebraska Press

Fonte : http://www.ereleases.com/pr/solar-cells-linked-greenhouse-gases-23000-times-worse-carbon-dioxide-book-green-illusions-80276

Michele

Una nuova ricerca trova un altro meccanismo di amplificazione con cui il Sole controlla il clima

Un nuovo articolo pubblicato in Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology trova un altro meccanismo di amplificazione solare mediante il quale le piccole variazioni dell’attività solare, durante i cicli solari con 11-12 anni, hanno avuto una “forte” influenza su l’Indian Summer Monsoon [ISM]. L’ISM, a sua volta, influenza profondamente il clima dell’Asia meridionale, e interagisce con le altre oscillazioni atmosferiche globali.

Il documento, si aggiunge a centinaia di altre pubblicazioni peer-review che rilevano i meccanismi di amplificazione solari attraverso gli effetti sulle oscillazioni naturali atmosferiche ed oceaniche come il Southern Oscillation (SO), la North Atlantic Oscillation (NAO), Scandinavian pattern, Quasi Biennial Oscillation (QBO), Indian Summer Monsoon, El Nino Southern Oscillation (ENSO), Pacific Decadal Oscillation (PDO), Madden Julian Oscillation-, e altri. Altri meccanismi di amplificazione, avvengono naturalmente tramite l’ozono e le nuvole., etc…

Analisi spettrale, dei cicli climatici rilevati nei vari set (dati) climatici registrati. Il livello di confidenza è maggiore del 99% ed evidenzia dei cicli di durata ~ 12 anni [1 ciclo solare] e ~ 33 anni [3 cicli solari]

…………

Variabilità del monsone indiano durante l’ultima deglaciazione sulla base di registrazioni ad alta risoluzione negli ultimi 1000 anni.

Mahjoor Ahmad Lonea, Syed Masood Ahmada, Nguyen Chi Dungb, Chuan-Chou Shenb,Waseem Razaa, Anil Kumara

CSIR-National Geophysical Research Institute, Hyderabad 500007, India
High-Precision Mass Spectrometry and Environment Change Laboratory (HISPEC), Department of Geosciences, National Taiwan University, Taipei 10617, Taiwan, ROC

Riassunto

Un record ad alta risoluzione del monsone estivo indiano (ISM) è generato con una serie temporale δ18O da una stalagmite raccolta dalla grotta Valmiki nel sud dell’India.

StalagmiteVSPM4 stalagmite. La linea nera rappresenta i siti di perforazione per le misurazioni δ18O.

Questo record copre un arco di tempo di circa 1000 anni da 15.700 a 14.700 anni BP, con una risoluzione media del campionamento di ~ 5 anni. La registrazione delle variazione di ampiezza δ18O, riflette i bruschi cambiamenti nell’attività del ISM, durante l’ultima deglaciazione e suggerisce un’età per l’insorgenza della terminazione 1a (T1a) a ~ 14.800 anni BP, nel sub-continente indiano. Queste registrazioni, mostrano segni di forti cambiamenti nel clima tropicale durante l’ultima deglaciazione. La Variabilità, coincide con gli strati di concrezioni di δ18O nel VSPM4, della Cina meridionale, durante la terminazione e suggerisce che queste grotte riflettono le fluttuazioni dell’attività ISM.

La varianza di ampiezza in δ18O rivela una significativa variabilità multidecadale nell’attività del ISM. Le nostre registrazioni rivelano intervalli di forte attività monsonica durante la successiva fase dell’evento di Heinrich 1 (H1) e mostra una sincronia nella variabilità multidecadale tra ISM e il monsone orientale (EAM).

L’analisi spettrale delle serie storiche δ18O in VSPM4 rivela il forcing solare e un forte controllo della circolazione oceanica-atmosferica sulle dinamiche ISM durante l’intervallo di tempo studiato.

 

Fonte : http://hockeyschtick.blogspot.com.au/2014/01/new-paper-finds-another-amplification_26.html

Simone

Relax time: Prima settimana di marzo, le nostre Alpi

La notizia è ufficiale : E’ tornata l’alta pressione, su buona parte della nostra penisola ! Allora mi son detto, perchè non utilizziamo quel grande fratello in formato satellitare, che è “Terra“, per dare una sbirciatina, alla catena montuosa, più importante e conosciuta d’europa, le Alpi.

Giusto un paio di click, ed il gioco e fatto. Eccovi servito, questo stupendo spettacolo.

AERONET_Ispra.2014066.aqua.1km

Dire che è stato fatto il pieno, è dir poco. Che paesaggio affascinante è la catena montuosa delle Alpi, quando ricoperta nella sua totalità di neve, vagamente oserei dire che c’è una certa somiglianza con alcuni paesaggi marziani, anche se quest’ultimi, son di color rosso. Quindi signori miei, se il vostro lato creativo, naturalistico vi chiama e se siete interessati ad i più piccoli dettagli o particolari, vi consiglio di cliccare nel link riportato di seguito. Immagine in alta risoluzione (pixel size 250mt.) : http://lance-modis.eosdis.nasa.gov/imagery/subsets/tmp/AERONET_Ispra.2014066.terra.250m.jpg

Per chi volesse allargare la visione all’intero compartimento europeo, ispirato dalla profonda curiosità e dalle potenzialità di questa risorsa, gentilmente concessaci dalla Nasa, vi segnalo, questo link: http://lance-modis.eosdis.nasa.gov/imagery/subsets/?area=eu

Si dice, che il calore (vedi l’effetto serra) tenda a salire verso l’alto, le Alpi dunque, dopo questo inverno con temperature pesantemente sopra media (N.B. temperature così alte, non si registravano da due secoli), sono la riprova di quanto è successo. 🙂

Speriamo che gli anticicloni africani ritardino il più possibile la loro comparsa nel mediterraneo/tirreno e che tutta questa neve, possa finalmente in questa stagione, iniziare un processo di vera e propria ristrutturazione dei ghiacci alpini.

Qui si conclude questo breve post finesettimanale, non mi resta che augurarvi, un sereno e felice week-end, da trascorrere all’aria aperta ed in particolare alla luce, visto che di luce, in quest’inverno (causa canadese e continui getti atlantici ) se ne è vista poca. Personalmente credo trascorrerò la domenica pomeriggio, in quel dell’abetone. Abito a poco più di 40Km., dalla nota località sciistica dell’appennino pistoiese, ma non ci sono mai stato.

P.S. Non è per andare a sciare, visto che non sò sciare, ma per toccare la neve, fare una bella camminata lungo un sentiero e disintossicarmi dalle ultime notizie mainstream, che ci parlano di un prossimo pianeta, dove alcune città del nostro paese ( si dice Pisa, Venezia o Napoli) saranno completamente sommerse dalle acque.

Vado a camminare và che è meglio….

Michele

David Archibald : Aggiornamenti sul ciclo solare

Riporto alcune interessanti tracce, su la corrente evoluzione del ciclo solare,  riprese dal blog di Antony Watts e realizzate dal Dott.David Archibald.

Figura 1: Conteggio dei neutroni dal 1964-2014

Con il massimo del ciclo solare 24, raggiunto nel marzo 2013 ( vedi l’angolo d’inclinazione della corrente eliosferica in figura 5) e con un’anno di ritardo fra l’attività solare e il numero di neutroni, noi abbiamo probabilmente visto il minimo del conteggio di neutroni, per questo ciclo. Il conteggio di questo minimo, è ben al di sopra del valore minimo registrato nel ciclo solare 20.

Figura 2: Conteggio del numero di neutroni per i cicli solari dal 20 al 24 allineati sul mese di minimo

In termini di numero di neutroni, il ciclo solare 24, non è molto più debole rispetto ai precedenti quattro cicli in una fase di sviluppo simile.

Figura 3: Pressione del vento solare Flusso dal 1971 al 2014

Quello che è veramente interessante è quello che è accaduto alla pressione del vento solare. Nonostante un elevato numero di macchie solari e di flusso solare F10.7, per questo ciclo, nel gennaio 2014 la pressione è scesa ad un nuovo minimo di 1,2 nPa per il record strumentale. Questo suggerisce, che con altri 10 anni di tempo di caduta del ciclo solare davanti a noi, il numero di neutroni, sta per salire in maniera impressionante, entro la fine del prossimo decennio.

Figura 4: Indice Ap, dal 1932-2014

Allo stesso modo, nonostante un numero elevato di macchie solari e di flusso solare F10.7, l’indice Ap sembra essere in un nuovo regime, con i valori correnti intorno al piano del livello precedente di attività, che ha segnato il record strumentale.

Figura 5: Angolo di inclinazione della corrente eliosferica

In base all’angolo di inclinazione eliosferica, il massimo del ciclo solare 24 si è verificato durante la rotazione carrington 2134, nel marzo 2013. Partendo dalla transizione fra i cicli solari 23 &24 (minimo), nel dicembre 2008, la salita del ciclo solare 24, è durata 4 anni e tre mesi.

Figura 6: Mensile flusso solare F10.7 dal 1948-2014

Il flusso solare F10.7 sta avendo un nuovo picco di attività.

Figura 7: Campo magnetico interplanetario dal 1966-2014

Come per la pressione del vento solare vento e dell’indice Ap, il campo magnetico interplanetario, sembra essere di nuovo al lavoro in questo ciclo solare 24, il picco è circa al livello del precedente piano di attività.

Figura 8: Ciclo Solare 24 rispetto al minimo di Dalton

Il ciclo solare 24 è stato affiancato al ciclo solare 5, nella prima metà del minimo di Dalton, lo ha seguito in maniera abbastanza fedele, in termini di numero mensile di macchie solari. Ora è leggermente più forte nella stessa fase del ciclo.

Figura 9: Cicli solari dal 1749 al 2040

Le previsioni di Livingstone e Penn, di un ciclo solare 25 con ampiezza massima 7, è ancora l’unica previsione delle dimensioni del prossimo ciclo, che abbiamo, da parte della comunità fisica solare. Dobbiamo attendere ancora alcuni, prima di utilizzare l’intensità del campo poloidale solare, per stimare la dimensione del ciclo successivo.

 

Figura 10: Previsioni, picco del numero di macchie solari per il corrente ciclo solare 24  

54 previsioni dell’ampiezza di picco del ciclo solare 24 , sei tracce nella parte inferiore della gamma potrebbero essere considerate nel parco del risultato ottenuto. Questo suggerisce, che la comprensione della comunità fisica solare, sul Sole, e quindi anche sul clima, ha il potenziale per evolvere ulteriormente.

Da:. Pesnell, WD, previsioni del ciclo solare 24, Solar Phys, 252, 209-220, 2008

🙂

Con questo decimo grafico, si conclude simpaticamente il post di David Archibald.

 

Fonte : http://wattsupwiththat.com/2014/03/03/the-sun-wakes-up-highest-values-of-solar-cycle-24-observed-in-february-2014/

Michele

La rinascita di un atollo nel Pacifico, dopo il devastante tifone

Le immagini mostrano i notevoli cambiamenti che si sono verificati nell’Atollo Nadikdik, nel sud delle Isole Marshall, tra il 1945 e il 2010.

Una nuova ricerca ha dimostrato la rapida rinascita di un atollo del Pacifico devastato da un tifone oltre un secolo fa. Uno studio condotto dell’Università di Auckland e pubblicato sulla rivista Geomorfologia, mette in evidenza come il dinamismo dei sistemi insulari del Pacifico, nel corso di periodi relativamente brevi, sia così veloce. Il dottor Ford Murray ed il professor Paul Kench hanno studiato i cambiamenti che si sono verificati luogo l’atollo di Nadikdik, nel sud delle Isole Marshall, dal 1905, quando grandi sezioni di isole della barriera sono stati distrutti a seguito di un grave tifone. Le immagini aeree dell’isola avevano già mostrato un recupero significativo anche tra la fine della Seconda Guerra mondiale ed il 2010.

Nello spazio di soli 61 anni, un’isola è cresciuta da un deposito embrionale ad una piena isola con vegetazione, mentre un certo numero di isole precedentemente non unite ora formano una sola isola più grande.

“La tempesta, ovviamente, ha generato enormi quantità di sedimenti e ha riversato grandi quantità di coralli sulle isole, che li ha aiutati a ri-organizzarsi”. In effetti, nuove isole erano presenti in tutti i siti precedenti. “Cambiano, si muovono, si spostano – ci sarà un periodo di erosione da una parte ed un periodo di accrescimento dall’altro.”

Il dottor Ford, che ha vissuto nelle Isole Marshall per tre anni, ha detto che i cambiamenti sono stati rapidi e indicano che la formazione corallina dell’isola può avvenire rapidamente.

“L’evidenza suggerisce che, nonostante il tifone si sia verificato più di un secolo prima, l’adeguamento geomorfico delle isole è ancora in corso”, ha detto. “Il messaggio che ognuno di noi deve “portare a casa” è in realtà, che se anche si verifica un grande evento naturale devastante e di grande magnitudo e che è in  grado di distruggere le isole, la natura è in grado di re-impostare una serie di nuovi processi che permette loro di tornare, rinascere”

“Per meglio comprendere la natura complessa e dinamica della formazione dell’isola, gli scienziati sarebbe meglio se cercassero la vera risposta all’innalzamento del livello del mare e al riscaldamento del pianeta”, ha detto.

Questo studio, fa parte di un più ampio lavoro dall’università, che studia la geomorfologia delle isole del Pacifico.

 Fonte : http://www.nzherald.co.nz/nz/news/article.cfm?c_id=1&objectid=11206600

Simone